
Non era pescatore il padre di Pierangelo Pola, tuttavia il ragazzo verso i dieci anni cominciò a pescare sull’esempio dello zio Simonino. Il ragazzo era nato a Trento nel rione di San Pietro. Suo padre era dipendente della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, poi chiusa ma la zoca era di Roncegno, come quella del poeta Marco Pola, anche lui in seguito calato nel capoluogo. I Pola in questione erano tre figli: due maschi e una femmina, Pierangelo il maggiore, che completò gli studi di perito elettrotecnico a Rovereto (a Trento non c’erano ). Il nostro perito pescando conobbe il professor Graziano Frizzi, docente di Economia e Commercio all’Università di Trento. Divennero compagni di pesca, amici inseparabili, sino alla scomparsa del docente nel 2004. Il nostro Pierangelo fece il servizio militare a Varna, nei pressi di Bressanone, congedandosi alla curiosa data 7.7. ’77. Pescando da ragazzo assieme allo zio Simonino aveva imparato a catturare trote nel Sarca, (fario al 90%): ”Quando mi impratichii pescai in Val d’Adige: specialmente nei due laghi di Terlago, di Serraia di Piné e di Caldonazzo. Pescavo trote fario, iridee…”. ”E marmorate?”, domando. “Anche, ma sono rare. Possono arrivare a pesare 20/25 chili ognuna”. ”E i lucci?” “I lucci sono pesci predatori. La loro pesca si fa con il pesce vivo, la scàrdola, o il triotto (che è come la scàrdola ma un po’ più piccolo). Oltre che col classico verme, un altro modo di pescare molto tecnico, abbastanza difficile è la pesca alla mosca, utilizzando esche artificiali metalliche e siliconiche, praticato in special modo nell’acqua corrente…”.


“Abbiamo sentito dire che l’Adige è un ambiente poco adatto per la pesca. È vero?”
”è vero che nel passato il letto del fiume era ricco di tane per i pesci – ci risponde Pierangelo – per via delle buche che vi scavavano, per cavare la sabbia e la ghiaia; inoltre il fiume talvolta tracimava, creando nuove possibilità di riparo per i pesci. Ora è in gran parte diventato un fiume pensile: non c’è ambiente per i pesci, le tre varietà di trota: la fario, l’iridea e la marmorata. Quest’ultima, l’unica autoctona, una varietà splendida, è in grossa difficoltà: hanno tentato di incrementarla negli ultimi trent’anni, ma senza risultati.
Ora per le province di Trento, Bolzano e la regione Umbria (cossa ghe ìntrelo en tra de lore?) è uscita la disposizione del Ministero che solo la marmorata può essere seminata nei corsi d’acqua perché considerata autoctona; e le trote fario e le iridee possono essere seminate solo in determinati luoghi e solo per legge. Una disposizione cervellotica, affermano i pescatori trentini: un disastro. E sono in attesa di necessarie, ragionevoli modifiche. Rimarrebbe ancora da parlare del salmerino, famoso sulle tavole del Concilio di Trento, che potrà essere seminato soltanto nei due laghi di Tovel e di Molveno. E perché? Non te lo spiegano. Per quel che conosco io i cacciatori sono molto diversi dai pescatori: di norma sono (salvo eccezioni) più nervosi, aggressivi, tignosi, forse perché nella tranquillità della pesca i pescatori hanno tempo di rilassarsi, di riflettere. Anche il nostro Pierangelo appare come un tipo tranquillo, io direi sostanzialmente felice. E di motivi per essere soddisfatto ne ha parecchi: è felice tra le donne con una moglie, Catia, una figlia, Marica e una nipotina di un anno dal nome insolito, Mariaginevra (chissà come la chiamano in casa…); un avviato negozio di articoli di pesca Acquamarket 2020, lo stesso della società sportiva di pesca di cui è stato per tanti anni presidente il professor Gaetano Frizzi e di cui ha preso il posto Pierangelo; una società affiliata alla Federazione Sportiva Pesca (Fipsas) cui viene affidato ogni anno il compito di organizzare tutte le gare di pesca del Trentino (lui di premi, in 40 anni, ne ha vinti circa 250). Entri nel suo negozio ed è come entrare in una sorta di cenacolo in cui tutti sono soci e amici, la lingua che vi si parla è il peschese e gli unici argomenti ammessi riguardano la pesca in acque dolci, con tutti gli attrezzi, i modi e le tecniche possibili. Se il nostro Pola ronzegnaro-trentino è come penso un uomo sostanzialmente felice, avendo realizzato i suoi sogni di ragazzo e se li gode, anche faticando, ma cullato dalle onde di fiumi e torrenti, nel fresco dell’acqua, nei profumi delle piante, nelle bellezze del paesaggio, significa che è stato bravo ma anche fortunato.
