Il peso della vita

Quel giorno si sentiva particolarmente stanco.
A dire il vero, era un bel po’ che si sentiva così. Particolarmente stanco. Stanco particolarmente. Come se quel persistente e incessante senso di stanchezza derivasse da una quasi assurdamente unica non ancora ben identificata fonte. Eppure non pensava di avere molte scelte. Cosa si fa quando si è stanchi? Assolutamente nulla, questo aveva imparato dalla sua modesta e umile vita senza pretese. Semplicemente si continua con quello che si stava facendo ieri, si persiste nel mettere un’azione dietro l’altra con il fine di… Beh dai, chiaramente con il fine di potere fare lo stesso il giorno successivo.

Il suo era un lavoro davvero monotono. Nella sua valle, la Vallarsa, piccolo cunicolo trentino, in realtà era uno dei lavori più ricercati tra i suoi coetanei e non solo. Non vi era nulla di nuovo, ogni giorno proseguiva rispettando l’alzarsi e poi l’abbassarsi del sole, l’inclinarsi dell’asse terrestre, il susseguirsi delle stagioni e così via.

Quel giorno però, si diceva, si sentiva particolarmente stanco. Nell’uscire di casa era addirittura un po’ spaventato, poiché il sentire delle situazioni particolari, qualunque esse fossero, lo allarmava e non poco, in una vita in cui quel poco che accadeva era tutto prevedibile e programmabile. In realtà non era sicuro che quello che provava fosse paura. Provava talmente poche emozioni, a un’intensità tanto bassa, che era per lui compito impossibile riuscire a riconoscerle, figurarsi a controllarle. Si può dire che quella fredda mattina di novembre, dopo una delle prime imbiancate della stagione invernale, si sentiva diverso. E questo bastava a renderlo inquieto. Che sensazione strana questa inquietudine, pensava mentre prendeva posto a fianco dei suoi compagni di lavoro e di vita.

A parte qualche sommesso mugugno, al lavoro non si parlava. A testa bassa si portava a casa il pane, il parlare era solo una stupida distrazione, uno spreco di energie e anidride carbonica non necessario e, soprattutto, non remunerato. Quindi perché farlo?

Non credeva al destino, ma quello che accadde nei cinque minuti successivi alla sua entrata a lavoro assomigliava molto ad un disegno prestabilito da qualcosa o qualcuno. Sicuramente un’entità diversa da tutto ciò che, dalla sua nascita, lo aveva sempre circondato. Improvvisamente infatti sentì dentro di sé una forza nuova, travolgente, eterna. Sentiva che c’era qualcosa che andava visto, qualcosa che andava esperito e qualcos’altro invece che doveva essere lasciato per sempre. Decise, tra l’indifferenza generale, di seguire questa forza. Aveva paura, ora sì, la sentiva, ma sentiva anche che nulla poteva più essere rimandato, era tempo di partire. Si tolse l’imbragatura di sicurezza e con questa forza volò sulla strada sottostante.

Non si sa dove sia ora, se ne sia valsa la pena, se davvero ora può vedere e provare altro. L’unica cosa che è nota è che i suoi compagni lo guardarono, poi mugugnando si girarono e continuarono il loro lavoro, preparandosi ad accogliere con un gesto del capo e un flebile e quasi indisposto mugugnio il nuovo sostituto, il loro nuovo vuoto compagno di vita.

La cronaca: La caduta

Nel primo pomeriggio del 21 novembre, la SS46 del Pasubio, che attraversa la Vallarsa, è stata chiusa al traffico in seguito alla caduta di alcune rocce della parete che sovrasta la strada. 

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Pubblicato da Fabio Loperfido

Nato allo scadere del millennio, Fabio è uno studente errante che ancora non ha ben chiaro cosa potrebbe volere il mondo da uno come lui. Nel mentre prova ad offrire ciò che vede con i suoi occhi tramite una sua lettura, con la speranza che il suo punto di vista possa essere d'aiuto a qualcuno martellato dai suoi stessi interrogativi.