
Nella tessitura tumultuosa della modernità, il silenzio emerge come una reliquia preziosa. È un’ossessione di molti oratori contemporanei il riempire ogni vuoto con formule di cortesia ripetute come mantra, come se la verbosità potesse sostituire la sostanza mancante nei loro discorsi. L’horror vacui di questi “buongiorno” e “buonasera” ripetuti è un rito che maschera il vuoto che sottende il nostro bisogno incessante di comunicare e di essere ascoltati. In “Io sono uno”, brano del 1965, Luigi Tenco propone la pungente osservazione sulla gente che “pretende di farsi sentire e non ha niente da dire”, gettando un’ombra anche sulla nostra era così satura di rumori superficiali. È un richiamo silenzioso a riflettere sulla natura del nostro parlare incessante, su quanto sia vuoto e disonesto? Forse.
Di recente, ho vissuto un’esperienza rivoluzionaria: una lunga passeggiata solitaria in campagna, senza cuffie nelle orecchie e lontano dal frastuono urbano. È stato un atto di sfida al caos, un’esplorazione dei rumori del silenzio. Il vento che sussurrava tra le foglie, il canto lontano di un uccellino, il ritmo costante della natura mi hanno avvolto in un’atmosfera di serenità e contemplazione. In quel densissimo silenzio ho trovato una ricchezza e una profondità che le parole altrui quasi sempre non riescono a trasmettere. Il vero silenzio, quello che alla fine ci permette di penetrare nel santuario più intimo di chi siamo, è un regalo che richiede tempo e pazienza per essere compreso. È uno spazio di riflessione dove le maschere sociali cadono e siamo lasciati soli con noi stessi, senza filtri né artifici.
In questo mondo di frastuoni impercettibili e silenzi assordanti, il silenzio diventa così un atto di ribellione, un ritorno alle radici della nostra umanità. È un invito a esplorare la nostra interiorità, a decifrare la verità che sta al di là delle apparenze e delle convenzioni superficiali. Nel labirinto di un mondo sovraccarico, il silenzio si propone come un luogo dove possiamo ritrovare la nostra autenticità. Dove fare chiarezza, dove ascoltare noi stessi con sincerità. In attesa di occupare la mattonella giusta nella grandiosa simmetria del cosmo.