Il teatro che non c’è: “non-stagione teatrale” allo Spazio Off?

Dopo oltre un anno di sostanziale impossibilità di offrire e fruire di spettacoli dal vivo, Spazio Off lancia una nuova iniziativa che vuole rispondere in modo creativo, originale e anche provocatorio alle limitazioni e alle restrizioni da Covid-19, che hanno di fatto ‘congelato’ ogni attività teatrale e culturale in presenza. Se la compresenza di attori e attrici da una parte, e spettatori e spettatrici dall’altra sono l’essenza e la linfa vitale stessa del teatro, cosa accade se in uno spazio teatrale e culturale come Spazio Off viene allestito uno spettacolo – con scenografia, costumi, oggetti, luci e suoni -, senza però che attori e attrici possano ‘agire’ e far vivere con la loro presenza, assieme a quella degli spettatori, quei materiali?

Stanza di Orlando. Foto di Francesca Padovan

È la domanda alla base del nuovo progetto di Spazio Off, che, da aprile a giugno – in caso di ‘zona gialla’ in Trentino per tutto o parte di quel periodo -, offrirà al pubblico, tutti i giorni dal martedì al venerdì dalle ore 18 alle ore 21 – nel rispetto di tutti i protocolli anti-Covid -, la possibilità di ‘vedere’ e ‘fruire’ il “teatro che non c’è”. Per due settimane alla volta, verrà allestito nella piccola sala teatrale di via Venezia 5, zona Port’Aquila, a Trento, il set completo di una selezione di sei spettacoli ideati, prodotti e realizzati negli ultimi 10 anni allo Spazio Off: scenografia, costumi, oggetti di scena, oltre alle luci e i suoni di ogni spettacolo, il tutto arricchito anche da contributi audio e video sugli spettacoli stessi. Inoltre, in foyer verranno esposte fotografie, bozzetti di scena, disegni e progetti di scenografia e costumi, copioni originali, materiali di lavoro, locandine, manifesti. Una sorta di Wunderkammer del teatro ‘congelato’ dalla pandemia, per riflettere sul significato dell’assenza della relazione insostituibile in presenza di attori e spettatori – nucleo fondante dell’esperienza teatrale stessa -, e anche per ripercorrere dieci anni di produzioni e spettacoli teatrali che hanno segnato la storia dello Spazio Off, e i cui materiali sono custoditi nel magazzino dello Spazio Off. In caso di zona gialla per tutto o parte del programma, l’accesso al pubblico sarà consentito dal martedì al venerdì dalle ore 18 alle ore 21 – come per una normale e consueta mostra d’arte, o per un museo – a una persona alla volta, per un tempo massimo di circa 15 minuti, solo su prenotazione, e con offerta libera a discrezione dell’utente.     

ELEKTRIKA un’opera techno. Foto Francesca Padovan

L’obiettivo di tutto il progetto è da un lato rievocare, attraverso tutto ciò che esiste di fisico e tangibile di uno spettacolo, lo spirito dello spettacolo stesso rendendolo pubblico e fruibile, ma dall’altro è anche quello di sottolineare fortemente – e dolorosamente – l’assenza dei corpi, degli esseri umani che rendono viva e vibrante l’esperienza teatrale, che è nella sua essenza una compresenza in un “qui” e in un “ora”, al presente, di persone in carne e ossa

Il titolo del progetto, ‘The Artist is (not) present’ ricalca infatti la performance del 2010 di Marina Abramovic al MoMA di New York, quando l’artista serba è rimasta seduta 6 giorni su 7, e per 7 ore al giorno per circa tre mesi, nella hall del museo di Manhattan, a disposizione di chiunque volesse semplicemente sedersi di fronte a lei ed entrare in una relazione di sguardo reciproco, occhi negli occhi, senza altri dispositivi, oggetti o mediazioni. Il nostro progetto, nato in tempo di pandemia, è invece esattamente l’inverso, mancando purtroppo la dimensione relazionale e di compresenza tra esseri umani, tipica e fondamentale nell’atto teatrale stesso. Questo è esattamente ciò che è mancato in questi mesi di chiusura degli spazi culturali e di spettacolo in particolare: agli attori e alle attrici di poter salire su un palco, muoversi, parlare, sudare, sbagliare; agli spettatori e alle spettatrici di condividere assieme il rito della visione collettiva e condivisa di qualcosa – uno spettacolo – tanto effimero quanto potente. Ed è questa esperienza cui siamo stati purtroppo costretti a rinunciare in questo momento storico così difficile, e che con questo progetto vogliamo rimettere al centro, seppur sotto forma di una fruizione ‘al negativo’: tutto ciò che ‘fa’ il teatro – oggetti, scenografie, costumi, luci, suoni, testi, parole… – ma che, senza la compresenza fisica, viva e partecipe di attori e spettatori, semplicemente teatro non può essere.

Nostra Italia del Miracolo. Foto Francesca Padovan
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