Il tempo dell’attesa

Una volta l’attesa del Natale era un avvicinamento dolce, era come stare su una barchetta su un mare tranquillo, con una leggera brezza che ci conduceva molto lentamente al porto. Oggi più si avvicina quella data fatidica e più si ha l’impressione di partecipare ad una competizione. La corsa collettiva verso un traguardo non ben definito. Il Natale? Il cenone di San Silvestro? Il momento dei bilanci e dei propositi per il nuovo anno.

Che fine ha fatto la magia? Lo stupore per un avvenimento che, sino a pochi lustri fa, era capace di prenderci il cuore? Vogliamo fermarci un momento, per favore? Posare quei pacchetti che già a metà gennaio saranno dimenticati? Rallentare per fermarsi a pensare per un momento solo

Dicembre è il tempo dell’attesa. È come togliere il velo a un sentimento che ci portiamo dentro, il ticchettio di un orologio biologico puntato su un traguardo. In questo mese così particolare, qualcosa ci parla del passato, di un remotissimo passato di cui non si può avere più memoria. Un codice scritto nella coscienza dai pazientissimi amanuensi dell’evoluzione umana. Ecco allora l’attesa. Il senso di sospensione e di curiosità, disturbato dal clamore e dal chiasso della modernità.

Dicembre è il tempo in cui si attende che qualcosa cambi, finalmente. La violenza sulle donne, la guerra, le ingiustizie sociali, gli egoismi, ogni sorta di bruttura: possano incenerirsi la notte dell’ultimo giorno dell’anno. Come si faceva a Babilonia, per il  cambio tra un anno e l’altro in corrispondenza dell’equinozio di primavera, restituendo gli attrezzi agricoli ricevuti in prestito come segno di buon proposito per la nuova annata. Poco importa che gli antichi romani la dedicarono al dio Giano e la spostarono al 31 dicembre.

Attendere vuol dire provare un desiderio e saper posticipare l’azione. Controllando l’istinto ad agire.

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.