Il tempo di crescere ed imparare

In un periodo storico in cui la fretta è tornata a farsi sentire, dimentichiamo spesso che il nostro amico a quattro zampe non è un “robot”. Egli, infatti, necessita di tempo per poter esprimere le proprie potenzialità psico – fisiche, nel rispetto dei periodi di sviluppo che lo caratterizzano. Non possiamo così pretendere che un cucciolo impari in una settimana a rimanere in casa da solo, ovvero si dimostri fin da subito un “soldatino” nella camminata al guinzaglio; ancora, egli non può capire che cosa sia davvero pericoloso tra tutti gli “stimoli” che incontra per strada, si tratti di biciclette, macchine, podisti e così via. Stiamo parlando, in gergo tecnico, di “competenze”, le quali vengono acquisite con l’esperienza e, da parte nostra, con tanta pazienza. È bene ricordare che fin dai primi mesi di vita chi abbiamo accanto codifica l’ambiente che lo circonda, memorizzando le informazioni quotidiane per poterle poi recuperare quando sarà necessario. Il tutto avviene soprattutto all’interno del c.d. “periodo sensibile”, quel lasso temporale ove ogni soggetto si dimostra particolarmente recettivo nell’imprimere nel cervello tutto ciò che gli accade. Questo fondamentale passaggio “culturale” conduce ad un processo di apprendimento “in fieri”, con un ulteriore consolidamento in coincidenza con l’avvento della maturità sessuale; essa si esprime con le marcature urinarie nel maschio e con il primo estro nella femmina. Solo da questo momento il nostro amico acquisisce la propria identità di genere e tutto dentro di lui cambia nuovamente. Le esperienze precedenti possono essere percepite in modo diverso rispetto all’età dell’innocenza, mentre nuovi episodi concorreranno ad arricchirlo di conoscenza. Siamo ancora all’interno del primo anno di vita. 

Per quanto possa stupirci la successiva maturità sociale avviene di media verso i tre anni, e prima di questa linea di demarcazione difficilmente potremo parlare di stabilità caratteriale. Tre anni di un cane coincidono all’incirca con la maggiore età umana e sappiamo che anche per la nostra specie il raggiungimento di un tale traguardo sia più un punto di partenza che di arrivo. Quello che possiamo fare, quindi, con colui che ci accompagna quotidianamente, è consentirgli di cresce nel rispetto della sua stessa “ontogenesi”, senza precorrere tempi e modi che, alla lunga, diventerebbero controproducenti.

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Pubblicato da Stefano Margheri

Mi hanno detto, e penso di ricordarlo, che da piccolo mi perdevo nella fattoria in miniatura, fatta di animali di diverse specie che sostituivano i tipici soldatini dell’epoca. Probabilmente, in qualche parte della memoria, questa passione si è trasformata in qualcosa di reale e a distanza di molti anni mi ritrovo ad ammirare, con lo stupore di un bambino, ogni espressione del comportamento animale. In particolare, i cani sono diventati la mia vita, oggi persino una professione, prima affiancata alla laurea in giurisprudenza e poi fatta prevalere su quest’ultima. Le qualifiche e i titoli acquisiti nei decenni mi hanno insegnato l’importanza di non smettere di imparare, coniugando la pratica dell’addestramento con il piacere curioso della conoscenza teorica. Scrivendo e descrivendo i cani, cerco di trasmettere quello che giornalmente loro stessi mi insegnano.