Il “tesoro” di Liz e Robin

Il dream pop è quella musica sognante, romantica, ultraterrena, estrema propaggine della new wave, che i Cocteau Twins hanno “brevettato”, in particolare con il loro magnifico “Treasure”. L’anno di uscita, con la casa discografica 4AD, è il 1984. Leggenda vuole che il patto fra Robin Guthrie, il chitarrista, e Elizabeth Davidson Fraser, che con la sua voce cristallina darà al gruppo scozzese un’impronta inconfondibile, fosse stato suggellato due anni prima in una discoteca di Falkirk, il Nash, dove Robin a volte faceva il dj. I due ragazzi – con Guthrie c’era anche Will Heggie – all’inizio erano intrigati più dall’aspetto cool che dalle doti canore di Fraser, che non avevano ancora sentito cantare. Lei, all’epoca una 17enne, a sua volta non aveva mai pensato di stare in una band. Ma quando, colto da una sorta di fatale intuizione, Robin le propose di provare assieme, pensò bene di rispondere: “Why not?”. E meno male. Liz Fraser portò in dote alla band i vocalizzi di quella che si rivelò essere una magica ugola, ma anche i suoi testi, spesso filastrocche – o se volete formule alchemiche – libere dalla schiavitù del significato, che conducevano l’ascoltatore in una dimensione inedita, fatata. 

All’inizio i Cocteau Twins pagarono pegno alla dark wave dei primi anni Ottanta di Siouxsie & co. Ma con Treasure, il terzo album, e l’arrivo del bassista Simon Raymonde, il sound divenne pienamente “nuovo” (anche se più tardi Guthrie avrebbe disconosciuto la sua perfezione). Il post-punk era ormai alle spalle. Qui non c’era più rabbia, non c’erano nemmeno (solo) i paesaggi malinconici di Joy Division e Cure. E naufragar fu dolce, in tanto mare.

La parabola della band, fra alti e bassi, si è prolungata fino al decennio successivo. Fraser nella sua carriera ha inanellato anche importanti collaborazioni, fra cui quella con i Massive Attack (li ha accompagnati in tour nel 2018 per il ventennale di Mezzanine) e con Jeff Buckley, con cui ebbe una intensa amicizia, o storia sentimentale, non è mai stato del tutto chiaro, dopo la fine della sua relazione con Guthrie. Ma il dream pop ha avuto eredi? Sì, la scena shoegaze, e oggi fra gli altri i Sigur Rós, i Cigarettes After Sex, fino ai sepolcrali These New Puritans. Ragioni in più per riscoprire la misteriosa profondità di Treasure.

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Pubblicato da Marco Pontoni

Bolzanino di nascita, trentino d’adozione, cittadino del mondo per vocazione. Liceo classico, laurea in Scienze politiche, giornalista dai primi anni 90. Amori dichiarati: letteratura, viaggi, la vita interiore. Ha pubblicato il romanzo "Music Box" e la raccolta di racconti "Vengo via con te", ha vinto il Frontiere Grenzen ed è stato finalista al premio Calvino. Ma il meglio deve ancora venire.