Il testamento letterario di Zafon nei racconti de “La città di vapore”

Le atmosfere incantate, tra sogno e realtà, di Carlos Ruiz Zafon rivivono ne ‘La città di vapore’ che esce postumo per Mondadori a meno di un anno dalla morte dello scrittore, avvenuta il 19 giugno 2020.

Sono undici racconti, inediti in Italia, tradotti da Bruno Arpaia, che rappresentano il testamento letterario di Zafon, lo scrittore spagnolo più letto in tutto il mondo dopo Cervantes, in cui ritroviamo i personaggi della saga del ‘Cimitero dei Libri Dimenticati’, partita nel 2001 con ‘L’ombra del vento’.
    Ci sono scrittori maledetti come David Martin che troviamo bambino in ‘Blanca e l’addio’, la storia che apre ‘La città di vapore’. Martin ha 8 anni, viene da una famiglia di umili condizioni, non ha amici, inventa racconti e li impara a memoria e quando incontra Blanca, una bambina ricca ma infelice si innamora e le racconta di principesse e stregoni, malefici e baci avvelenati in “un universo di incantesimi e palazzi viventi”. E’ lei la sua prima lettrice che insegue e sogna, che chiede a lui di non dimenticarla mai. Il racconto che chiude il libro, ‘Apocalisse in due minuti’ è invece un commiato in cui una “rossa dagli occhi argentei” che sembrava una delle mogli di Dracula, concede allo scrittore tre desideri prima del big bang.
    E lui dopo averci pensato un po’ dice: “voglio conoscere il senso della vita, voglio sapere dove trovare il miglior gelato al cioccolato del mondo e voglio innamorarmi“. In mezzo ci sono la sua Barcellona avvolta nel mistero, un architetto che fugge da Costantinopoli, un ritrattista di defunti, un misterioso uomo che che vuole convincere Cervantes a scrivere un libro che non è mai esistito, il visionario Gaudì a Manhattan, la donna di vapore e pagine che raccontano la costruzione della mitica biblioteca dei libri dimenticati. ‘La città di vapore’ è un estensione dell’universo di narrativo di Zafon di cui vengono svelati aspetti inediti e imprevisti. E’ un libro che lo stesso Zafon – nato il 25 settembre 1964 a Barcellona e morto a 55 anni a Los Angeles, dove viveva, dopo una lunga malattia – aveva in mente. Alcuni inediti, altri usciti in pubblicazioni periodiche o in estratti di edizioni speciali dei romanzi, questi racconti erano stati affidati alla curatrice del libro Emile de Rosiers Castellaine, come racconta lei stessa. “Carlos Ruiz Zafon – spiega la curatrice – concepiva quest’opera, oltre che in se stessa, come un riconoscimento ai suoi lettori, che lo avevano seguito nel corso della saga iniziata con ‘L’ombra del vento'”.
    Quel romanzo è stato il primo vero bestseller planetario spagnolo del dopoguerra, insieme a ‘La cattedrale del mare” di Ildefonso Falcones. Tradotto in 36 paesi ha venduto nel mondo otto milioni di copie di cui un milione in Italia, dove Zafon era molto amato.
    “Anche rispetto ai generi letterari, ‘La città di vapore’ dimostra l’abilità con cui Carlos Ruiz Zafon se n’è servito per costruire una letteratura propria e inconfondibile, in cui identifichiamo elementi del romanzo di formazione, di quello storico , di quello gotico, del thriller, di quello romantico, senza che manchi il suo tocco magistrale nel racconto dentro il racconto” spiega la de Rosiers Castellaine.
    Un testamento letterario che nel portarci nei suoi labirinti magici e fantastici ci mostra il dietro le quinte dell’anima di un racconto e dove anche le immagini, le mappe, le foto riportate nel libro sembrano avvolte in quel vapore che accompagna tutte le storie.
    “Dopo un po’, padre e figlio si confondono tra la folla delle Ramblas come due figure di vapore, i loro passi perduti per sempre nell’ombra del vento” sono le parole da ‘L’ombra del vento’ citate ne ‘La città di vapore’.

 CARLOS RUIZ ZAFON, LA CITTÀ DI VAPORE (MONDADORI, PP 179, EURO 18,50).

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