
A cavallo tra febbraio e marzo, persiste in alcuni paesi trentini una tradizione antica e di origini greche e romane. Come suggeriscono i nomi dei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre, ovvero settimo, ottavo e via dicendo, nell’antichità il Capodanno romuleo si festeggiava il primo di marzo. L’ingresso nel nuovo anno viene anche detto Trato marzo e indica esattamente l’ingresso nel tal mese. Una festa che prevede canti, grida e filastrocche amorose accanto ad un falò, per annunciare, burlescamente o meno, fidanzamenti imminenti.
Trata marz su questa terra per maridar la giovane bella
Chi èla, chi non èla?
Le grida del coro devono essere forti e udite da tutto il paese e dalle valli, tanto che spesso si faceva ricorso ad imbuti del vino per farsi sentire più facilmente.
Oggigiorno è possibile assistere al Trato marzo principalmente a Daone, Pinzolo e Grumes.
A cavallo con questa tradizione si aggrega una ricetta trentina tipica del periodo di carnevale e non solo: lo smacafam. Letteralmente “ammazza fame”, è una focaccia salata ricavata da ingredienti che nel passato venivano mendicati da giovani travestiti da eremiti, già il 17 gennaio, appositamente per il piatto goloso del Giovedì Grasso.
“Onto e bisonto soto tera sconto”. Pochi ingredienti che anche i poveri contadini potevano procurarsi in quell’occasione: latte, olio, farina bianca, burro, uova, un po’ di pancetta e ovviamente la lucanica.
Ormai lo smafacam è un piatto che si può gustare più volte l’anno e l’ingrediente che lo contraddistingue, ovvero la lucanica trentina, fa parte dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).