Al 31 dicembre 2020, le imprese femminili registrate in provincia di Trento erano 9.223, quota che segna un saldo positivo di 33 unità (+0,4%) rispetto all’anno precedente (erano 9.190) e che risulta essere la migliore performance, i termini numerici, dell’ultimo decennio. Si tratta di un dato in controtendenza, anche se di lieve entità, rispetto all’andamento complessivo delle imprese totali, che registrano una flessione di pari portata (-0,4%).
In termini percentuali, le imprese guidate da donne incidono per il 18,2% sul tessuto imprenditoriale trentino, dato sostanzialmente in linea con l’andamento dell’Alto Adige (18,0%), ma inferiore a quello del Nord Est, che in un anno cresce di 3 punti percentuali (20,4%), e a quello nazionale (22,0%).
Entrando nel merito della forma giuridica assunta dalle imprese femminili trentine, si conferma una prevalenza delle imprese individuali (66,4%), seguita a distanza dalle società di capitale (16,3%), che nel 2020 rilevano un aumento del +2,6% rispetto all’anno precedente, e dalle società di persone (15,6%).
“Agricoltura, silvicoltura e pesca” è la categoria in cui le imprese femminili sono più numerose con 1.948 unità, pari al 16,4%, segue il “Commercio” con 1.814 imprese che pesano per il 21,9% e “Altri settori” con 1.729 imprese pari al 39,7% del totale di ambito. Nel “Turismo” operano 1.527 attività economiche a gestione femminile (29,3%) e nella categoria “Servizi alle imprese” sono presenti 1.217 unità pari al 17,4%.
Scendendo ancor più nel dettaglio, in provincia di Trento si registra un calo delle imprese femminili gestite da titolari di età inferiore ai 35 anni. A fine 2020 erano 1.152 (1.216 nel 2019), pari al 24,6% di tutte le imprese giovanili locali e si confermano prevalenti nell’ambito dei servizi alla persona, del commercio e del turismo. Sono invece 934 le imprese femminili con a capo una titolare straniera (in aumento rispetto all’anno prima quando erano 890) e rappresentano il 25,5% di tutte le imprese straniere registrate in Trentino. La maggior parte di loro è attiva nel settore del commercio al dettaglio e all’ingrosso, nella ristorazione e nei servizi alla persona.
In ambito artigiano, il 14,5% delle imprese è guidato da una donna per un totale di 1.771 attività (in flessione se confrontate con l’anno precedente quando erano 1.765), che incidono principalmente nell’ambito dei servizi alla persona, del manifatturiero/abbigliamento e dei servizi alle imprese.
“La capacità di reazione dimostrata dalle imprese femminili, colpite dalle profonde difficoltà causate dalla pandemia e aggravate dalla crisi, è perfettamente in linea con l’andamento complessivo dell’economia provinciale. È dunque insensato – ha commentato Giovanni Bort, presidente della Camera di Commercio di Trento – continuare a fare distinzioni di genere rispetto alle attitudini, alle capacità e alle competenze necessarie a guidare un’impresa, che sono per loro natura trasversali. Bisognerebbe piuttosto promuovere una cultura libera dal pregiudizio e concentrarsi sull’attivazione di strumenti efficaci e plausibili, in grado di permettere alle donne di conciliare gli impegni professionali con la cura familiare e lasciare che siano loro a stabilire quali equilibri e quali spazi garantire alle loro scelte di vita”.