Ogni passo nella vita di Clarissa Dalloway, un’altra frana nella morsa della convenzione. Le feste come camere a gas di insensatezza. Il fato sardonico dietro le maschere da salotto, solitudine dissimulata da discorsi senza fine. L’orologio scandisce la follia degli istanti, in un balletto di vuoto cosmico.
“Aveva la sensazione perpetua, mentre guardava i taxi, di essere fuori, molto lontano in mare e sola; aveva sempre la sensazione che fosse molto, molto pericoloso vivere anche solo un giorno”.
Pagine indimenticabili in cui Virginia Woolf svela le ipocrisie, strappando il velo alla futile gloria di fiori recisi. Tra cinguettii e lacerazioni, Mrs Dalloway danza sull’orlo dell’abisso, un’eco dissonante nella sinfonia del conformismo. Il tutto, una commedia di maschere, affondata nel baratro della normalità, smontando un’intera vita, mentre fintamente garrula Clarissa provvede all’organizzazione dell’ennesima, inutile festa.