Ci sono insetti buoni e virus cattivi. Da una parte le api – laboriose e operose per definizione –, dall’altra i virus: di ambedue non sappiamo abbastanza. Il numero delle prime sta diminuendo in modo inquietante, della diffusione del secondo già sappiamo. Certo, c’è da augurarsi che le tendenze si possano invertire al più presto, in tutti e due i casi. Tuttavia ci sono delle condizioni da rispettare e delle accortezze da seguire. Come sintetizza a meraviglia il prof. Enzo Galligioni, “la salute dell’uomo è legata ad animali e ambiente”. Che significa? Semplicemente che dobbiamo smetterla di dare per scontate certe abitudini.
Cambiamenti climatici, inquinamento, fitofarmaci, turismo di massa, mancato rispetto del territorio che ci circonda. Ognuno di questi elementi concorre a dare una piccola picconata al pianeta Terra, “la nostra casa”, come la chiamava Carl Sagan.
Una delle tante limitazioni che ci ha imposto la pandemia è quella legata alla dimensione del viaggio, soprattutto rispetto alle destinazioni estere. Quasi abbiamo dimenticato le sensazioni e l’ebbrezza che ci procurava andare negli U.S.A., in Bretagna o in Sudafrica. Ci piacerebbe tantissimo tornare a farlo. E lo faremo! Speriamo con un pizzico di raziocinio e misura in più; in modo meno frenetico. Un po’ come raccomandava di fare il mite Alexander Langer.
E con una speranza nel cuore: quella di non finire – per dolo o per semplice casualità – tra le intricate maglie della giustizia di un’altra nazione, così come è accaduto a Giulio Regeni, Massimiliano Latorre, Salvatore Girone, Lara, Patrick Zaky e al nostro Chico Forti. Per loro, il viaggio all’estero, è riuscito a trasformarsi in un vero e proprio incubo, in alcuni casi fatale. La libertà ha un prezzo e comporta dei rischi. A tutti loro, questo mese, abbiamo voluto dedicare un approfondito dossier.
PS: Un caloroso benvenuto ai “colleghi” del Liceo “Rosmini” e dell’Università di Trento. Il giornalismo non è morto, viva il giornalismo!