
Avete presente la sensazione che si prova quando ci cade per terra il telefonino e il vetro del display finisce irrimediabilmente per scheggiarsi? Dramma! Fortuna che ci sono sempre più negozi di dispositivi elettronici che si occupano anche di riparazione (oltre che di ricondizionamento di pc e tablet e di noleggio e vendita dell’usato). Conviene? La legge del consumismo da cui dipendiamo ci ha abituati alla logica usa e getta che ragiona sempre in termini di convenienza: che senso ha riparare, se tanto è possibile ricomprare e in proporzione costa anche meno? Eppure, negli ultimi mesi ho sperimentato che al di là del costo del riparo, riavere tra le mani il proprio oggetto prima danneggiato – ad esempio una giacca dalle tasche bucate, o la cerniera rotta dello zainetto porta computer – ancora nella sua piena funzionalità, dona una piccola grande gratificazione. Ci sembra quasi nuovo! Perché ai nostri oggetti in fondo un po’ ci affezioniamo. Magari sono regali, magari ci rimandano ad un ricordo piacevole, un viaggio, una gita, un’occasione particolare… e al di là del fattore economico, che, sembra eresia affermarlo, non è il solo da considerare, ci dispiace buttarli via. E poi, se si cerca con un po’ di attenzione, si riescono anche a trovare negozi di riparazione con prezzi piuttosto convenienti. In questo modo risparmiamo tempo evitando di dover andare a fare shopping, e soprattutto prolunghiamo la vita dei nostri oggetti, in un’ottica virtuosa di economia circolare. Talvolta però, nei confronti della logica dell’aggiustare c’è ancora una certa resistenza culturale: farsi vedere con un maglione con le toppe ad esempio, può essere oggetto di critiche: “è da poveraccio!”. Invece dobbiamo andare fieri delle nostre toppe! Sono un po’ come delle cicatrici sul corpo, raccontano una storia! I giapponesi, a tal proposito hanno un’antica tradizione, davvero interessante, che potremmo seguire: l’arte del Kintsugi. Secondo tale tecnica, quando un vaso di ceramica si rompe, invece di buttarne via i frammenti, vengono conservati e ricomposti con cura, incollandoli con una lacca naturale e adornandoli con una foglia d’oro (a volte d’argento o rame). In questo modo, i vasi risultano diversi da prima e la nuova decorazione spesso e volentieri finisce col renderli ancora più belli, oltre che nuovamente funzionali.Il punto non è aggiustarli cercando di farli tornare come prima, anzi, è necessario evidenziare le crepe, in maniera che siano decisamente riconoscibili e questi oggetti diventino dei pezzi unici e pregevoli. La saggezza orientale che si cela dietro a questa tecnica secolare, che è anche una filosofia di vita, ci insegna che a volte da una rottura, una caduta, ci si può rialzare e diventare persino migliori di prima, per cui è bene serbarne memoria e mostrane i segni, in quanto è qualcosa che ci caratterizza. Ci fa capire che siamo unici e irripetibili, non riducibili a un modello sostituibile.
Ricordiamocene quando si rompe qualcosa, fuori, o dentro di noi.
