C’era una volta una bambina di nome Maia che viveva dentro una mela. In una mela? Impossibile! E invece sì: perché era una mela fatata, un pianeta bonsai che forniva a Maia, sua unica abitante, tutto ciò che serviva al suo nutrimento. Se aveva fame, poteva cogliere succose ciliege dai rami di un maestoso albero, oppure sgranare saporitissimi piselli dai baccelli di alcune piantine. Se aveva sete, poteva bere un nettare simile al succo d’arancia che sgorgava da una sorgente. Era felice Maia, perché la mela, la sola realtà che lei conosceva, era un paradiso in miniatura.
È però da dire che la mela di Maia era fatata solo per lei, ma non per quelli che la vedevano da fuori. Per costoro, infatti, essa appariva del tutto simile alle altre mele. Sicché, sarebbe potuto succedere quello che poi successe davvero. Sentite.
Un giorno, un grazioso uccellino cominciò a beccare proprio la mela di Maia. Sbalordita, la bambina si mise a urlare: “Ehi, cosa fai alla mia mela?”. Le rispose una vocina altrettanto sbalordita, ma con tono pacato: “Sto facendo un piccolo foro in cerca di vermini. Ma tu, piuttosto, che ci fai rinchiusa lì dentro?”. Rassicurata dal tono amichevole, Maia prese coraggio e cominciò a rispondere alle domande dell’uccellino. Una parola tira l’altra, si sa. E in tal modo la bimba apprese che fuori c’era un mondo pieno di meraviglie. Le si accese allora una grande voglia di uscire dalla mela, ma a frenarla c’era la paura di perdere le sue sicurezze.
Pensa e ripensa, alla fine si decise ad affrontare l’ignoto. Quando sbucò fuori dallo stretto passaggio scavato con l’aiuto dell’amico alato – lei rimuovendo la polpa con le unghie delle mani, lui bucando la buccia con il becco – Maia si trovò immersa nel più grandioso degli spettacoli. Vide l’azzurro di un cielo immenso, le piroette degli uccelli e ovunque fiori variopinti. Era raggiante, Maia, ma solo dopo aver visto altri bimbi con cui giocare, ebbe la certezza di aver fatto la scelta giusta. Divenne felice come mai lo era stata. Ebbene, se fosse stata una bambina ingrata, si sarebbe scordata della mela. Ma siccome non lo era, Maia ricambiò l’amore ricevuto. A parti invertite, però: ossia, tenendo dentro il suo cuore la mela che l’aveva tenuta nel suo grembo.