Esiste la tipologia del curioso, ovvero colui che manifesta il desiderio di vedere e di sapere qualcosa. Questa curiosità abbraccia però vari ambiti e si caratterizza per due sostanziali aspetti: la voglia di scoprire come stimolo intellettuale e per amore di conoscenza e quella invece del puro pettegolezzo. E così come si dice che la curiosità sia la madre della saggezza, è altrettanto vero che il ficcanasare sconfina inevitabilmente nell’indiscrezione. Insomma, il ficcanaso tende a farsi gli affari degli altri e a intromettersi nelle faccende che non lo riguardano.
Ma non è tutto. Esistono anche una curiosità e una tendenza a ficcanasare di tipo “sociale”. A cosa mi riferisco? Lasciando stare i fenomeni mediatici come il “Grande fratello” – che è comunque un format nato con l’intenzione di curiosare nei fatti e nelle azioni degli altri – assistiamo quotidianamente (fateci caso) a episodi e situazioni che hanno per oggetto il ficcanasare.
Partiamo dal più eclatante, la persona – perlopiù l’anziano, ma non sempre – che guarda i cantieri; si caratterizza per la postura leggermente curva e le mani dietro la schiena. Tale figura è definita “umarell”, (cioè piccolo uomo in dialetto bolognese) e compare addirittura nel dizionario: lo Zanichelli ha effettivamente inserito questo termine fra le sue pagine, riconoscendo la diffusione di questo fenomeno sociale. La definizione ufficiale è la seguente: “Pensionato che si aggira, per lo più con le mani dietro la schiena, presso i cantieri di lavoro, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che vi si svolgono”. Nel 2016 Danilo Masotti, antropologo urbano, pubblicava il libro illustrato “Oltre il cantiere fenomenologia degli umarells”, raccolta fotografica corredata di esilaranti commenti e osservazioni, ottenendo un grande successo. Restando nel contesto urbano, si aggira con sempre maggior frequenza il curioso del campanello. Di chi si tratta?
Di quelli che con falsa indifferenza si soffermano davanti alle palazzine o ai condomini lungo la strada e leggono i cognomi di chi vi abita. È successo più di una volta anche alla sottoscritta: nell’uscire di casa, ho trovato il curioso che esaminava nel dettaglio i cognomi a lato dei campanelli. La prova del malcelato ficcanasare? Alla domanda: “Cerca qualcuno?” seguiva una risposta bofonchiata e un battere in ritirata senza troppe esitazioni. Per arginare questa modalità e tutelare la privacy, molti nuovi edifici presentano all’esterno un codice numerico che riconduce ai proprietari o agli inquilini. Immancabili ed evergreen anche i curiosi del parcheggio.
Sei in macchina alla ricerca disperata di un posto e finalmente lo trovi. Retromarcia veloce, ti affianchi all’auto davanti e via, inserisci la retromarcia e ti accingi a posizionare la vettura nei metri a disposizione. Ecco, è in questo preciso momento che dal nulla si materializza il curioso. Prima ti guarda con fare sospettoso (soprattutto se sei di genere femminile), poi si trasforma in parcheggiatore, dandoti indicazioni sulla sterzata, sui centimetri a disposizione, sugli spazi di manovra. E anche se hai la patente da decenni, ti fa sentire la scolaretta alle prime armi. E, per finire, il curioso del carrello della spesa. Situazione: sei in fila alla cassa con il carrello e quello (o quella) davanti – in attesa pure lui – non sa che fare e guarda nel tuo, osservando nel dettaglio la tua spesa. Poi ti guarda, non dice niente e ricomincia a scandagliare con lo sguardo tutto quello che hai accumulato. Boh… Cosa avrò preso di così interessante da essere oggetto di esame accurato? Semplice sondaggio personale sul consumo alimentare o sano ficcanasare nei carrelli altrui? Un vero dilemma. Che accende una certa curiosità.