I ventenni danno lezioni di maturità ai loro genitori. È possibile o il mondo sta andando alla rovescia? La domanda sorge spontanea guardando i dati forniti dall’Azienda sanitaria trentina in merito al tasso di vaccinazione nelle diverse fasce d’età. I numeri parlano chiaro: in data 15 ottobre risultavano vaccinati contro il covid-19 il 90% dei sessantenni, l’84% dei cinquantenni, l’83% dei quarantenni, l’85% dei trentenni. Ma a lasciare sbalorditi è il dato relativo ai più giovani: in Trentino, il 93% dei ventenni si è vaccinato. Un risultato insperato anche per i più ferventi sostenitori della campagna vaccinale. Per mesi si è temuto che i giovani fossero la categoria più restia all’immunizzazione, perché è cognizione comune che il covid non li metta generalmente in particolare pericolo. Inoltre, la cosiddetta “generazione Z” (quella dei nati a partire dalla metà degli anni ’90) è stata a lungo accusata d’essere indifferente alle sofferenze causate dalla pandemia: concentrati solo sulla “movida”, indottrinati dalla disinformazione proveniente dai social-network dai quali sarebbero patologicamente dipendenti, “bamboccioni” insofferenti e viziati.
Ebbene, la verità dimostrata dai numeri testimonia l’esatto contrario e le generazioni più vecchie dovrebbero chiedere collettivamente scusa ai ragazzi: i ventenni mostrano molta più sensibilità verso l’emergenza sanitaria rispetto a quanta ne mostrino i loro genitori. Meglio informati, più a loro agio nel mondo convulso dell’informazione digitale, i ventenni – ovvero quelli che vengono indicati come i “nativi digitali” – non cascano facilmente nelle fake-news rilanciate online da mamma e papà. Sono troppo “scafati”, smaliziati e furbi per farsi irretire dalle baggianate che girano sulle bacheche di Facebook e nelle chat di Telegram. Loro con le nuove tecnologie ci sono nati e cresciuti e non è facile vendere loro sciocchezze da “boomer”. Di recente un ventenne mi ha detto: «Facebook ormai serve solo a fare litigare i cinquantenni, noi ventenni sappiamo bene come funziona la manipolazione online, la riconosciamo a occhio». Se è davvero così, è una notizia meravigliosa che ridà fiducia nella capacità delle giovani generazioni di generare un futuro in cui le fake-news sono trattate come meritano: sbertucciate, con una scrollata di spalle e con il sorriso sagace di un ventenne che ha capito molto meglio di noi cosiddetti “adulti” come funzionano le cose.