A Vigo di Ton si può ammirare uno dei più alti esempi della scultura tardogotica di area trentina. Si tratta della statua lignea della Madonna col Bambino che adorna l’altare maggiore della chiesa parrocchiale. L’opera apparteneva in origine a un perduto altare a portelle ed è unanimemente attribuita a Jörg Arzt, scultore e pittore operante a Bolzano a cavallo tra il XV e il XVI secolo: è lo stesso autore dell’altare di Santa Giuliana a Vigo di Fassa, realizzato nel 1517 e firmato “magistrum Georgium Arzt de Buzano”.
Sotto il profilo strettamente artistico la statua è stata oggetto di studi approfonditi (ne hanno scritto, tra gli altri, Carlo Pacher, Nicolò Rasmo e Serenella Castri), mentre meno indagata è la venerazione che per secoli circondò questo simulacro mariano, ritenuto miracoloso. La tradizione ci è tramandata da un’immagine a stampa risalente al 1629, che presenta “Il Vero Ritratto di S.ta Maria Magiore Miracolosa nella Chiesa Parochiale della Villa di Vigo di Val de Non opera del Nob. e M. R. Sig.r D. Gio: Batta: Thisio Rettore: 1629”, come recita la didascalia sottostante. Essa assegna la realizzazione della matrice a don Giovanni Battista Tisi da Giustino, parroco di Vigo dal 1616 al 1643, che volle in tal modo incentivare la devozione popolare alla statua miracolosa. L’incisione la mostra fluttuante a mezz’aria, sorretta dalla falce di luna di cui parla l’Apocalisse, sotto la quale si legge l’invocazione latina “Maria Mater Gratiæ / mater misericordiæ / tu nos ab Hoste prottege / et hora mortis suscipe” (Maria madre della grazia / madre della misericordia / proteggici dal nemico / e accoglici nell’ora della morte). La Madonna è incoronata e circondata da quattro angeli, mentre ai suoi piedi è inginocchiata una coppia di devoti intenti a recitare il rosario. La scena è inquadrata da una finta cornice architettonica. Se ne conserva un raro esemplare – l’unico finora noto – nella collezione di Rosanna Cavallini, apprezzata studiosa di tradizioni popolari. L’opera è attualmente esposta alla Casa Campia di Revò nell’ambito della mostra “I santi nell’armadio” ed è stata pubblicata per la prima volta nel relativo catalogo.
La stampa seicentesca è menzionata alla fine del XVIII secolo dallo storico francescano Giangrisostomo Tovazzi nel suo ben noto repertorio sulle iscrizioni trentine. L’immagine incisa ricompare pressoché identica in un dipinto a olio conservato a Vigo nella chiesetta di Santa Maria, coevo o di poco posteriore alla stampa e di autore ignoto.
Un altro aspetto finora trascurato nella storia della Madonna di Ton è la sua funzione processionale. Nell’archivio parrocchiale di Vigo si trovano gli elenchi dei portatori della statua con riferimento alle processioni tenutesi dal 1887 al 1914. Un’iscrizione inserita lungo il manto della Vergine ricorda che il manufatto fu restaurato da uno scultore di Corvara nell’anno 1862: anche questo intervento di ‘manutenzione’ doveva essere legato alla prassi processionale.
Una vecchia fotografia, rinvenuta casualmente da chi scrive presso un raccoglitore di antichità di Trento, attesta che la tradizione continuò almeno fino alla vigilia della seconda guerra mondiale. La cronologia dello scatto si deduce da un dettaglio apparentemente secondario: sull’elemento lapideo visibile nell’angolo inferiore sinistro della fotografia, appartenente a una fontana oggi scomparsa, si legge la scritta “1918”, che si riferisce all’annata in corso della coscrizione militare (un “W 1918” si segge anche sull’imposta di una finestra della casa sullo sfondo). In Val di Non come in molte altre località d’Italia, infatti, era consuetudine che i coscritti in attesa della visita di leva festeggiassero insieme per le vie del paese, di solito a capodanno, segnando con la vernice la data della loro classe di appartenenza nelle principali vie e piazze. Poiché la chiamata alla leva avveniva a quel tempo al compimento del ventesimo anno di età, se ne deduce che la fotografia fu scattata nel 1938.
Nella ripresa gli alberi appaiono ancora spogli e perciò non si può trattare della processione per la solennità dell’Assunta, patrona di Vigo, che si celebra il 15 agosto. Non sembra neppure il mese di maggio, tradizionalmente dedicato a Maria. Si direbbe, piuttosto, l’11 febbraio, giorno della festa della Madonna di Lourdes.
La processione sta percorrendo via Roma in direzione di piazza Guardi e si è arrestata per una delle soste di rito: sul fercolo, sotto un pomposo baldacchino, si riconosce la statua di Jörg Arzt circondata dalla raggiera dorata che tuttora l’adorna. A portare la Madonna sono i coscritti: gli stessi che nel 1940 partiranno per il fronte della seconda guerra mondiale. Sono affiancati da uomini in divisa, probabilmente vigili del fuoco, e dai portatori delle lanterne processionali. Seguono due sacerdoti con i chierichetti, due uomini in abiti civili – di certo le autorità politiche del paese – e un folto gruppo di donne col capo velato di bianco, di tutte le età, particolarmente devote alla Vergine di cui portano il gonfalone. Poco oltre, dietro un crocifisso, si addensa il resto della popolazione: le donne tutte velate, gli uomini a capo scoperto. Doveva essere una giornata piovosa, perché in fondo al corteo si vede qualche ombrello. Il punto di vista dell’ignoto fotografo è alto: forse una finestra al primo piano, sull’altro lato della via.