La magia autunnale delle foreste arriva sempre più tardi

Il piovoso e tiepido ottobre appena trascorso ci ha fatti piombare in un mood un po’ più autunnale rispetto al 2023 (quando ci voleva ancora l’aria condizionata!), ma anche quest’anno abbiamo ancora temperature decisamente miti. Ricordo che da piccola le festività di Ognissanti erano un’occasione per sfoggiare cappotto nuovo, stivali e berretto. Ci si rannicchiava vicino alle tombe, tra crisantemi sgargianti e alberi spogli per poi ritrovarsi in casa a sgranocchiare caldarroste roventi. Adesso bastano una camicetta e un giacchino, che in certi momenti dà quasi fastidio, e si mangia ancora volentieri il gelato. Anche il foliage, ormai si usa chiamarlo così, sembra indugiare sempre di più, allungandosi pigramente in questo nuovo tepore per poi durare meno. Dobbiamo pazientare un po’ di più per vedere i faggi vestirsi di giallo, gli aceri di rosso e il suolo accogliere le foglie che cadono, prezioso nutrimento ricco di sostanze organiche. Ricordiamolo: le foglie non sono affatto un rifiuto di cui sbarazzarsi – i soffiatori degli addetti alla cura del verde forse non lo sanno– ma una risorsa per assicurare nutrimento al terreno nella stagione più fredda; per chi fa l’orto poi rappresentano un utile sistema di pacciamatura in vista della semina primaverile, che impedisce la crescita di erbacce e agisce come fertilizzante naturale. Oltretutto, il morbido tappeto per terra costituisce un habitat naturale per alcuni animali selvatici, come ricci, lombrichi, insetti che traggono proprio dalle foglie il loro nutrimento. Ma tutto questo sta cambiando, ancora una volta per colpa del cambiamento climatico. Il foliage arriva dopo, le foglie rimangono più a lungo verdi, le sfumature sono meno luminose. Ciò ritarda il naturale “riposo” degli alberi in vista dell’inverno e prolunga il loro ciclo vitale richiedendo una maggior quantità d’acqua per sopravvivere. Una dinamica sempre più frequente che compromette, oltre alla salute delle piante, anche una parte di economia turistica che si fonda proprio sulla bellezza dell’autunno: pensiamo allo spettacolo delle foreste del New England, ma guardiamoci attorno anche qui da noi. Quando camminiamo nel bosco che si avvia verso l’inverno, cerchiamo di respirarne il più possibile la poesia, con rispetto e venerazione, sapendo che purtroppo questo spettacolo non sarà per sempre così. 

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Silvia Tarter

Bibliofila, montanara, amante della natura, sono nata tra le dolci colline avisiane, in un mondo profumato di vino rosso. La vita mi ha infine portata a Milano, dove ogni giorno riverso la mia passione di letterata senza speranza ai ragazzi di una scuola professionale, costretti a sopportare i miei voli pindarici sulla poesia e le mie messe in scena storiche dei personaggi del Risorgimento e quant'altro. Appena posso però, mi perdo in lunghissimi girovagare in bicicletta tra le abbazie e i campi silenziosi del Parco Agricolo Sud, o mi rifugio sulle mie montagne per qualche bella salita in vetta. Perché la vista più bella, come diceva Walter Bonatti, arriva dopo la salita più difficile.