Fu lei ad accompagnarlo negli abissi più torbidi della sua inquietudine. Fu lei a rimanergli accanto contro la società maligna. Lei è Wally Neuzil, lui è Egon Leon Adolf Schiele. Quando si incontrano per la prima volta lui non ha che 21 anni. Un tipo taciturno, schivo, non certo un frequentatore della vita mondana viennese. Alle sue spalle un’infanzia tormentata. Della ragazza si diceva che avesse una reputazione “fumosa”: ancora minorenne, era andata in cerca di fortuna, finendo probabilmente in qualche casa chiusa. Il giovane pittore “La riconobbe”. Vide nei suoi occhi lo specchio del proprio tormento, l’inquietudine che mai prima di allora aveva potuto condividere. Wally è la sua “dolce bambina”, la sua “allodola cinguettante”. Lontano da ogni forma di amore idealizzato, l’erotismo nasce tra le lenzuola e trabocca nei disegni che l’artista compone freneticamente, in cui la sua compagna e musa è il soggetto centrale. L’idillio con la sua amata volge però al termine quando il paese, indignato dalla presenza della concubina e dalle lunghe sessioni in pose discinte, costringe la coppia ad abbandonare la città. Il pittore, già malvisto per la sua arte considerata “pornografica”, venne arrestato nel 1912, con l’accusa di aver sedotto, rapito e traviato una giovane modella quattordicenne.
Una volta scarcerato, la coppia torna a Vienna, ma l’amore progressivamente si logora e qui Schiele, aperto il proprio atelier, si butta ossessivamente nella pittura. Wally ormai non è niente di più che una comparsa nel palco della sua opera delirante. Occhi sibillini e malinconici caratterizzano la Donna seduta con ginocchio piegato, uno dei ritratti più intensi di Schiele. L’ultimo, che nel 1917 fece di Wally, ormai lontana, cercando i suoi lineamenti nei meandri della memoria.