Vorrei poter esplorare il concetto dal mio punto di vista, personalissimo e magari non universalmente condiviso e accettato.
La semplicità è ballare come se nessuno stesse guardando, ma può esprimersi anche in un sabato pomeriggio passato a scrivere senza mettere un piede fuori dalla porta.
Godere dell’attimo, certo, ma alla nostra velocità, senza imposizioni esterne.
Non è un concetto da imparare, a mio avviso, quanto più un ritorno alle origini e, per così dire, all’essenza delle cose e di noi stessi, togliendo gli strati di superfluo che in qualche modo ci hanno fatto credere di dover desiderare.
La tendenza sembra essere questa, ci insegnano come riscoprire la semplicità, con percorsi psicologici, spirituali o consigli pratici stilati in precisissimi elenchi, dimenticando che non siamo tutti uguali. Perché nelle grandi questioni si finisce sempre per generalizzare?
Io credo che, perdonate il gioco di parole, trovare la semplicità non sia difficile. E soprattutto non sia necessario qualcosa di particolare: la normalità, quello che già abbiamo è tutto quello che ci serve.
Concetto forse fuori tempo, ma che io trovo interessante da approfondire.
Quello che ci complica la vita spesso nasce da noi, da desideri distorti che non ci appartengono davvero. Così il consiglio è quello di ascoltarsi e provare a conoscersi in profondità. Per scoprire quali sono le nostre, e solo nostre, caratteristiche distintive, i desideri unici, gli obiettivi esclusivi.
In questo modo la semplicità sarà il sentiero scelto e non sarà difficile percorrerlo, perché sarà profondamente e unicamente nostro.