
Visioni molto concrete mescolate ad evocazioni di poesia potente che avvolge i sensi. Alvaro Mutis ci parla della notte, quel tempo sospeso e misterioso che come una magica creatura prende forma quando tutto tace. La sentiamo attraversare il legno di porte e mobili con rumori sconosciuti, scuote la tranquillità del sonno dando voce ai timori più nascosti che ci portiamo dentro.
Il buio pulsa di vita, si nutre dei pensieri che di giorno non si affacciano nemmeno alla nostra mente, ci ricorda la condizione dell’essere umano, passeggera su questa Terra e così fragile. Ogni risveglio rappresenta un nuovo inizio, un’occasione da cogliere e vivere appieno per godere lo scorrere del tempo.
Anche in questi versi emerge la capacità visionaria del marinaio, il “gabbiere” che sale di vedetta sull’albero della nave,e scorge ora l’allegria della terraferma della speranza e della salvezza, ora i cattivi presagi, la tempesta, lo smarrimento, la morte.
La notte ci prepara e protegge, con mani invisibili appoggiate sugli occhi, per affrontare ciò che non conosciamo, un nuovo giorno, un nuovo destino, tutto quello che verrà.
NOTTURNO
Respira la notte,
batte i suoi chiari spazi,
le sue creature in rumori minuti,
nello scricchiolio lieve dei legni,
si tradiscono.
Rinnova la notte
un certo seme occulto
nella miniera feroce che ci sostiene.
Col suo latte letale
ci alimenta una vita che si prolunga
più in là di ogni risveglio mattutino
sulle rive del mondo.
La notte che respira
il nostro lento alito di vinti
ci conserva e protegge
«per destini più alti».
Álvaro Mutis, Summa di Maqroll il Gabbiere. Antologia poetica 1948-1988. Einaudi 1993. Traduzione di Fabio Rodríguez Amaya