Bob Dylan ha preso il Nobel per la letteratura, quindi non è in discussione il suo status di poeta, benché si sappia che una canzone è qualcosa di diverso da una poesia pubblicata su un libro (comunque in passato la poesia era anche recitata e cantata). “Blowin’ in the Wind”, scritta nel 1962, è ancora oggi una delle sue canzoni più famose, dal timbro profetico, quasi biblico, che interroga l’ascoltatore con domande retoriche come “quante volte le palle di cannone dovranno volare, prima di essere per sempre bandite”? Ma la sua vera essenza poetica è racchiusa nel ritornello: “La risposta, amico mio, soffia nel vento”. Non è la risposta chiara e piena di speranza che ci attenderebbe da una canzone di protesta. Non è consolatoria. Si presta a interpretazioni diverse: che cosa dice il vento? Nondimeno “the Answer”, la risposta, ci tocca nel profondo, ed è ancora attuale. Proprio perché lascia tutti gli interrogativi aperti.
