
Ci fu un tempo remoto in cui l’universo era completamente avvolto nelle tenebre. Per volere del buio, che ne era il padrone incontrastato, ogni luce era stata bandita, anche la più fioca, come, ad esempio, la luminescenza emessa dall’addome delle lucciole. Sicché, questi poetici insetti, al pari di tutti gli esseri, dovettero adattarsi a vivere nell’oscurità. Soltanto una piccola luce, avendo avuto l’accortezza di rifugiarsi in una grotta profondissima, era riuscita a scampare allo sterminio. Benché la sua potenza di illuminazione fosse minima, praticamente quanto quella di un fiammifero, era ormai l’unica sorgente luminosa a cui l’universo poteva fare affidamento per sperare in un ritorno all’antico bagliore.
Dopo tanti anni trascorsi a irrobustirsi, la luce trovò finalmente l’ardire di affacciarsi all’imbocco della grotta. Senonché, al solo vedere l’immensità del nero impenetrabile, il coraggio le venne meno. Prima di rientrare però esitò un attimo, e tanto bastò ad alcune lucciole per raggiungerla. La luce le riconobbe subito e, conscia del pericolo che esse correvano, le invitò a seguirle. Quando furono al sicuro, la luce raccontò alle lucciole come fosse riuscita a salvarsi. Altro non aggiunse, perché altro non sapeva. Furono più loquaci le lucciole. Fecero un rapporto particolareggiato delle vessazioni a cui erano sottoposte e poi proposero alla luce di mettersi alla guida della rivolta contro il buio.
La luce accettò l’offerta e passò immediatamente all’azione affidando alle lucciole un ordine da recapitare a tutte le creature del cielo, della terra e del mare che avevano un dispositivo luminoso, e che allora erano molto più numerose di adesso. Tutte dovevano accendere il loro dispositivo a intermittenza, in modo da non farsi intercettare dal buio. La luce era certa: questa guerriglia avrebbe ben presto costretto il buio a scendere a patti. Non si sbagliava: allorché il lampeggiamento divennne un’atroce tortura che gli impediva persino di prendere sonno, il buio chiese di patteggiare. I contenuti del patto non occorre illustrarli, dacché essi sono sotto gli occhi di tutti. E vale a dire: il giorno distinto dalla notte, e un’equa distribuzione di luce e buio nelle quattro stagioni.