Dunque, l’intelligenza artificiale generativa è con noi da ormai qualche anno, ma in fondo non ha fatto troppo clamore. Si è parlato un po’ di AI nello spazio pubblico, ma in modo superficiale, il che spiega come mai questo tema si divida e riduca per lo più in due grandi filoni.
Il primo considera solo un pezzettino della tecnologia, che oggi è rappresentato da Chat GPT, come un problema delle scuole e delle università, perché “gli studenti copieranno i compiti”. Il secondo filone invece cade direttamente nella paranoia distopica alla “Io robot” con Will Smith, dicendo che “le intelligenze artificiali ci ruberanno il lavoro, si sostituiranno a noi, e alla fine avranno pure il nostro amore (come nel film “Her”) mentre noi saremo ridotti a mere fonti energetiche per mostruose creature artificiali (come nell’omologo film, “The Matrix”). In ogni caso, entrambi i filoni si fermano alla superficie di questo strano, fantastico e umano universo delle intelligenze artificiali, che, di fatto, in semi silenzio, ha rivoluzionato le nostre vite. Negli ultimi anni è “uscita”, un po’ come fece Frankenstein nel romanzo di Mary Shelly, dai bui e indigenti laboratori accademici, per approdare al luminoso e abbiente ambito dell’industria. Google, Amazon e Microsoft, sono solo alcuni tra i più noti soggetti al mondo in grado di investire nell’avanzamento di questo settore, il che crea una sorta di circolo (vizioso o virtuoso): per l’AI, il miglioramento o l’avanzamento tecnologico avviene grazie all’AI. In altre parole, i modelli di AI sono utilizzati per accelerare il progresso scientifico di loro stessi. Infine, le imprese che hanno adottato l’AI negli ultimi 4 anni, riportano una significativa diminuzione dei costi, una diminuzione degli sprechi e degli errori, e un aumento delle entrate. Insomma, la vera rivoluzione non è solo scolastica, né culturale, ma avviene, come ai tempi di Karl Marx, dentro le fabbriche. “Manifattura” è una parola latina che rimanda alla mano e alle abilità manuali. Ma che succede quando le cose che un tempo erano fatte dalle mani, vengono fatte dai robot? Si cambia prospettiva. Le fabbriche oggi sono quasi irriconoscibili rispetto a dieci anni fa. Non tanto per la quasi totale automazione che ormai le caratterizza, né per la centralità della macchina nel processo produttivo. Quello che davvero fa la differenza oggi è lo spazio-tempo di produzione. La velocità raggiunta attraverso l’AI, non ha eguali nella storia dell’umanità. Ma c’è anche una concreta capacità di prevedere il futuro attraverso la manutenzione predittiva. Dentro le fabbriche contemporanee, lo spazio-tempo è piegato, stirato, plastificato, come può succedere solo in uno spazio di non umani. Dunque, se l’AI si è trasferita nell’industria, alle accademie resta il compito di raccontare la verità sull’AI. Lo si farà anche a Trento, durante la Summer School AIESMA – Artificial Intelligence Enabled Innovation and Entrepreneurship for Sustainble Manufacturing in luglio, che metterà in luce come la prossima rivoluzione della fabbrica punterà sulla sostenibilità attraverso l’Intelligenza Artificiale.