L’amore al tempo del web

Cara Marlene, 
la persona che sto frequentando da qualche mese vuole comunicare con me solo e unicamente chattando, quando gli gira. Ma se lo faccio io spesso non risponde, anche per giorni. Ma che comportamento è? Grazie, A.L.

Ciao Marlene, 
ti scrivo per sfogarmi. Ho una ragazza che mi piace molto, ma per periodi anche lunghi non si fa vedere né sentire e  io soffro come un cane. Poi ritorna come se niente fosse e io preferisco non affrontare l’argomento. Marco

Rispondo a due messaggi ricevuti questo mese che sono accomunati dal dover prendersi carico di gestire autonomamente situazioni che riguardano le relazioni. Le comunicazioni, anche in amore, ormai passano soprattutto attraverso lo smartphone. Alimentando quei fenomeni che prima forse neanche esistevano.

Tutte le nostre nostre relazioni hanno acquisito nuove sfumature. 

I nostri rapporti sono fatti – certamente non solo, ma anche – di messaggi WhatsApp, di likes, di visualizzazioni, di storie Instagram. In fin dei conti, viviamo in un mondo in cui, anche per ingaggiare un discorso con il proprio flirt, si chiede consiglio all’AI, come è successo in un esperimento raccontato dal Wall Street Journal. 

Un amore malato si riconosce anche attraverso il comportamento online, l’insicurezza che si sente quando il partner sparisce dalla circolazione e blocca ogni comunicazione, diventando irraggiungibile, è reale e distruttiva. L’ansia di quando l’ex torna all’improvviso con “mi piace” e messaggini, pur non facendosi mai trovare di persona e rispondendo raramente al telefono è difficile da ignorare. Il disagio che proviamo quando la persona con cui si sta costruendo una relazione non è mai chiara sulla definizione del rapporto e sparge “cuoricini” su Instagram nelle foto altrui è avvilente. Sono tutte sensazioni che, se portate all’eccesso, possono essere ricondotte a fenomeni per lo più tossici per il benessere della persona che li subisce. Ho provato a stilare un breve elenco, tanto per essere preparati e, nel caso, poter fuggire via in tempo.

Ghosting

È il “re” delle relazioni tossiche. Questo termine, derivante dall’inglese ghost, “fantasma”, sta a indicare la scomparsa improvvisa, a partire dai social, di una persona dalla vita sentimentale. Nella pratica, questo fenomeno rimanda al comportamento di uno dei due componenti della coppia consistente nell’ignorare l’altro partner, trasformandosi in un “fantasma”.

A livello psicologico, chi fa ghosting può agire a causa di forme disfunzionali di attaccamento nel corso dell’infanzia, presumibilmente rispetto ad un genitore. Tutta questa sofferenza provata da piccoli può portare a ripetere il comportamento da adulti. Ma rovesciandolo. Sono loro, adesso, quelli inafferrabili. Il ghosting viene considerato a oggi come una forma di violenza psicologica: il disagio che può provocare può essere molto forte. Il ghost, fuggendo senza affrontare a viso aperto il partner, di fatto non si prende la responsabilità della fine della relazione. In qualche modo, quindi, la scarica sull’altro. La vittima sviluppa spesso una ricerca ossessiva di eventuali comportamenti erronei commessi, fino a sentirsi profondamente “sbagliata” e raggiungere un vero e proprio stato di autosvalutazione, frustrazione e solitudine.

Zombieing

Una forma di violenza psicologica è anche l’improvviso riapparire. Lo zombieing, che diverse volte segue al ghosting. Il fantasma, insomma, “resuscita”, come succede nei film horror. La cosa, però, è solo temporanea e poco motivata, creando solo shock e stress al malcapitato. Il partner “ghostato”, infatti, ancora fragile per l’esperienza appena vissuta, diviene nuovamente vittima, essendo costretto a confrontarsi con l’improvviso ritorno del vecchio partner. Se prova ancora dei sentimenti per lo “zombie”, non riuscirà a eliminarlo dalla propria vita e proverà di nuovo ad accoglierlo. Spesso, però, a questo ritorno succede un nuovo allontanamento. Anche stavolta, senza alcuna spiegazione. 

Al centro di tale fenomeno c’è il tema della “seconda possibilità”. Lo zombie è consapevole del potere che esercita sulla vittima e tenta temporaneamente di tornare nella sua vita per ricevere amore, attenzioni e saziare il proprio ego. Salvo poi abbandonarla nuovamente non appena li avrà ottenuti.

Orbiting

Si tratta di una sorta di evoluzione del ghosting: è infatti quel fenomeno che si verifica quando, dopo la decisione di chiudere una relazione, uno dei due partner cerca comunque di “rimanere nell’orbita” dell’ex. In termini pratici, in genere, il soggetto decide di interrompere il rapporto secondo le modalità del ghosting ma, allo stesso tempo, continua a interagire con l’ex esclusivamente a livello virtuale lasciando qualche like qui e lì, guardando le sue stories su Instagram, etc. Il comportamento dell’orbiter può destabilizzare perché fortemente contraddittorio. L’ambiguità potrebbe scaturire dal fatto che, in realtà, chi fa orbiting può non sentirsi in grado di iniziare una nuova relazione stabile e duratura ma, allo stesso tempo, non ha la forza d’animo di lasciarsi la storia alle spalle. L’orbiting è dannoso per il benessere di chi lo riceve perché rende ancora più difficile elaborare la fine di un rapporto, non consente di rimarginare pienamente la ferita.

Breadcrumbing

In qualche modo collegato ai fenomeni già elencati, il termine deriva dalla parola breadcrumb che significa “briciola di pane”. Indica chi imposta una relazione sulla base della non-definizione, inviando minimi segnali al partner per alimentare le sue speranze, pur sapendo già che il rapporto non potrà mai progredire. 

Il fondamentale disimpegno contrasta con la contemporanea presenza di improvvise manifestazioni di interesse, che di fatto portano avanti a tempo indeterminato relazioni che non saranno mai basate su un reale sentimento.

Benching

Il termine ha il significato metaforico di “lasciare qualcuno in panchina”. Si riferisce a una serie di strategie messe in atto per tenere in attesa una persona, con la quale però non si desidera, per il momento, avere una relazione seria.

Visto che il bencher si fa vivo e poi si allontana a suo piacimento, senza più rispondere per poi tornare come se niente fosse, la persona vive in una situazione di logorante stagnazione sentimentale. 

Al di là delle fredde analisi, vorrei offrire un punto di vista alternativo. I comportamenti online spesso diventano bulimici, le comunicazioni sono poco ponderate e mal digerite. Si finisce quindi con il diventare passivi, aspettando e subendo le mosse dell’altra parte, accettando posizioni a cui razionalmente non si darebbe spazio. Il mio consiglio è quello di prendersi il tempo per allontanarsi e riflettere, mettendo noi stessi al primo posto.

Provando a ripetere un mantra forse banale, ma salvifico per il benessere personale: la verità è che non le/gli piaccio abbastanza. Se si riesce a considerarla una possibilità dell’altra parte del tutto legittima, la visuale cambia drasticamente e da vittime inermi ritorniamo al centro della nostra vita.

Invia anonimamente il tuo messaggio o la tua domanda:

Condividi l'articolo su: