Cara Marlene,
mi ha stupito molto quanto detto da Alessandro Baricco, in una recente intervista, dove diceva che ha imparato una cosa importante della vita, quella di “lasciare andare le cose…” A volte ci ostiniamo a tenere vive situazioni, relazioni, amori, che hanno esaurito il loro senso e significato dentro la nostra vita. Io credo che l’azione del “lasciare andare” sia difficile e abbia bisogno di molta grazia. Che ne pensi?
Cristina 88
Ciao Cristina, l’intervista a cui fai riferimento è senza dubbio un intervento interessante da ascoltare e sul quale riflettere: l’esperienza di un’altra persona è sempre preziosa se la analizziamo e la portiamo dentro la nostra vita, il nostro personale sentire. Il concetto per cui se non la felicità, ma perlomeno la serenità la possiamo raggiungere approcciandoci con più leggerezza alle cose, è sicuramente un suggerimento di valore. Ma non è un’azione spontanea, credo sia necessario allenarsi a questo salvifico distacco, che non è certo una manifestazione di disinteresse o menefreghismo. La nostra cultura incita al trattenere, al possedere le cose, le persone e anche le emozioni. Quasi come se fosse la condizione di controllo e vicinanza la garanzia di compimento e benessere. Quello che suggerisce Baricco, e che caldamente sostengo anch’io, è che allentando la presa non si determina una perdita, ma un alleggerimento del carico, piuttosto. Per fare un esempio molto semplice, riferito ai sentimenti: perché è abitudine piuttosto consolidata quella di rimanere in un luogo, in una circostanza, anche se non siamo più pienamente a nostro agio? La logica consiglierebbe di allontanarsi sempre da situazioni in cui non ci sentiamo rispecchiati, eppure la tendenza è opposta: rimaniamo invischiati in tetre ragnatele solo perché non ci prendiamo la responsabilità di lasciare andare, appunto. E come dici tu, sicuramente, è un’azione che necessita di molta sensibilità e cura. Oltre che una buona dose di consapevolezza e maturità. Se ci rendiamo davvero protagonisti della nostra esistenza capiremo che anche un addio, un distacco, una fine meritano dignità e forse ancora più attenzione di un inizio. Ricordiamo che ogni nostra azione racconta qualcosa di chi siamo, di cosa proviamo, di quanto rispetto e grazia siamo capaci con la nostra essenza. Ed è un gioco a carte scoperte, non si può fingere a lungo chi non si è.