Le pistole del sesso

Rendiamo omaggio alla celebre stilista britannica Vivienne Westwood, scomparsa a fine 2022, con il disco più celebre della stagione punk, stagione a cui lei e il compagno Malcom McLaren diedero un contributo fondamentale. Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols, unico album di studio dei Sex Pistols, pubblicato nell’ottobre del 1977, è stato il manifesto punk per eccellenza. Provocatorio fin dal titolo (“sbattitene le palle, ci sono le Pistole del Sesso”) il disco – uscito nell’anno del Giubileo della Regina – è la perfetta reazione al rock mainstream dell’epoca, considerato barocco, insincero, superato. Il punk, così elettrico, così aggressivo, rappresentava in un certo senso un ritorno all’energia grezza e immediata del rock ‘n’ roll delle origini, riveduta e corretta alla luce del disagio sociale della Londra degli anni 70. Pubblicato dalla Virgin, dopo che la band aveva mandato in frantumi due contratti, con la Emi e poi con la A&M, l’album debuttò direttamente al primo posto nella classifica UK, trainato dalla scandalosa Good Save the Queen (Dio salvi la regina/Il regime fascista/Ti hanno fatto diventare un cretino/Una potenziale bomba H) e dall’inno Anarchy in the UK (Sono un anticristo/Sono un anarchico/Non so cosa voglio/Però so come ottenerlo). 

Abbiamo citato in apertura Vivienne Westwood. Sì, perché questo concentrato di furore iconoclasta prese forma nel negozio di abbigliamento che lei e McLaren gestivano all’epoca a Chelsea, “Sex”, e che i Pistols, come altri futuri punk, frequentavano. Moda e musica, insomma, si sposarono immediatamente, dando corpo alla rabbiosa urgenza espressiva covata dal cantante Johnny Rotten, un figlio del proletariato londinese di origini irlandesi (partecipa con i suoi PIL a Eurovision 2023). Non erano da meno gli altri membri della band, il chitarrista/teppista Steve Jones, il batterista Paul Cook, e il bassista Glen Matlock, poi sostituito da Sid Vicious, che morirà di overdose a New York poco dopo avere probabilmente ucciso la compagna Nancy Spungen al Chelsea Hotel (processo mai portato a termine). 

La copertina è anch’essa un manifesto: realizzata da Jamie Reid, propone un collage di scritte ritagliate alla meglio, in perfetto stile punk.

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Pubblicato da Marco Pontoni

Bolzanino di nascita, trentino d’adozione, cittadino del mondo per vocazione. Liceo classico, laurea in Scienze politiche, giornalista dai primi anni 90. Amori dichiarati: letteratura, viaggi, la vita interiore. Ha pubblicato il romanzo "Music Box" e la raccolta di racconti "Vengo via con te", ha vinto il Frontiere Grenzen ed è stato finalista al premio Calvino. Ma il meglio deve ancora venire.