L’acqua, le trasparenze, i paesaggi del Polesine sono i temi che permeano l’arte di Annamaria Rossi Zen, pittrice rovigotta ma “adottata” – come lei stessa confida – dal Trentino. «I ricordi della mia infanzia, il Canale Bianco di Adria con le case che vi si specchiano sono il cordone ombelicale che non ho mai tagliato, così come amo immensamente la bellezza dei paesaggi trentini. La natura, come emozione, è ispiratrice del mio percorso artistico» confessa Annamaria con un sorriso quanto mai solare.
Artista da anni presente nel panorama nazionale e internazionale, la si potrà apprezzare nella mostra “Trasparenze”, già allestita presso lo Spazio FoyEr di Trento di via Galilei, appena possibile (www.spaziofoyer.it). Sono diciotto grandi tele che, seppur non in forma antologica, ripercorrono le fasi più intense della sua poetica, in particolare quella del periodo astratto, delle «tipologie d’astrazione» come le definì il critico Maurizio Scudiero. Opere come “Prima neve” (1990), “E poi… il tramonto” (1993), caratterizzate da pennellate geometrizzanti, restituiscono infatti la memoria, le sensazioni di un luogo, non la loro realtà fisica.
Nel tempo la tavolozza di Annamaria si fa sempre più importante, ad esempio con quel giallo intenso dei campi di grano maturo macchiato dal rosso dei papaveri in “La collina di grano” (2020), oppure con quei bianchi raffinati e lucenti in “Destarsi dal sonno” (2019). Una ripresa del figurativo, seppur in chiave più suggestiva che formale, emerge da “Riflessi di un mattino” (2019) o in “Periferia” (2020), dove l’artista dipinge le case affacciate sull’acqua o nelle sembianze di “alveari sovrapposti” quasi fossero frammenti di vita ai quali avvicinare lo sguardo. Astratti e non i quadri di Annamaria Rossi Zen invitano comunque lo sguardo a soffermarsi su ogni spazio di colore disteso sulla tela. (Silvia Vernaccini), ad esempio con quel giallo intenso dei campi di grano maturo macchiato dal rosso dei papaveri in “La collina di grano” (2020), oppure con quei bianchi raffinati e lucenti in “Destarsi dal sonno” (2019). Una ripresa del figurativo, seppur in chiave più suggestiva che formale, emerge da “Riflessi di un mattino” (2019) o in “Periferia” (2020), dove l’artista dipinge le case affacciate sull’acqua o nelle sembianze di “alveari sovrapposti” quasi fossero frammenti di vita ai quali avvicinare lo sguardo. Astratti e non i quadri di Annamaria Rossi Zen invitano comunque lo sguardo a soffermarsi su ogni spazio di colore disteso sulla tela.