Le «ztl» hanno migliorato le città, ma che sarà domani?

Nel maggio del 1969, a Trento si registrava un evento epocale: veniva introdotta la prima limitazione al traffico veicolare in Centro storico. Era la cosiddetta «isola pedonale», che vietava la circolazione a tutti i veicoli in alcune vie del centro, tutti i sabati dalle 15 alle 17:30. Minuscolo «embrione» di quella che nei decenni sarebbe diventata la «Zona a Traffico Limitato». Da subito residenti ed esercenti protestarono, giudicando il blocco del traffico «anti-economico, contrario al principio di libertà di movimento». Ma un fatto è diventato chiaro: la ZTL ha compiuto una rivoluzione, rendendo il centro un museo a cielo aperto dove è piacevole passeggiare e passare del tempo di qualità. Vi ricordate la Cattedrale annerita dai gas di scarico, il parcheggio sul sagrato del Duomo, le code in via Belenzani? E il fatto, non una coincidenza, che l’avvio della ZTL si sia sovrapposto alla deindustrializzazione della città, ha contribuito a spazzare via dal capoluogo il grigio del fumo delle ciminiere (Italcementi, Michelin, Sloi, ecc). Come in ogni rivoluzione, alcuni ne hanno pagato il prezzo. Le fiumane di clienti del sabato pomeriggio si sono spostate verso i centri commerciali. Gli operai sono stati sostituiti dagli impiegati. E, quel che più conta, il centro si è spopolato del ceto popolare. Oggi le famiglie non vivono in centro dove l’affitto di un trilocale costa duemila euro. Si chiama «gentrificazione» il processo per cui un’area un tempo popolare viene resa proibitiva per i suoi abitanti che si spostano nelle periferie. Istantanee di una Trento che non c’è più, mentre le amministrazioni ci mostrano le simulazioni della Trento del futuro con una «super-Ztl»: verde, dotata di tram di superficie, collegata al fiume, guarita da quella ferita che è la ferrovia finalmente interrata, a cui si accede con navette dopo aver lasciato la propria vettura nei parcheggi. Non si può dire se tutto ciò sia un bene o un male. Dipende dal contesto valoriale di riferimento: se si preferisce la qualità della vita ed un futuro sostenibile o in alternativa se si dà priorità agli stili di vita tradizionali. Quel che avverrà sarà un incremento nei prezzi a metro quadro. In cambio, avremo una città più bella da lasciare ai trentini di domani. La cittadinanza ci rifletta. E le amministrazioni non smettano mai di dare risposte agli interrogativi legittimi.

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.