
Leggere romanzi ci rende più umani. È il risultato di una recente ricerca condotta da una dottoranda dell’Università di Würzburg, Lena Wimmer. Lo studio ha analizzato oltre undicimila individui ai quali è stato chiesto di eseguire un test di empatia. I partecipanti erano stati divisi in tre gruppi: al primo gruppo era stato chiesto di leggere alcune pagine di un libro di narrativa; il secondo gruppo aveva visto dei video di intrattenimento; al terzo gruppo era stato detto di rilassarsi e non fare un bel niente. Il primo gruppo, quello che si era dedicato alla lettura del romanzo, ha ottenuto un risultato statisticamente migliore nel test che delineava le capacità empatiche, ovvero l’abilità a mettersi nei panni delle altre persone.
E allora chissà, forse l’immersione profonda nelle storie prodotte dall’immaginario, nelle vite dei personaggi di carta, produce un effetto immediato: si iniziano a percepire i tratti comuni dell’esperienza umana, riconoscendo nell’altro i caratteri che ci accomunano e meno quelli che ci dividono. Balza alla mente un’altra ricerca altrettanto significativa, ma meno lieta: la fondazione Openpolis ha scoperto che meno della metà degli italiani tra 6 e 18 anni ha letto un libro negli ultimi dodici mesi. Per la precisione, solo il 47% dei bambini e dei ragazzi si è immerso in un romanzo, provando l’emozione di costruire un’avventura solo con l’immaginazione e l’intelligenza. È un dato decisamente scoraggiante, anche perché in calo rispetto a indagini simili condotte nel passato. Insomma, i bambini tengono chiusi i libri, spengono la mente e di conseguenza perdono l’occasione di esercitare la propria creatività, ancora tutta da costruire. Il perché di questa tendenza è a dir poco banale: bombardati dai social-network, dai video di Tiktok della durata di pochi secondi, che ingurgitano a centinaia per volta, uno dopo l’altro come tossicissime ciliegie a cui non si riesce a dire basta, bambini e giovani hanno ormai una soglia dell’attenzione bassissima.
E questo vale anche per gli adulti, anzi forse siamo messi persino peggio. E in un’epoca in cui la digitalizzazione totale ha definitivamente messo in “forse” la nostra capacità di metterci in relazione gli uni con gli altri, il caro, vecchio, obsoleto libro di carta rappresenta non solo un rifugio, ma anche uno strumento per guardarci allo specchio e sentirci gli uni dentro le storie degli altri.