L’era della parità di genere simulata

Un uomo vestito da donna, un attore che interpreta una presentatrice, un imitatore che imita una fine opinionista, ma Drusilla Foer non è né una donna, né una presentatrice né un’opinionista, eppure la sensazione è che il pubblico italiano la stia percependo come tale. Si vede il personaggio sul palco, lo si ascolta fare interessantissimi discorsi, argute battute e in un certo qual modo ci si aggrappa ad una consolazione. L’incredulità sospesa inganna la coscienza, trasmettendo il messaggio che ci sia davvero una donna lassù, una donna molto intelligente e ironica, il cui stile e il savoir faire svuotano di significato perfino l’età anagrafica. Ma non di donna si tratta. Ci sono due uomini quelli su palco. Ancora e sempre uomini. Come all’elezione del Presidente della Repubblica. Come nelle candidature che contano, nei CDA, nei programmi culturali. L’inganno è compiuto!

Da uomo nemmeno troppo sensibile alla questione mi domando: ma alle donne sta bene tutto ciò? Che in un evento di questa portata, cioè, si debba demandare ad un uomo travestito da donna il compito da dare dignità intellettuale al sesso femminile? Che le donne abbiano bisogno di un rappresentante sindacale, di un estroso ambasciatore, è davvero così normale? Dobbiamo pensare che gli organizzatori del Festival non abbiano trovato (o non abbiano “voluto” trovare) un figura femminile che soddisfacesse le caratteristiche “simulate” dall’attore che interpreta la Foer?! E siamo proprio sicuri che non vi sia nulla di offensivo in tutto ciò?

Durante tutto il periodo dell’opera barocca e classica, nel ‘600 e nel ‘700, essendo proibito impiegare donne sul palcoscenico si ricorreva a stratagemmi simili. In breve tempo diventò di uso comune affidare determinate parti a cantanti “en travesti”. E come ogni consuetudine, anche questa subì ben presto una distorsione, in alcuni casi con tinte paradossali, che portò anche ad alcuni eccessi ed inversioni. Nel 1734, a Brno, si arrivò ad affidare ad una en travestì il personaggio di Don Giovanni (l’opera non era quella di Mozart, ma la “Pravità castigata” di Eustachio Bambini). Dunque, nella fattispecie, si trattava di una donna travestita da uomo che interpretava un emblema della virilità maschile. Un guazzabuglio da non capirci più nulla.

L’exploit di Drusilla Foer al Festival di Sanremo 2022 porterà questa stortura (perché mi risulta difficile definirla altrimenti) ad ampliarsi anche su altri palcoscenici, in ambiti di altro tipo? Vedremo presto una “Drusilla” condurre un telegiornale? Recitare in una fiction? Presiedere un Consiglio d’Amministrazione? Parlare alla nazione? Già, in un futuro non troppo lontano, un ruolo “en travesti” potrebbe dare finalmente all’Italia – seppure virtualmente – l’onore e l’orgoglio di avere una “donna” al Quirinale? E noi saremo ancora in grado di distinguere la finzione dalla realtà? Avremo contezza che una parità di genere simulata e una parità reale sono cose ben diverse?!

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.