L’icona, scalinata per il cielo

Pavel Florenskij (1882-1937)

È vero che ogni libro è una porta sull’infinito, ma ce ne sono alcuni che quell’infinito te lo svelano lentamente, indirizzandoti al cuore della bellezza. Uno di questi è sicuramente Le porte regali, del russo Pavel Florenskij – recentemente ristampato da Adelphi –, un vero e proprio genio, teologo, matematico, poeta, ingegnere, sacerdote della Chiesa ortodossa, fucilato l’8 dicembre 1937 dal regime sovietico dopo anni di gulag e per questo considerato oggi un martire. Il libro porta come sottotitolo Saggio sull’icona e ogni individuo che si occupa d’arte – o di Sacro nel senso più ampio del termine – dovrebbe averlo sempre sul comodino, lì, a portata di mano, di cuore e di mente e, come il cervo dei mosaici bizantini, abbeverarsi ricorrentemente per non dimenticare i sottili collegamenti tra la terra e il cielo. Perché quel libro ci insegna a vedere le discese di Dio, dell’invisibile e dell’inconoscibile, nella materia, confondendosi nell’oro diventando energia. Ogni tavola lignea – l’icona disdegna la moderna tela – è un mondo con la sua luce proiettata verso l’alto a cui si disseta per ritornare su questa terra. O, come direbbe Pavel Nikolajevic Evdokimov, nell’arte dell’icona c’è tutta la teologia della Bellezza, discesa dal cielo per salvarci. E gli uomini di cultura sanno benissimo che soltanto la bellezza salverà il mondo.

Ovviamente dobbiamo ringraziare Elemire Zolla che nel lontano 1977 consigliò Roberto Calasso di tradurre questo piccolo grande gioiello che ci aiuta ad uscire dai rigidi e sterili canoni dell’usuale critica d’arte e dei suoi strumenti cronologici che non ci permettono di capire la reale portata artistica, teologica, concettuale dell’icona, per far luce in una metafisica che va di pari passo con la liturgia della Chiesa orientale. Infatti l’icona, luogo per eccellenza della cancellazione del tempo – è all’origine dell’astrattismo russo moderno e della concettualità mediterranea – e territorio dello spazio immenso, è “eseguita” per mano divina secondo le scadenze calendariali liturgiche, in modo che l’opera incorpori la preghiera che scandisce il tempo della sua creazione. In questo modo, l’icona, l’iconostasi (le tavole che nascondono/proteggono l’altare-mistero), diventa una porta, confine tra il mondo visibile e il mondo invisibile, e il varcarla ci permette di entrare nella luce.

Molti sono gli scritti di Florenskij dedicati all’arte, ma questo piccolo gioiello è uno scrigno che ha aperto gli occhi di noi occidentali sull’arte indicandoci la via che si stacca dal mondo in basso e ascende al mondo in alto per poi ritornare in basso, incarnandosi nell’opera artistica, portando con sé un bottino spirituale enorme (almeno per chi sa coglierlo). In questo modo la creazione artistica è un’esperienza mistica e al pittore tocca soltanto l’aspetto tecnico del lavoro. L’icona è come la scala di Giacobbe dipinta su tavola che noi vediamo gelosamente custodita nel monastero di Santa Caterina nel Sinai o, più semplicemente, nell’affresco della Scala della Virtù dipinta sulla facciata meridionale di Casa Rella in Piazza del Duomo a Trento: da questa scala salgono e scendono i Santi, i virtuosi e gli angeli mentre i dannati vengono scaraventati giù nell’abisso della dannazione da una torma di diavoletti inferociti: il mondo celeste diventa mondo sensibile. Avere un’icona in casa è convivere con il trascendente, possedere un’apertura sull’al di là, una tavola di legno colorata che canta e poeta, perché esprime il mistero che diventa visibile, il mistero che si fa immagine. L’opera è fatta da mani umane, ma l’iconografo non può compierla fuori dell’ispirazione dello Spirito.

E per chi voglia perdersi nel labirinto dell’arte cristiano-ortodossa, altri due libri di Florenskij sono lì per aiutarci, per offrirci il filo d’Arianna che ci farà uscire, sorridendo e con gioia, dalla materialità: La prospettiva rovesciata e Lo spazio e il tempo nell’arte – ambedue pubblicati da Adelphi –, due perle di un’iconostasi scritta che l’autore riesce a trasformare in pura visibilità spirituale.

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Pubblicato da Fiorenzo Degasperi

Fiorenzo Degasperi vive e lavora a Borgo Sacco, sulle rive del fiume Adige. Fin da piccolo è stato catturato dalla “curiosità” e dal demone della lettura, che l’hanno spinto a viaggiare per valli, villaggi e continenti alla ricerca di luoghi che abbiano per lui un senso: bastano un graffito, un volto, una scultura o un tempio per catapultarlo in paesi dietro casa oppure in deserti, foreste e architetture esotiche. I suoi cammini attraversano l’arte, il paesaggio mitologico e la geografia sacra con un unico obiettivo: raccontare ciò che vede e sente tentando di ricucire lo strappo tra uomo e natura, tra terra e cielo, immergendosi nel folklore, nei miti e nelle leggende. fiorenzo.degasperi4@gmail.com