L’incomprensibile “virtù” dell’essere super-impegnati

Si chiama “busy bragging” ed è la tendenza a vantarsi di essere sempre occupati e che ci porta a sentirci soddisfatti di noi stessi solo se non abbiamo neanche una mezz’ora di tempo libero. Vi sarà certamente capitato di sentire un collega o un’amica che scusandosi vi ha riferito di essere “immersa in un delirio”. La conversazione poi si chiude con l’immancabile “appena ho un po’ di calma ci vediamo”. Il fatto è che poi non ci si vede mai…. 

La realtà è che si tratta di una vera e propria trappola mentale in cui rischiamo di cadere tutti, indipendentemente dall’effettivo carico lavorativo o di impegni famigliari. È come se mostrandosi super indaffarati – che sia vero o meno – facessero impennare le proprie quotazioni sociali. In realtà, precisi studi hanno confermato che il tempo di lavoro e la sua qualità sono inversamente proporzionali.

Eppure le persone fanno a gara per essere occupate o quanto meno per darlo a vedere. Come se l’essere indaffarati fosse inspiegabilmente diventata una virtù. Una frenesia che non si sa come ha un effetto tranquillizzante, una sorta di rassicurazione esistenziale. Lo so, pare un ossimoro e forse lo è. Ma i tempi moderni oramai ci stanno abituando a ben altro. La tecnologia e quindi lo sviluppo dei social network ci permette di “osservare” costantemente le vite degli altri, ogni giorno, ogni ora, cosa che volenti o nolenti spinge ad un confronto. Dato che gli altri fanno sempre moltissime cose e sempre interessanti e fruttuose, anche noi ci sentiamo in dovere di fare altrettanto, spingendo al massimo sul pedale del rendimento.

Nell’antica Roma l’otium, opposto al negotium, era il tempo da dedicare ad attività rigeneranti per corpo e mente dopo le fatiche della vita pubblica e politica. Ore preziose riservate alla lettura, alla scrittura e alla riflessione. In poche parole l’ozio era un privilegio, al punto che – ad esempio – era completamente precluso agli schiavi. Per una ragione ben precisa che ha poco a che fare con il lavoro: le attività esercitate durante il tempo dell’otium contribuivano a formare un’identità e dunque una più chiara consapevolezza dello stare al mondo.

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.