L‘irresistibile onda sonora dei Les jeux sont funk

MoniQue foto – Monica Condini LJSF

Tenetevi forte perchè l’onda sonora funk dei Les Jeux Sont Funk è pronta a conquistare le vostre playlist. La superband trentina guidata da Carlo Nardi torna infatti in azione con “Spike Lee” un nuovo singolo dedicato al grande regista americano di colore autore di film diventati cult quali “Fa’ la cosa giusta”, “Malcolm X” o “Jungle Fever”. A dare lustro a questo release il marchio della label statunitense Color Red Music conosciuta in tutto il globo terraqueo dagli appassionati del genere.

I Les Jeux Sont Funk ora si presentano in una nuova formazione che comprende otto musicisti di Trento e dintorni: oltre ai fondatori e produttori della band Carlo Nardi (chitarra, tastiere, flauto traverso, talk box) e Michele Bazzanella (basso), sono entrati nel gruppo Stefano Malchiodi (batteria), Maurizio Brugnara (tastiere), Greta Marcolongo e Shanthi Roat (voci) e una sezione fiati composta da Emiliano Tamanini (tromba), Marco Pisoni (sax tenore e baritono) e Lorenzo Sighel (sax contralto e soprano). Dal vivo, la loro musica è accompagnata dalle proiezioni di Alberto Brodesco.

“Spike Lee” descritta come, “un viaggio cinematografico ispirato dal genio creativo dell’omonimo regista statunitense” è stato registrato in una valle del bresciano, nella baita di famiglia del batterista Stefano. La composizione ha seguito un processo additivo, sviluppandosi sezione dopo sezione a partire dalla pulsante linea di basso. Il groove di batteria che si affianca al basso, prendendo spunto da “Voodoo” di D’Angelo, introduce uno alla volta clavinet, fiati e chitarra elettrica. La struttura in continua evoluzione di “Spike Lee”, dove strofa, bridge e ritornello sono ripetuti due volte ma mai nello stesso modo, conferisce alla traccia un andamento veemente ed energico ma mai scontato. La coda del brano offre spunti beatlesiani su un beat che ricorda i The Meters. 

Dicono di ispirarsi alle parole dell’enigmatico visir della funkologia, per il quale la musica “non aspira né alla sicurezza né alla stabilità, bensì alla vertigine, all’estasi; essa tende, a un tempo, alle deviazioni del sogno e alla fertilità della disillusione”.

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Fabio De Santi

Classe 1967, si nutre fin da ragazzo di musica e passione per la scrittura con particolare dedizione alle pagine di Vonnegut, Dagerman e Cèline. Scrive dalla metà degli anni '90 per il quotidiano l'Adige e da tempo quasi immemore collabora con Trentinomese. Frequenta le onde radio dagli anni '80 con diversi programmi fra cui quelli proposti su Radio Rai Regionale dove da spazio alla scena musicale trentina cosi come accade sulle pagine del nostro mensile.