Lorenzo Delladio: con la montagna ai vostri piedi

Cos’hanno in comune un imprenditore e un pilota di rally? Molto più di quello che si potrebbe pensare. Sia l’uno che l’altro, ad esempio, devono dimostrare di avere grandi doti di attenzione, al motore o al bilancio, ottimi riflessi seguendo il percorso o l’andamento del mercato che sia, una grande capacità di concentrazione; e poi ancora costanza, caparbietà. Infine, devono sapersi circondare (il pilota di rally ce l’ha proprio seduto al suo fianco) di persone di cui possano fidarsi ciecamente.

No, non è un errore di impaginazione, né ci siamo lanciati in un esperimento di metagiornalismo. Stiamo solo incontrando qualcuno che oltre a dirigere un’azienda ai vertici mondiali del settore è anche un campione di rally. Eccolo proprio qui di fronte a noi, con i suoi anni portati in maniera davvero sbarazzina (ne dimostra ampiamente dieci di meno…), Lorenzo Delladio, presidente e amministratore delegato de “La Sportiva”, leader mondiale nella produzione di scarpette d’arrampicata e di scarponi per l’alta montagna.

Siamo a Ziano di Fiemme, in una mattina di metà ottobre, quando il sole scalda ancora con cocciutaggine e non ci pensa proprio a mollare la presa del termometro al generale inverno.

Lorenzo Delladio ci accoglie sventolando un foglio A4 dattiloscritto fresco di correzioni. “Domani sarà su tutti i giornali” dice sornione, spiazzando un po’ noi cronisti. Si tratta del comunicato stampa con cui annuncia il ritiro dal progetto per la riqualificazione del Passo Rolle di cui si era fatto capofila in questi ultimi tempi.

L’idea era molto chiara e prevedeva intanto di smantellare i vecchi impianti di risalita per ripristinare l’ambiente naturale, primo esempio in Italia a quote superiori i 2000 mt, per realizzare un centro outdoor dove si sarebbero potuti praticare in tutta sicurezza gli sport della montagna, dalle semplici camminate a piedi o con le ciaspole, il free ride, lo scialpinismo, il trekking, il nordic walking, trailrunning, mountainbike, arrampicata, orienteering e chi più ne ha più ne metta. “Evidentemente non sono riuscito a far comprendere agli operatori e alla politica la portata dell’iniziativa e delle opportunità che da essa sarebbero scaturite, per un nuovo e diverso sviluppo turistico”. Insomma, un’occasione perduta per uscire dall’immobilismo che sta paralizzando certe zone turistiche proprio come il Passo Rolle. D’altra parte, basta farci un salto per rendersi conto da soli… “Non abbiamo un’offerta sufficiente per attirare un certo target medio-alto di turisti, l’idea del Rolle mi pareva ottima per assolvere a questa mancanza. Avevo anche già trovato i finanziatori… Ma forse era un’idea troppo romantica, non so. Sento di avere quasi un obbligo morale nei confronti di questa terra che è la terra in cui sono nato, mi ha dato tanto e mi sento in dovere di restituirle qualcosa”, conclude. “Ma vedrete”, si lancia in una previsione: “torneranno…”.

Il pilota di rally sa bene quando è inevitabile dover puntare il piede sul freno prima che l’auto entri nella curva a velocità troppo sostenuta. Così ora siamo “fermi” e senza passirolle di mezzo possiamo concentrarci sulla straordinaria storia di questa azienda che si chiama “La Sportiva”, che poi è la storia di una famiglia, una grande famiglia dalla Valle di Fiemme.

Narciso Delladio e la moglie Luigia Jellici con i figli, Clara, Narcisa, Francesco e Anna

Proprio all’entrata, ci ha colpito un vecchio documento incorniciato che fa bella mostra di sé… Si tratta del diploma di partecipazione alla Fiera Campionaria di Milano, anno 1928, rilasciato alla Ditta “Dell’Addio Ciso”, che immaginiamo stia per Delladio Narciso.

“Si tratta del primo documento ufficiale ed è da lì che abbiamo deciso di partire. Tuttavia mi pare ovvio che nonno Narciso avesse cominciato ben prima a produrre i suoi zoccoli, scarponi in pelle per i boscaioli, gli agricoltori e chissà che altro…”

Certo nel 1928 non è da tutti passare da Tesero alla fiera internazionale di Milano; anche fisicamente considerando che non c’è nemmeno una strada vera e propria. Narciso (1890-1976) fa il calzolaio (durante la Prima guerra fornisce i comandi austroungarici), ma in realtà è un instancabile lavoratore a tutto tondo, geniale a suo modo, innovatore, abile con le mani e con il cervello; è infatti anche un capomastro che lavora molto in Alto Adige e si costruisce anche la casa dove poi va ad abitare con l’amata sposa Luigia Jellici (1902-2015). In più, si inventa anche “taxista”. Acquista con i primi risparmi una Fiat 509 e quindi “andava a prendere le persone alla stazione ferroviaria di Ora o di Predazzo e li portava su in Sella, sul Pordoi o al Falzarego”, racconta Lorenzo Delladio con malcelato orgoglio.

Passano gli anni, se ne va la guerra e si avvicinano i ruggenti anni Sessanta. La richiesta di scarponi è in continua crescita obbligando Narciso ad assumere nuovi dipendenti. Il buon nome della “Calzoleria Sportiva” varca i confini delle valli e si estende alle città di Trento e Bolzano. In azienda adesso c’è Francesco (1927-2015), unico figlio maschio di Narciso e di Luigia, e Anna, la sorella più anziana che faceva anche da irremovibile e precisissima contabile. Le altre sorelle erano (anzi sono, dato che sono ancora viventi) suor Assunta, al secolo Narcisa, e Clara.

Giulia e Lorenzo Delladio

La clientela si va diffondendo in tutta la valle e arriva fino a Trento, dove la “Calzoleria Sportiva” fornisce il famoso negozio “Tamanini”.

Francesco, che è in azienda praticamente sin dalla più tenera età, tra le altre qualità, ha ereditato da papà Narciso la lungimiranza. È per questo che tra il 1959 e il 1960 con sapiente tempismo inizia i lavori per la costruzione di un nuovo laboratorio alla periferia di Tesero, in località Piera, dove oggi c’è un’estesa zona industriale ma all’epoca, ahinoi, non c’era proprio nulla. Solo un gran bel prato. Francesco deve darsi un gran da fare per convincere gli amministratori comunali a portare acqua, corrente elettrica e tutti i servizi. Un’operazione che all’epoca deve esser parsa cervellotica e che invece diventerà la normalità delle zone artigianali di ogni dove.

Ma se urbanizzare il territorio si rivela più difficile del previsto, clamorosamente arduo è convincere i nove operai dell’azienda a trasferirsi dal centro di Tesero a Piera, due chilometri e mezzo che per questi valligiani tutto d’un pezzo equivalgono ad attraversare l’oceano. È molto, molto difficile convincerli. 

Nel nuovo e spazioso edificio si iniziano a progettare e fabbricare gli scarponi da sci, sport in forte ascesa e bisognoso di calzature sempre più tecniche. Rapidamente il mercato si apre e Francesco Delladio dopo averne disegnato il logo (la silhouette del Cimon della Pala col sole sullo sfondo), si presenta con il marchio “LA SPORTIVA” prima alla fiera di Milano e successivamente in tutta Europa con un campionario completo sia nell’invernale con scarponi da sci ed alpinismo, con audaci soluzioni tecniche ed estetiche, sia nell’estivo con le tradizionali pedule da montagna.

Ok, va bene il lavoro, ma in un uomo anche i magazzini del cuore vanno riempiti quand’è il momento, una contabilità affettiva che Francesco colma un bel giorno mentre si arrampica su una parete del passo Sella. Lì conosce una ragazza di Predazzo, Giuseppina Morandini (1930-2014), che diverrà la donna della sua vita, che gli darà quattro figli: Lorenzo, Luciano, Marco e Claudia.

Oggi c’è solo il primo a capo dell’azienda. “Come vanno le cose?”, chiediamo; Lorenzo ci risponde con una specie di scioglilingua. “Siamo troppo piccoli per essere grandi”. In che senso, scusi? “Dobbiamo crescere se vogliamo continuare a rifornire i nostri clienti. Altrimenti presto o tardi si rivolgeranno alla concorrenza”. Rieccolo il pilota di rally. Conosce fin troppo bene i tempi degli avversari e sa che non può alzare troppo il piede dal pedale del gas, altrimenti bisognerà cedere il podio a qualcun altro. Una preoccupazione che è anche uno dei segreti del successo de “La Sportiva”. Fin dagli anni Settanta, quando l’avvento della plastica nella produzione di scarponi da sci induce l’azienda ad abbandonare il settore, concentrandosi su quello della montagna. Il lavoro non manca e la voglia di creare, di distinguersi e di affermarsi su un mercato sempre più ampio diventa già allora la caratteristica principale e radicata nella famiglia Delladio.

Poi negli anni ’80 l’intuizione di spostarsi sul settore arrampicata. Viene ideata e realizzata un’innovativa scarpetta dai caratteristici colori viola e giallo che sarà la capostipite di una lunga serie di prodotti all’avanguardia (come lo scarpone da sci in carbonio) e firmerà, in breve tempo, il successo mondiale del marchio. 

È risaputo: quando un’azienda funziona e vende bene, gli spazi non bastano mai. Si è costretti  a reinventarsi continuamente, ad investire, a tenere ancora per qualche metro la marcia lunga, senza scalare sulle marce più corte.

A metà degli anni Novanta, la sede di Tesero comincia ad evidenziare segni di sotto-dimensionamento rispetto alle nuove esigenze produttive e organizzative. Iniziano pertanto i lavori di realizzazione di un nuovo stabilimento a Ziano di Fiemme, su una superficie di oltre 7.000 metri quadrati. Il posto da cui vi trasmettiamo in questo momento…

Lorenzo Delladio, Reinhold Messner, Giulia Delladio, Francesco Delladio

“Se vogliamo continuare a consegnare tutto quello che ci ordinano dobbiamo tenere sempre aggiornata la rete di distribuzione e iniziare a pensare ad un ampliamento dello stabilimento. In questo settore se ti fermi sei morto”. Commercialmente parlando, s’intende… D’altra parte per crescere del 20% all’anno ed esportare più dell’80% della produzione, in anni in cui la crisi ha aggredito ogni settore dell’economia ci vuole una determinazione spaventosa, qualità che a Lorenzo Delladio pare proprio non mancare. Come un rallysta al nastro di partenza di una gara dalla lunghezza ignota, un’entusiasmante competizione che ha il pregio un po’ sinistro di non finire mai. Ad un pit stop del 2010, è salita a bordo anche Giulia, esponente della quarta generazione della famiglia Delladio, assumendo un importante incarico all’interno dell’ufficio marketing aziendale.

Ok, chiudiamo la corsa, pardon, l’intervista, visitando lo stabilimento. Un colpo d’occhio suggestivo, non c’è che dire. È rincuorante vedere così tanti giovani al lavoro, un lavoro “vero” – niente tablet né monitor, solo colla, filo, pazienza e abilità –, un lavoro nel quale con le mani devi creare, tutti movimenti non così diversi da quelli che Narciso e Francesco compivano 50 e 90 anni prima. È segno di una tradizione che salva, che prende il passato per la collottola e, dopo averlo osservato per qualche istante nel presente, lo lancia direttamente nel futuro,  grazie anche all’innovazione continua di cui La Sportiva si fa da sempre portatrice. Già, l’innovazione, la tradizione: sono proprio loro i navigatori, le sagge suggeritrici che tutti dovremmo sempre avere al nostro fianco, nel lungo rally della vita. Lorenzo Delladio lo sa da sempre.

Francesco Delladio con la piccola Giulia che oggi è responsabile del marketing strategico
Domande fisse
Il libro che sta leggendo?
“Le otto montagne”di Paolo Cognetti, recente Premio Strega. 
Il piatto preferito? 
Spaghetti di kamut Felicetti con pomodorini freschi, basilico e capperi.
Il film del cuore?
“La grande bellezza” di Paolo Sorrentino.
Cantante, compositore o gruppo preferito?    
“Rolling Stones” per sempre…
La cosa che le fa più paura?
Dover parlare con persone che… ‘’non vogliono capire’’.
Ha un sogno notturno ricorrente?      
Mi ritrovo spesso a vincere il Rally di Montecarlo.
Se non avesse fatto quello che ha fatto, cosa avrebbe voluto fare?       
Magari in altri ambiti, ma comunque e sempre l’imprenditore.
Lorenzo Delladio, oltre a dirigere “La Sportiva” è anche un ottimo pilota di rally. Tra i risultati più importanti alla guida della sua Porsche ricordiamo il primo posto assoluto al rally di San Martino di Castrozza nel 2016 ed il secondo posto assoluto nel 2017

www.lasportiva.com

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.