Luis Durnwalder: il “riposo” del guerriero

Al ristorante di Cirlano, frazione di Naturno (Bz), chiediamo qualche dritta per raggiungere la casa di Luis Durnwalder, ma nessuno pare disposto a svelarne le coordinate così al primo venuto anzi, qualcuno fa finta di non averlo mai sentito nominare. Vabbè. Sai com’è? Si vede che “giornalista” fa rima con “terrorista”, e di questi tempi non si sa mai…

Alla fine ci arriviamo comunque a questa casa e tralaltro non della fattura che ci saremmo aspettati: in classico stile sudtirolese, con i balconi che sembrano fatti con le mollette e gli stuzzicadenti. L’abitazione, che l’ex Landeshauptmann divide con la sua compagna Angelika e la piccola Greta, è ultra moderna. Abbastanza inusuale e spiazzante considerata la latitudine. Ma tant’è. Col senno di poi, riflette di certo alcuni aspetti del carattere del Nostro: originalità, eclettismo, sicurezza, forza e chi più ne ha più ne metta.

Fatto sta che vederlo così, in maniche di camicia, affacciarsi dalla porta di casa tutto sembra tranne che un pensionato tutto pantofole e tv. Il physique du role dell’uomo intraprendente e capace, di colui che sa coniugare nella giusta misura quota ideale e realismo si è impossessato per sempre della sua fisiognomica.

Il giovane Durnwalder impegnato in una partita a carte

Ottant’anni di cui quaranta passati in giunta regionale e provinciale, senza contare i cinque anni da Sindaco di Falzes. Stiamo parlando dell’uomo che, quinto di undici figli, da uno sperduto maso di Falzes è arrivato a raccogliere la difficilissima eredità lasciata da Silvius Magnago; l’uomo che nel 1989 cominciò la sua avventura politica da Presidente della Provincia facendo la famosa (e spiazzante, appunto) dichiarazione: “Sarò il presidente di tutti gli altoatesini.” Colui che tra le sue prime uscite da Presidente, mentre molti paventano rivoluzioni pangermaniste, va a visitare una scuola superiore di lingua italiana. Stiamo parlando dell’uomo che per la prima volta mette attorno allo stesso tavolo il presidente della Repubblica italiana, Napolitano, e quello della Repubblica austriaca, Fischer. 

Comunque eccolo il caffè sul tavolo, servito dalla gentilissima Angelika Pircher, la donna che ha dato a Luis la gioia di una nuova figlia femmina (con l’ex moglie, Gerda Furlan, ne ha avuti altri due, Hannes Hann e Sigrid, scomparsa a soli 28 anni). 

La piccola Greta ha da poco cominciato la prima elementare e ci osserva curiosa, muovendosi come un piccolo folletto da un angolo all’altro del grande tavolo; alla parete, una piccola esposizione personale dei suoi bellissimi disegni.

Due passi in giardino, a rimirar le piante e la vasca con i pesci giapponesi

“L’AUTONOMIA speciale  AL TRENTINO? vi è stata regalata!”

Come dicevamo, nel 1989, Luis Durnwalder diventa Presidente della Provincia autonoma di Bolzano, raccogliendo un testimone molto importante, quello di Silvius Magnago… Probabilmente non immagina quanto lontano lo porterà quell’avventura, in che modo riuscirà a modellare la specialità altoatesina fino a farne diventare un modello studiato da tutto il mondo (mentre scriviamo è in partenza per il Sudafrica dove è stato invitato in qualità di ambasciatore dell’Autonomia speciale).

“Magnago ci ha portato l’Autonomia, è vero, ma solo come elenco di competenze che andavano trasformate, nel senso che a quel punto dovevano dare vantaggi completi alla collettività”. Luis e i suoi pensano subito ad un’Autonomia di tipo dinamico, diversa da quella più rigida intesa fino ad allora. Ad esempio riguardo alla scelta – caldeggiata da Bruno Kessler – di aprire un’Università a Bolzano. “L’università veniva vista come un nemico, un possibile elemento di assimilazione. Negli anni Settanta, Magnago era stato contrario. Sono stato io negli anni Novanta a chiedere la competenza, assieme anche a quella delle strade, dell’energia… A chiudere finalmente la vertenza cominciata con il Los von Trient di Castel Firmiano”. Il fatto è che ci si accorge da subito che la realtà è più veloce di quanto si sarebbe potuto immaginare. Sorride Durnwalder: “Pensate alla banda larga. Allora andavi in certi masi a parlarne e ti guardavano male… Oggi tutti ce l’hanno”.

Conservare, ampliare e soprattutto aggiornare ai fabbisogni della gente l’Autonomia raccolta in eredità: questo il compito che si è dato in quei primi anni.

“Tutto quello che poteva servirci per sopravvivere come minoranza, noi dovevamo chiederlo.”

Cacciatore di vecchia data, Durnwalder mostra orgoglioso fucili e trofei

E poi si doveva evitare l’esodo dalla montagna, non dovevamo rifare gli stessi errori che avevano fatto sugli Appennini, sui Pirenei, ecc. “E il Trentino?”, domandiamo infingardi. Il Trentino l’ha persa un pochino questa battaglia? “Sì, potete capire anche la differenza. Se un trentino va in Veneto non corre il pericolo di essere assimilato: anche lì si parla italiano. Noi sudtirolesi siamo attaccati a questa terra e dobbiamo fare di tutto affinché possa continuare a vivere così com’è”. Così si lavora ad uno sviluppo culturale che non si limita ai grandi centri, ma si dirama un po’ ovunque in Alto Adige.

L’autonomia – secondo Durnwalder – non è stata concessa all’Alto Adige perché gli altoatesini sono più bravi o hanno un reddito medio più alto, ma per un motivo fortemente identitario. E il Trentino, invece? “Beh, al Trentino è stata regalata… È rimasta lì dopo lo scioglimento della Regione… Siamo contenti, sia chiaro: in due siamo molto più forti. Perlomeno i trentini possono parlare contro il gruppo italiano, noi dobbiamo stare sempre attenti ai toni da usare per non offendere nessuno…”

Per Durnwalder l’Alto Adige dovrebbe essere un esempio per l’Italia, un gioiello di convivenza delle diversità che dovrebbe essere apprezzata. Oggi lo si capisce per fortuna, ma quando in passato cercava di trovare un equilibrio tra le parti le cose non erano così semplici… “Voi non avete idea di quante battaglie ho dovuto affrontare”, dice Luis afferrando la zuccheriera.

Sono rimasti unici i suoi rapporti diretti con la popolazione (le udienze a Palazzo Widmann alle 6 del mattino, gli appuntamenti pubblici a cui presenziava ogni fine settimana nei Comuni) e quelli con i giornalisti di Alto Adige, Trentino e Tirolo (nella foto, l’appuntamento estivo nella sua casa di Falzes per conferenza stampa e pranzo in giardino).

I GIORNALISTI DI MALOSSINI, I LITIGI CON ANDREOTTI E QUELLO “SCIENZIATO” DI DELLAI

Cade lo zucchero e il padrone di casa chiede aiuto. Arriva Angelika in soccorso: “Non ho bisogno che mi diciate chi è stato. Ho già capito”.

Per ventiquattro anni c’è stato un solo Governatore in Alto Adige. Sulla poltrona trentina, invece, se ne sono avvicendati ben quattro: Malossini, Bazzanella, Andreotti e Dellai.

Quando Durnwalder inizia la sua avventura politica è il 1989, il Muro di Berlino si sbriciola, ma altri muri sono ancora in piedi e l’eco del Los von Trient era ancora udibile… “Quando sono andato la prima volta da Malossini, mi ricordo che mi colpì il numero dei giornalisti presenti; pensai che stesse arrivando il Segretario generale dell’Onu… Lo dissi a Magnago e lui si arrabbiò moltissimo: Non capisco, quando andavo io a Trento non c’era nemmeno un giornalista”.

Fin dall’inizio appare chiaro che Trentino e Alto Adige sono “condannati” ad una fattiva collaborazione per salvaguardare le rispettive Autonomie speciali… “Con Malossini mi sono trovato molto bene. È partito anche da lui un certo processo di cambiamento. Con Andreotti, invece, abbiamo litigato parecchio. Forse perché tra amici si litiga di più, perché non ci si nasconde nulla. Dellai – non esagero –era come un fratello. All’inizio era un po’ timido, non aveva esperienza… Mi ricordo il nostro primo incontro pubblico all’Hotel Trento: io avevo già una certa esperienza e poi ho la voce molto alta, lui è più… scienziato.

Se lo ricorda ancora, Durnwalder, l’evento del 5 settembre 2008, la presentazione del libro di Lorenzo Dellai “Il mio Trentino” (Curcu & Genovese). Assieme ai due, anche l’allora Governatore del Veneto, Gianfranco Galan

Durnwalder ha una grande ammirazione per il Dalai Lama. È forse la personalità internazionale che ammira di più. Qui nell’agosto del 2005 mentre lo riceve a Palazzo Widmann

Azzardiamo una frecciatina: Presidente, ci pare che dei tre lei è quello che sta meglio oggi… “Lui mi attaccava sempre – evita divertito la risposta –, in ogni occasione. È venuto anche a pescare con me… E poi pubblicamente ha dichiarato che pure di pesca io non capisco molto… Parlava per invidia, perché pur avendo le disponibilità finanziarie non aveva mai avuto il coraggio di fare un programma preciso e chiaro. Gli investimenti li ha fatti a Padova, Verona, Venezia e non nelle Valli… Per forza i contadini sono scappati. Molti ricordano l’accusa che ci rivolgeva, di dare contributi perfino per i fiori dei balconi dei masi. Eppure anche lui avrebbe potuto farlo”.

Ci ritorna spesso a questo argomento del paesaggio, Durnwalder. È convinto che non si tratti solo di salvaguardare il lavoro agricolo, ma di far sopravvivere un paesaggio sano, pulito come importante base per il turismo.

“Il 74% dei contadini altoatesini ha un secondo reddito. La Provincia li aiuta in ciò favorendo la dislocazione delle piccole aziende proprio nelle Valli”.

Gli Alpini a Trento? l’occasione per far vedere a tutti cos’è il Trentino vero

Uno dei punti cardine del programma di Luis Durnwalder è sempre stato la pacificazione tra i gruppi etnici. In Trentino in questi ultimi tempi ci sono alcuni “litigi”, soprattutto a livello politico, ma non solo. Pensiamo al vespaio di commenti critici che suscitò l’adunata degli Alpini nel 2018 a Trento. Nel 2012, Durnwalder andò controcorrente, ottenendo – tra mille proteste – l’Adunata nazionale degli alpini nel 2012 a Bolzano. E fu un clamoroso successo. Cosa consiglierebbe al suo collega Ugo Rossi? “Io dico che non bisogna sempre guardare solo l’ombra, il negativo. Per molto tempo noi abbiamo avuto tensioni, ma anche una certa paura di uscire dal guscio, come le lumache. L’Autonomia ci garantisce dei mezzi che tutelano la nostra sopravvivenza etnica. E poi abbiamo fiducia in noi stessi e guardiamo sempre oltre. È anche per questo che stiamo lavorando sul progetto Euregio, una collaborazione che va oltre i confini di questa regione aperta con la quale vorremmo presentarci a Bruxelles. Non si può avere sempre paura di perdere l’identità, bensì essere orgogliosi di farla conoscere al di fuori.

L’Adunata del 2012 ha consegnato all’Alto Adige un’immagine di apertura, europea. Proprio tu – direi a Rossi – che non corri pericoli di assimilazione, che parli la lingua più dantesca di tante regioni del sud… Un’adunata potrebbe essere l’occasione per far vedere a tutti cos’è il Trentino vero: prodotti agricoli, industriali, artigianali… Insomma. È una grande chance. Non guardiamo sempre solo i possibili pericoli… 

Nel 2012, durante l’adunata a Bolzano, andavo in ufficio e per le strade vedevo gli alpini bere e cantare in allegria assieme ai contadini sudtirolesi con il grembiule. La diversità veniva vista da tutti come un valore”.

E con gli Schützen come la mettiamo? 

“Anche gli Schützen sono un po’ divisi. Con la paura e con gli steccati non risolvi il problema, anzi. Siamo in Europa e dobbiamo essere fieri della nostra storia e della nostra cultura. Gli Schützen dovrebbero impegnarsi per la pace e la convivenza più che per la divisione senza perdere la loro identità e farla conoscere agli altri. Se non conosco l’altro non posso nemmeno dialogare con lui.

In passato, Durnwalder ha avuto contrasti con una parte degli Schützen quando si trattò di introdurre l’Italiano nelle prime classi. “La lingua dovrebbe essere un mezzo di dialogo, di standard di vita: se non posso parlare col mio vicino perché non lo capisco come posso convivere con lui?”

I confini vanno cancellati nei cuori e nei cervelli prima che politicamente

Un accenno – uno soltanto – all’imminente anno battistiano. Ma per parlare di Cesare Battisti e della sue affermazioni in merito al confine di Salorno. Luis Durnwalder, però, decide di togliersi subito un sassolino dalla scarpa citando un altro importantissimo statista trentino… “Alcide Degasperi è stato un bravissimo politico, ma è tutt’altro che santo. Si fosse fissato il confine a Salorno – come auspicato dal geografo Cesare Battisti – molte cose sarebbero andate diversamente. Le cose stanno così… Noi non abbiamo mai chiesto di spostare i confini, ma che quanto promesso venisse mantenuto”. 

L’ex Landeshauptmann ci ricorda che l’Autonomia è sempre quella del 1945. Il Pacchetto non fu altro che l’attuazione di quella. L’Autonomia in realtà non volevano darla al Trentino, ma sarebbe servita all’Alto Adige per risolvere il problema delle minoranze.

“In ogni caso, i confini vanno cancellati nei cuori e nei cervelli prima che politicamente. E con questa Europa, secondo me, si può lavorare bene in tal senso”.

Stand-osteria a expo 2015: “SE SERVE A PROMUOVERE, BEN VENGA pure L’OSTERIA”

Parliamo un po’ di turismo, adesso. In Trentino è stata da poco introdotta – tra le ultime province in Italia a farlo – la tassa di soggiorno. Si lamenta però poco coordinamento tra gli operatori, le Apt sono in crisi, persiste una distruttiva strategia al ribasso da parte delle strutture per attrarre turisti. Cosa può insegnare l’esempio dell’Alto Adige? “In Trentino ci sono posti meravigliosi, pensiamo al Garda, alla Valle di Fassa, a Campiglio, ecc. che puntano sulla qualità turistica, come noi altoatesini. Poi ci sono altre zone in cui, come dire, si guarda di più alle seconde case, si punta ai gruppi più che al turista singolo.”

Beh, in effetti, inserire nelle statistiche i proprietari delle seconde case non ci pare un metodo proprio correttissimo. Metodo che crea problemi anche in tema di pianificazione dei servizi, un costo inutile e gravoso per molti Comuni. 

“Se le strutture non vengono usate cadono in rovina. Occorre tenere vivo il tessuto sociale. In Alto Adige abbiamo 3400 associazioni per 116 comuni: una media di trenta associazioni a comune. Abbiamo il doppio dei Vigili del Fuoco del Trentino. Le Comunità sono più vive, soprattutto nelle vallate più lontane. La collaborazione tra agricoltura e turismo è fondamentale”.

I numeri
25 anni di Governo
375 viaggi all’estero
548.197 preferenze
400 sedute del Consiglio 
150 caserme dei vigili del fuoco inaugurate
3.900 giorni di udienza agli altoatesini fin dalle prime ore del mattino. 
9.075 giorni Presidente 
3.200 discorsi

Presidente, è stato all’Expo 2015? “No, pensavo di andarci, ma c’era troppo affollamento…” Bene. In ogni caso avrà sentito delle polemiche legate allo stand del Trentino. All’Expo 2015, lo stand dell’Alto Adige è costato la metà per un periodo doppio. Risultato? È stato molto più visitato. Pare che il vostro sembrava più un’osteria che uno stand. “Se la cosa serve a promuovere i propri prodotti tipici ben venga anche un’osteria; tuttavia sappiamo bene che se avessimo solo il mangiare e il bere da offrire sarebbe troppo poco. Io all’Expo non ci sono ancora stato e non posso giudicarlo, ma normalmente noi facciamo un gran bel lavoro nella promozione”.

Trentino e Alto Adige sono fratelli-rivali anche su un altro campo: quello del mercato enologico

“Small is beautiful. Pensi che nel 1967, quando ero direttore dell’Unione Contadini, la superficie vitata dell’Alto Adige era la stessa di oggi: 5300 ettari. Allora però producevamo 720mila ettolitri di vino, oggi ne facciamo 340mila. Abbiamo capito che il meno può essere di più.

Senza criticare nessuno, posso affermare con tranquillità che i nostri vini, specialmente i bianchi, hanno superato quelli trentini. Se abbiamo preso 37 tre-bicchieri non sarà solo perché parliamo un’altra lingua…”

“La VALDASTICO? Io ho detto di no. Sono felice di lasciare il problema ai trentini”

Angelika ci porta degli squisiti pasticcini a cui proprio non riusciamo a dire di no. Se il palato si addolcisce, lo stesso non si può dire dei temi affrontati durante la nostra conversazione. Altro “amaro” tema d’attualità: la Valdastico

Presidente, per qualcuno la Valdastico è la merce di scambio per mettere le mani sulla proroga della concessione dell’A22 evitando così il bando di gara. Lei cosa ne pensa? “Secondo me non è così. È solo una questione di politica.

Intanto diciamo subito che noi non vogliamo la terza corsia, ma la possibilità di trasformare la corsia d’emergenza in terza corsia in caso di traffico eccezionale o di incidenti ecc. Roma farebbe bene a darci la concessione, anche pensando al tunnel di base del Brennero e delle tratte d’accesso. Se non siamo noi a mettere a disposizione questi progetti e a realizzarli, quale altra azienda privata ha i mezzi per farlo?

Insomma, un accordo prima o poi lo si troverà. Ma la Valdastico non c’entra nulla… Sono felice di lasciare il problema ai trentini. Io ho detto di no da subito. Anche perché, a ben guardare, per noi non cambia nulla a livello di traffico”.

Le onorificenze
• Cavaliere dell’Ordine al merito bavarese – Monaco di Baviera, 1984
• Gran Decorazione d’Onore in Oro con Fascia dell’Ordine al Merito della Repubblica Austriaca – Vienna, 1995
• Gran Croce al Merito dell’Ordine al Merito di Germania – Berlino, 2000
• Cavaliere di Gran croce pro merito melitensi – Roma, 2005

Progetto “LIFE URSUS”, orsi e lupi: “l’ambiente NON È PIù quello di cento anni fa…”

È risaputa la grande passione di Luis Durnwalder per la caccia. La sua collezione di trofei è di tutto rispetto. Gli chiediamo se non teme le ire degli animalisti… Lui non fa una piega. Ci dice che la caccia serve a regolare gli equilibri della Natura. “Avete idea di cosa succederebbe se gli animali predatori si dimenticassero di essere predatori?”

Parlando di animali, facile allora che si arrivi a parlare del progetto Life Ursus, mirato al ripopolamento ursino del Trentino. Ugo Rossi si è detto pronto a rivedere il progetto. La prima risposta è lapidaria. Un raro mix di pragmatismo nordico, di spontaneità partenopea e di filosofia dell’ovvio alla Catalano: “Se Trento non avesse mai iniziato il progetto oggi non avrebbe il problema. Adesso abbiamo tutti i problemi e le grane. Io sono cacciatore, ma non caccerei mai un orso, però dico che questi animali, anche il lupo, oggi non trovano più l’ambiente di cento anni fa. Allora non avevamo tredici milioni di turisti, le strade forestali accessibili, per le malghe e per i masi. Anche la popolazione era inferiore. Allora c’erano zone boschive, migliaia di ettari senza la presenza dell’uomo”.

E poi per i trentini di città magari è facile vantarsi ed essere orgogliosi di stare in una regione dove “vivono” ancora gli orsi. Ma per chi abita nelle valli periferiche, per il contadino, per il turista che va a funghi e si trova davanti un plantigrado… diciamo che non è il massimo.

“Dico francamente che in Alto Adige non abbiamo l’ambiente adatto per gli orsi. Il Trentino dovrebbe trovare il coraggio di fare marcia indietro.” 

INDUSTRIE CHE VANNO E CHE VENGONO. “Da voi I SINDACATI hanno troppo potere”

Uno degli episodi politicamente più importanti per la pace sociale e etnica verificatisi durante il lunghissimo Governo di Durnwalder è stato il famoso “salvataggio” delle Acciaierie. Nel 1995 la Giunta provinciale acquista per 63 miliardi di lire i 19 ettari di terreno e capannoni delle Acciaierie Falck in zona industriale a Bolzano e poi li affitta alle Acciaierie Valbruna, che proseguono l’attività. Le condizioni, poste da Durnwalder alle Acciaierie, furono riassunzione di tutti i dipendenti e soluzione dell’impatto ambientale. Salvato il lavoro di 650 persone, quasi tutti italiani, e le loro famiglie. Durnwalder va a Bruxelles e ottiene il via libera della Commissione europea che aveva dubbi e parlava di salvataggio antieconomico.

Perché in Trentino si ha difficoltà a fare salvataggi simili a questo? Pensiamo alla Whirlpool, alla Subaru, ecc. “Cominciamo con dire che in Trentino le aziende sono un po’ più grandi delle nostre. Ma al di là di ciò, ritengo che il ruolo dei sindacati sia decisivo. Da voi hanno troppo potere. Gli operai altoatesini – diciamo così – non sono molto avezzi agli scioperi. Rispetto agli omologhi trentini tengono rapporti diversi e più diretti con le proprietà. Come ho già detto, le grandi aziende vengono dislocate e spesso trasformate in aziende piccole e medie con imprenditori locali”. 

Già. Lo sa bene il Nostro che le società estere, le multinazionali, rimangono solo fino a quando le cose vanno bene…

Ma ci sarà qualcosa che funziona meglio in Trentino…

“Sì, una cosa c’è. Una cosa che invidio al Trentino è l’investimento in ricerca e innovazione, cominciato con molta lungimiranza, molto ma molto prima dell’Alto Adige.” 

Tasto dolente, per il Trentino, l’agricoltura che rispetto al Sudtirolo ha molte più difficoltà. La produzione trentina è circa la metà di quela altoatesina: molto alta anche la disoccupazione”.

EUREGIO: “i confini presto o tardi dovranno cessare di essere politici”

Il 20 settembre scorso, si è tenuta ad Hall in Tirolo la prima festa dell’Euregio, dal mese scorso presieduto dal nostro Ugo Rossi. Luis Durnwalder è stato il primo Presidente nella storia di questo progetto transfrontaliero…

“L’Europa parla di macroregioni. Certo l’Euregio non lo è ancora, ma vi è una buona collaborazione transfrontaliera. Sono accordi tra zone di confine. Perché la verità è che i confini presto o tardi dovranno cessare di essere politici, laddove non corrispondono ad altrettanti confini culturali e antropologici”. 

Durnwalder ci fa l’esempio dei due versanti della stessa montagna: spesso, popoli, costumi e necessità sono le stesse. Pensiamo alla Valle d’Aosta, a certe zone del Friuli, allo stesso Tirolo. 

“Molti auspicano che l’Euregio diventi prima o poi uno stato sovrano. Io dico che invece dovrebbe garantire nel tempo un passaggio morbido da uno Stato all’altro”.

Alla festa di cui sopra, il Presidente entrante, Ugo Rossi, ha evidenziato l’importanza del piano di trilinguismo avviato in Trentino attraverso lo sviluppo del quale si mira a vincere le sfide lanciate dalla globalizzazione… verrebbe da dire che in Trentino non abbiamo ancora imparato il tedesco, ma abbiamo deciso che dobbiamo imparare pure l’inglese… “Prima vi siete rifiutati di imparare il tedesco… A parte gli scherzi, a Bolzano, anche il gruppo linguistico italiano ha finalmente capito che imparare il tedesco è importante, anche per trovare un posto di lavoro. Il problema arriva dall’altro fronte… Ci sono molti politici che dicono che non ne vale la pena, tanto prima o poi arriverà un’autodeterminazione del popolo sudtirolese. Per chi non parla il tedesco, in certe zone dell’Euregio, vi sono ancora delle disparità incredibili, specie in termini di agevolazioni, ad esempio in Austria. E poi – adesso Durnwalder sorride, segno che sta per regalarci una delle sue battute – mi ricordo quanti problemi ho dovuto superare per poter consegnare l’onorificenza del Tirolo al mio amico Lorenzo Dellai che non parla una parola di tedesco”.

“La gente oggi mi considera come se fossi ancora lì…”

Sul fatto che Durnwalder sia un grande tifoso della Juventus dobbiamo scoprire che si tratta di una verità a metà? “Tifo Juve solo perché vengono in Val Pusteria…” ammette candidamente il Nostro infilandosi la giacca. “Come sto? Va bene con questi pantaloni?” Beh, sì, ci pare di sì… Ma dove sta andando, Presidente? “Ho un impegno a Trento, all’Assessorato alla Sanità…” 

Sì, ci troviamo di fronte ad un pensionato molto, ma molto sui generis che nel giorno dell’addio a Palazzo Widmann ha ricevuto grandi ovazioni: chissà se erano per festeggiarlo o perché erano contenti per il fatto che se ne andasse… “È innegabile che una parte fosse – diciamo così – soddisfatta per gli spazi che liberavo…” dice toccandosi il ventre prominente. “Ho l’impressione che vi sia qualche politico che ancora oggi non mi vuole molto bene… Dicono che sono stato una specie di dittatore, eppure dal numero di lettere che ricevo (tralatro quasi più dal gruppo linguistico italiano) posso affermare con sicurezza che la gente mi vuole ancora bene. Ancora oggi; il giorno del mio compleanno (il 23 settembre, Ndr) ho ricevuto qualcosa come 236 sms”.

Ma cosa le manca di più del fare politica? “Il poter aiutare la gente che oggi mi considera come se fossi ancora lì… Però ahimé non ho più un ufficio, devo rispondere direttamente io a tutti, muovermi… Il più delle volte cerco di limitarmi al consiglio, ma altre volte…”

Potrebbe dare loro il numero di Arno Kompatscher, no? Il Presidente fa una faccia strana, come se una punta di amarezza lo pungolasse tutto d’un tratto. Ahi, ahi. Mi sa che abbiamo toccato un tasto delicato. “Pensi che non sono ancora stato una volta nel suo ufficio…” Addirittura… Non è mai venuto nemmeno a chiederle qualche consiglio? “No, mai. Io non vado a cercarlo, lui non mi cerca. Tuttavia, vi dico in anteprima che dopodomani mi ha invitato per una cena riservata”. 

Ride di gusto, il nostro intervistato, si dà un’ultimissima occhiata nello specchio e ci saluta con molta cortesia, avviandosi verso i suoi nuovi impegni. A Trento.

Il politico? Non lo rifarei…
Il libro che sta leggendo?
L’edizione tedesca del libro di Manfred Spitzer, “Demenza Digitale”, sui pericoli delle nuove tecnologie.
Il piatto preferito?
Non amo i pranzi e le cene dove stai tra il parroco e il Sindaco… Amo i piatti tradizionali (a parte i canederli), il Kaiserschmarrn. Ma mi piace anche la pasta (uno dei vantaggi della cultura italiana è che è diventata tradizionale…)
Il film del cuore?
Guardo film e documentari praticamente tutti i giorni, anche a tarda sera. Ieri, ad esempio, ne ho visto uno sulla riunificazione della Germania. Amo molto anche il tema scientifico, del tipo “Come è nato l’universo“. E i film sulle sciagure (ad es. “Titanic“).
Cantante, compositore o gruppo preferito?
Dipende molto dall’umore del momento. Alcune volte ascolto i valzer di Strauss, le bande musicali, Bach e Verdi, ecc.
La cosa che le fa più paura?
Ammalarmi e diventare un peso per gli altri; vorrei poter continuare ad aiutare gli altri.
Il sogno ricorrente?
Adesso quando sogno è come fossi ancora in politica. Lavoro alle problematiche della Provincia. Ad esempio l’altra notte riflettevo su un problema connesso alla realizzazione del tunnel del Brennero…..
Se non avesse fatto quello che ha fatto, cosa avrebbe voluto fare?
Ho fatto questa scelta e sono contento di aver avuto tutte queste occasioni. Credo di aver occupato bene il mio tempo, ma… non lo rifarei. Non studierei più agronomia, ma economia e commercio. E farei il libero professionista. Così finalmente non dovrei più giustificare lo stipendio, la pensione, ecc..
Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.