Lussu e le lettere della ragazza bionda

È l’inverno del 1916 e per i soldati sono finalmente iniziati i turni delle licenze. “Quindici giorni da passare nelle nostre famiglie ci sembravano una felicità senza eguale”, scrive Lussu ma a causa di un’azione che sembra prossima, lui e il tenente Avellini, suo amico, sono trattenuti al fronte con le rispettive compagnie. 

“Gli austriaci normalmente rispettavano le ricorrenze delle feste religiose”, racconta Lussu. “Per le grandi solennità essi non sparavano in trincea e anche la loro artiglieria taceva. Ma questa volta i nostri posti d’ascoltazione erano riusciti ad intercettare un fonogramma nemico in cui si parlava di una mina che avrebbe dovuto brillare per Natale, a mezzanotte”. La preoccupazione era che, saltando le posizioni in quel punto, il fianco destro della brigata di Lussu sarebbe stato completamente scoperto e gli austriaci avrebbero potuto sfondare la linea italiana. Il suo battaglione conosceva più degli altri quella zona e il comando ordinò che la sua compagnia e quella di Avellini rimanessero in trincea la notte di Natale. “Solamente noi ufficiali eravamo a conoscenza di quanto sarebbe avvenuto” scrive Lussu. “I soldati rimpiangevano solo di essere dovuti rimanere in linea mentre il resto del reggimento passava il Natale a riposo. Una larga distribuzione di cioccolato e di cognac aveva suscitato qualche sospetto che fu dissipato dalla considerazione che fosse un compenso dovuto all’eccezionale servizio”. A questo punto la storia raccontata da Lussu diventa più intima e personale. “Prima di portarsi sulla mina Avellini mi consegnò un pacchetto di lettere, sigillato. L’eleganza del pacchetto e un tenue profumo che ne sprigionava rivelavano chiaramente la loro provenienza.

Io non sapevo niente di preciso, ma non ignoravo che Avellini era innamorato di una signorina. Quelle dovevano essere le lettere che ne aveva ricevuto. Con un sorriso che voleva coprire il lieto segreto mi disse: “Non si tratta di una questione importante, anzi, non è una questione di servizio. Ma se, stanotte rimango sepolto dalla mina, tu farai giungere questo pacchetto alla persona di cui troverai l’indirizzo”. 

A Lussu viene il dubbio che la ragazza in questione fosse quella con i capelli biondi che lui e Avellini avevano conosciuto insieme in settembre e dalla quale anche lui era rimasto vivamente colpito. 

“Il dubbio che Avellini fosse il preferito mi perseguitava”, scrive. E poi: “Pensavo, perché doveva essere proprio lei? Non era possibile si trattasse di un’altra donna? Certo era possibile”. 

Nonostante questo dubbio, però, vuole rispettare il volere dell’amico ma pensa che anche lui avrebbe potuto non sopravvivere a quella notte. Si reca dal capitano di una batteria di montagna vicina e gli mostra il pacchetto sigillato. “Se dovesse accadermi qualcosa stanotte, la prego di consegnare questo pacchetto al tenente Avellini. Se egli non fosse più fortunato di me, lei troverà nella busta interna l’indirizzo della persona a cui deve essere spedito il pacchetto”. Quando capisce che si tratta di lettere d’amore il capitano si mette a ridere e rivela a Lussu il suo disincanto sull’argomento. Mostrando una bottiglia di cognac gli dice: “Quando si ha una donna lontana mille chilometri, la sola cosa utile a farsi è quella di dimenticarla. Poche illusioni! Non resta altro da fare e per dimenticare non c’è che questo perché, se non si dimenticasse, non ci rimarrebbe altro che spararsi un colpo di pistola”. 

In ogni caso, aggiunge che si sarebbe occupato lui delle lettere. 

Man mano che la mezzanotte si avvicina, il pensiero di Lussu si allontana dal pericolo incombente per fissarsi su quello che lo tormenta. “Deve essere lei. Non può essere che lei”, si ripete ma ogni volta il dubbio ritorna e allora cerca di trovare conforto pensando: “non deve essere lei. Non può essere lei”. Il tempo scorre, arriva e passa la mezzanotte e poi arriva anche l’alba senza che la mina scoppi. Si era trattato di un falso allarme. 

La mattina le due compagnie ricevono il cambio e raggiungono il resto del reggimento a Campomulo dove Lussu recupera il pacchetto di lettere, lo riconsegna ad Avellini ed entrambi partono finalmente per la licenza. 

Il racconto invernale di Lussu che ho riportato fin qui ha un’appendice nel giugno successivo. Durante la battaglia del monte Ortigara, Avellini rimane gravemente ferito all’addome e quando Lussu lo va a trovare all’ospedale di campo lo trova molto sofferente, con gli occhi bendati e moralmente distrutto. Non lo rincuora nemmeno sapere che verrà decorato con la medaglia d’argento al valor militare e proposto per la promozione a capitano. Prega nuovamente l’amico di consegnare di persona le lettere alla ragazza che gliele ha spedite ma prima gli chiede di leggergli l’ultima che ha ricevuto. 

“Io spiegai i fogli e il mio sguardo corse alla firma” scrive Lussu. “Era il nome della signorina bionda. Cominciai a leggere. La voce mi tremava… Una donna non può scrivere parole più tenere di quelle che io lessi quel giorno. Dovetti interrompere la lettura ancora, più volte, perché Avellini non riusciva a frenare il pianto”. 

Lussu promette all’amico di portare le lettere alla ragazza e poi fa ritorno al comando del battaglione. Poco dopo riceve la telefonata del direttore dell’ospedale da campo che gli dice che Avellini è morto. 

“Come mi appariva triste la vita”, scrive. “Tutti se n’erano andati, ancora una volta. E ora dovevo cercare delle lettere, raccontare, spiegare. Vi sono dei momenti in cui la vita pesa più dell’attesa della morte”.

Un anno sull’Altipiano

Il romanzo è ambientato sull’altopiano di Asiago, ed è una delle maggiori opere della letteratura italiana sulla prima guerra mondiale. Fu scritto tra il 1916 e il 1917 e racconta, per la prima volta, l’irrazionalità e insensatezza della guerra, della gerarchia e dell’esasperata disciplina militare al tempo in uso. Per molto tempo è stato considerato una cronaca fedele degli avvenimenti risalenti al periodo passato da Lussu come ufficiale della Brigata Sassari.

Nella narrazione vengono riportati gli aspetti salienti della vita in trincea, descrivendo le sofferenze degli uomini in combattimento, l’atmosfera di paura prima di un assalto e durante i bombardamenti dell’artiglieria avversaria, le enormi perdite per conquistare pochi metri di terreno e trincee avversarie che venivano quasi regolarmente perdute dopo poco.

La critica verso gli ufficiali superiori e i generali che erano responsabili della condotta dei combattimenti è senza dubbio feroce, e riflette gli accenti di aspro antimilitarismo che caratterizzava l’autore al momento della redazione del romanzo. 

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Paolo Chiesa

Scrittore, giornalista e autore comico. Vive in Trentino con una moglie, una figlia e un gatto. Il diploma di geometra gli è servito per capire di voler fare altro, infatti lavora come educatore in una Cooperativa Sociale per persone diversamente abili. Gioca a calcio nella squadra dei "Veci Fuoriclasse" dell’oratorio. La sua passione per la scrittura lo spinge, ormai da qualche anno, ad alzarsi la mattina presto prima del lavoro per mettersi davanti alla tastiera del computer. Ha pubblicato racconti su periodici e quotidiani, collabora con riviste tradizionali e online ed è autore di testi per il cabaret e la televisione. Anima eclettica, spazia tra racconti noir, satira politica e comicità del quotidiano.