“Non è ancora tempo di stabilità e di alta pressione sullo Stivale. Per la giornata di oggi, al mattino si prevedono rovesci e qualche colpo di tuono. Nel corso della giornata si alterneranno fenomeni di forte irregolarità, con schiarite e piovaschi. Nel corso del fine settimana invece progressivo peggioramento, con piogge intense e persistenti. Nella giornata di domani è atteso al Nord – Est il transito della coda di una perturbazione, con fenomeni maggiormente organizzati.”
Quante volte al giorno sentiamo ormai queste previsioni? Del resto, basta guardare fuori dalla finestra per rendersene conto. I capricci di questa primavera ci stanno facendo impazzire: impensabile uscire di casa senza ombrello o senza occhiali da sole; tutto potrebbe cambiare da un momento all’altro, spiazzando e innervosendo anche gli individui più stabili ed equilibrati. Cerchiamo di capirne di più visionando in maniera compulsiva le applicazioni più aggiornate del momento, che ci azzeccano, eccome! Ma ciò non toglie che ultimamente non si riesca ad avere una giornata di sole dalla mattina alla sera. Uno dei più esilaranti video social del momento ricostruisce perfettamente la situazione: il soggetto in questione sbircia fuori di casa e vede il sole. Si prepara con giacca leggera e occhiali da sole, esce ma sta piovendo. Rientra e si cambia. E così via per varie volte. Viene da ridere, ma siamo noi, ogni giorno, i protagonisti di questa situazione.
Ma è sempre stato così anche in passato? Quali evoluzioni ci sono state nel corso degli anni sul fronte meteo? Quello che oggi fa la differenza rispetto ad un tempo è l’informatizzazione. Per conoscere come sarà il tempo di domani devi conoscere come funziona l’atmosfera: come fa il vapore a condensarsi, che rapporto c’è tra il terreno, la superficie e le piante, le zone d’acqua, l’atmosfera, gli scambi di energia e di materia, che continuano a cambiare; l’atmosfera è un flusso di materia ed energia enorme, che avvolge l’intero pianeta e che cambia a seconda delle radiazioni solari nelle diverse ore del giorno; c’è in campo una serie di fattori molto complessa ed è difficile sapere come evolverà. Prima dell’era tecnologica fare una previsione meteorologica era uno sforzo enorme, con ridotte possibilità di azzeccare. Leggiamo sul web che la prima previsione analitica – al di là delle cipolle e delle filastrocche contadine – è stata provata negli anni Venti. Con l’ausilio di dati riguardanti la pressione e l’umidità, si è cercato di spingersi sempre più avanti, verso le ventiquattro ore. Dagli anni Settanta è cominciata ad inserirsi l’informatizzazione nei processi, oltre ad un incremento nelle informazioni; in sostanza, oggi abbiamo molte più informazioni sul tempo perché abbiamo vari strumenti come i sensori, che vengono montati su aerei, navi, boe marine e stazioni di terra; poi i palloni areostatici e i satelliti. Naturalmente sono i satelliti a fare la differenza.
Ma dopo una primavera capricciosa, non è che anche l’estate ci riserverà qualche sorpresa “bagnata” e instabile? Gli esperti dicono che nel periodo estivo molto probabilmente dovremo fare i conti con temperature diffusamente oltre la media già nel mese di giugno su buona parte dell’Europa, Italia compresa. Nel Mediterraneo a farla da padrone sarà, manco a dirlo, il famigerato anticiclone africano.
Tra gli effetti di questo clima pazzerello che evolve sempre più verso il caldo, non va sottovalutato anche il rischio di eventi meteo estremi. Su un famoso sito del settore leggiamo che: “Con il caldo aumenta anche l’energia potenziale in gioco e soprattutto i contrasti termici vengono particolarmente esaltati, creando un mix micidiale per lo sviluppo di imponenti celle temporalesche, alte anche fino a 10/15 km. Capita infatti che dopo un’ondata di caldo nei bassi strati dell’atmosfera, ristagnino ingenti quantità di umidità e calore. Successivamente, al primo refolo fresco e instabile in quota (solitamente in discesa dal Nord Europa), i moti convettivi (aria calda che sale) favoriscono la genesi di temporali violenti, con elevato rischio di grandinate e in alcuni casi, per fortuna più rari, anche di trombe d’aria.”
Guardando infine le proiezioni sul lunghissimo periodo, pare proprio che dovremo fare i conti con valori termici molto elevati e sopra la media anche per i mesi di giugno, luglio e agosto.
Ma con i capricci del meteo è venuto di moda anche il meteo fatto in casa. Di che cosa si tratta? Sono sempre di più gli appassionati che costruiscono in casa centraline di rilevamento e fanno previsioni collettive sul web o sui social, come Tik Tok. Insomma, assistiamo ad un boom del meteo fai-da-te. Sono sempre di più gli appassionati che si sono costruiti stazioni diciamo così “casalinghe”.
Su un sito ideato da un programmatore di Seattle – Cumul.us – tutti gli utenti possono lasciare le proprie personali previsioni del tempo. Senza essere esperti del meteo, ciascuno può postare le proprie metodologie: dalla registrazione dei dati, alle banali osservazioni del cielo, fino alle dicerie più comuni, come i dolori agli arti (specie quelli fratturati in passato) o l’irritabilità degli animali. Ogni utente viene poi invitato a dare un voto per classificare, secondo un sistema di merito, le previsioni risultate azzeccate o inattendibili. Ma non è tutto! Andiamo a curiosare e leggiamo che: “Gli utenti di Cumul.us dovranno poi anche consigliare quali abiti indossare nella propria zona degli Stati Uniti. La somma algebrica di questo cumulo di indicazioni finirà col partorire una sorta di previsione collettiva. C’è da fidarsi? Sì, stando alla filosofia del Web 2.0, cioè della nuova generazione internettiana che anima siti «sociali» come Myspace o Wikipedia. Ognuno insomma misura il tempo che farà a suo modo. C’è chi si serve della tecnologia e usa mini stazioni meteo portatili da legare al polso, chi confronta le previsioni in tempo reale online, chi si affida alla saggezza popolare e mette l’ombrello in borsa se sente dolore al ginocchio o il naso che pizzica. Nulla di strano, quindi, se da ieri in edicola c’è il primo fascicolo di un’opera sensibile a questa nuova corrente d’aria, più che di pensiero. Il titolo: «Diventa un esperto di meteo e costruisci la tua stazione meteorologica».
Un’intera stazione meteo fai-da-te? Sì, fascicolo dopo fascicolo il meteofilo dilettante potrà togliersi lo sfizio di costruirsi con le proprie mani un laboratorio coi fiocchi (di neve?).”
In conclusione, come affrontare un weekend? La regola universale – quella delle nonne, per intenderci – è di vestirsi a cipolla, alias a strati, per essere pronti a ogni evenienza. Pronti ad affrontare l’ennesimo capriccio del meteo.
Meteo in Letteratura: Atmosfere, Simboli e Narrazioni
Le citazioni del tempo atmosferico in letteratura hanno da sempre svolto un ruolo fondamentale nel creare atmosfere, simbolismi e riflessioni nei testi. Autori di tutte le epoche hanno utilizzato il meteo non solo come sfondo, ma anche come elemento narrativo per esprimere stati d’animo, anticipare eventi o riflettere i temi principali delle loro opere.
William Shakespeare, ad esempio, utilizzava spesso il tempo atmosferico per amplificare il dramma delle sue storie. In “Re Lear”, la tempesta riflette la tumultuosa follia del protagonista e il caos del regno. Allo stesso modo, in “Macbeth”, i tuoni e i lampi che accompagnano le apparizioni delle streghe creano un’atmosfera di presagio e tensione. Il romanticismo ha visto un uso intensivo delle descrizioni meteorologiche. I poeti romantici come William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge impiegavano il tempo atmosferico per esprimere emozioni profonde e la bellezza sublime della natura. La pioggia, il vento e le tempeste diventavano metafore della condizione umana e delle sue passioni.
Nella letteratura moderna, autori come F. Scott Fitzgerald in “Il Grande Gatsby” hanno continuato questa tradizione. Fitzgerald utilizza il caldo opprimente dell’estate per esprimere la tensione crescente tra i personaggi e il cambiamento climatico per segnalare svolte narrative cruciali.
In sintesi, le citazioni del tempo atmosferico in letteratura sono strumenti potenti che arricchiscono la narrazione, conferiscono profondità simbolica e connettono l’ambiente naturale con la psicologia umana.
Tra Divinità e osservazione empirica
Nell’antichità, i popoli interpretavano i cambiamenti del meteo attraverso una combinazione di osservazioni empiriche, mitologia e religione. Le loro conoscenze meteorologiche si basavano sull’osservazione diretta dei fenomeni naturali e sulle esperienze tramandate di generazione in generazione. Ad esempio, molte comunità agricole svilupparono una comprensione intuitiva dei cicli stagionali, utilizzando questi cambiamenti per pianificare la semina e il raccolto.
Le culture antiche spesso associavano i fenomeni meteorologici a divinità e spiriti. Gli Egizi, per esempio, credevano che il dio del sole Ra avesse un ruolo cruciale nel determinare il clima, mentre il dio della pioggia Tefnut era venerato per garantire le inondazioni annuali del Nilo, essenziali per l’agricoltura. Analogamente, i Greci attribuivano i cambiamenti meteorologici a vari dei olimpici: Zeus, signore del cielo, era ritenuto capace di scatenare tempeste con i suoi fulmini.
In molte culture, i sacerdoti o gli sciamani svolgevano un ruolo fondamentale nell’interpretare i segni del cielo. Gli Etruschi, ad esempio, praticavano l’aruspicina, una tecnica divinatoria che prevedeva l’osservazione del volo degli uccelli o l’analisi delle viscere degli animali per prevedere il tempo e altri eventi futuri. Similmente, in Mesoamerica, i sacerdoti Maya e Aztechi studiavano il cielo e i movimenti delle stelle per prevedere i cambiamenti climatici e pianificare le attività agricole e cerimoniali.
Queste interpretazioni antiche del meteo riflettevano una visione del mondo profondamente integrata con la natura e il divino. Le persone cercavano di comprendere e influenzare le forze naturali attraverso riti, sacrifici e preghiere, dimostrando una connessione spirituale con l’ambiente che li circondava. (TZ)
Da Bernacca a Giuliacci. I conduttori storici
Edmondo Bernacca (1914-1993) inquadrato nell’allora Regia Aeronautica si occupò di meteorologia e del suo insegnamento fin da prima della seconda guerra mondiale. Come meteorologo prestò servizio alla Scuola di Applicazione dell’Aeronautica Militare di Firenze, all’Istituto Idrografico della Marina di Taranto e a Roma. Nel 1968 gli fu affidata dalla RAI la realizzazione e la conduzione di un programma autonomo dedicato alle previsioni meteorologiche Il tempo in Italia, da lui stesso ideato.
Andrea Baroni (1917-2014) si diplomò perito industriale radiotecnico ed entrò successivamente nella Regia Aeronautica nel novembre 1939. Il 7 agosto 1973, pur essendo ancora ufficiale dell’Aeronautica, entrò alla RAI per condurre, in alternanza con il suo pari grado Edmondo Bernacca, la rubrica meteorologica della Rete 1, Che tempo fa.
Mario Giuliacci (1940) dopo aver conseguito la maturità classica e aver lavorato per breve tempo come barbiere nel negozio paterno, si laurea in Fisica presso l’Università degli Studi La Sapienza a Roma ed entra nel Servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare. Nel 2011 firma un contratto televisivo in esclusiva con LA7 e dal 9 aprile 2011 conduce ogni weekend il meteo alle 7:30 e alle 9:30. Attualmente è docente di meteorologia presso l’Istituto Aeronautico Antonio Locatelli di Bergamo.
Paolo Sottocorona (1947) dopo gli studi classici,frequenta quattro anni di Ingegneria. Nel 1972 entra come ufficiale nel Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare e fino al 1986 è attivo all’Aeroporto di Guidonia. Qui diventa anche Capo dell’Ufficio Meteorologico. Con la rete La7 collabora dal 2002 per le previsioni del tempo, in onda ogni mattina dopo la rassegna stampa delle 7:20, e dopo il TG alle 7:55.
Uova, sale e cipolle: i metodi empirici
Un antico rito nella notte tra il 28 e il 29 giugno ancora affascina per la sua spettacolarità. Si chiama Barca di San Pietroe aveva lo scopo di «decifrare» il futuro, soprattutto meteorologico, impiegando l’acqua e un uovo…
La lettura delle cipolle è una tradizione contadina che ha radici antiche. Si narra che sin dal Medioevo i contadini usassero questa pianta da orto per prevedere il meteo, “leggendo” il sale di cui venivano cosparse.