Esiste un sogno in cui un uomo passeggia libero, tenendo per mano una donna che vola. Con lei, pian piano, anche lui si solleva da terra.
È la storia di Moishe Segal e Bella Rosenfeld, in cui il reale e l’onirico si intrecciano di continuo, un amore eterno che si tinge di mercurio scintillante, di un’anima blu. Lui la rende elemento centrale dei suoi paesaggi. Lei è presente tra le righe dei suoi scritti e parla di lui. La loro storia è vera, terrena, nonostante ciò che li legherà sembri trascendere il tempo.
Si incontrano nel 1909, Marc Chagall (questo il nome d’arte con cui lo conoscerà il mondo) è un giovane 23enne di umilissime origini che non vuole accettare di commerciare aringhe come il padre. Lui vuole altro, vuole dipingere e prova a farlo con un notevole talento naturale. Bella ha 14 anni, proviene da una famiglia benestante ed è una brillante studentessa. Una forza magnetica e luminosa li unisce, abbattendo pregiudizi, divieti e ostracismi da parte soprattutto della famiglia di lei. Da quel primo incontro passano quasi quattro anni prima che i due possano rivedersi. Lui si trasferisce a Parigi e nonostante le difficoltà e lo stato di povertà assoluta in cui vive, in quel periodo si forma come artista. La loro unione si innalza sopra l’orrore della guerra, sopra la povertà e le ingiustizie dell’antisemitismo, attraversa campi di fiori, cortili, volteggiando sempre tenendosi per mano.
Un giorno, però, Bella contrae una malattia e muore improvvisamente. «Il tuono rimbombò, un diluvio si abbatté alle sei di sera del 2 settembre 1944, quando Bella lasciò questo mondo. Tutto è divenuto tenebra», scriverà lui nella sua autobiografia.
Il mondo di Marc si sgretola, non dipingerà per quasi un anno e anche quando tornerà a vivere, e a risposarsi, una certa malinconia lo accompagnerà per sempre.