Lo aveva soprannominato “Snàporaz”, Federico Fellini, da quella loro prima collaborazione in La dolce vita, dove il giovane attore di Fontana Liri (Frosinone) aveva scalzato per la parte di protagonista persino Paul Newman. “Snàporaz” come il compare di Mollica, nel fumetto Viaggio a Tulum, da un soggetto di Federico Fellini, per un film da fare, che il regista stesso aveva ideato, che Milo Manara aveva disegnato e che il Corriere della Sera, nel maggio dell’86, aveva pubblicato in sei puntate. Un nomignolo che Marcello Mastroianni – che questo 28 settembre avrebbe compiuto 100 anni – ha sempre portato col sorriso, ben sapendo che il sottotesto era niente meno che una profonda e sentita amicizia: benché si vedessero poco, il legame tra attore e cineasta andava al di là del solo rapporto professionale, sfociando in una grande complicità a tutti nota e da tutti riconosciuta.
Classe 1920 Fellini e 1924 Mastroianni, i due lavorarono assieme ad alcuni dei più celebri film (quelli che di fatto consacrarono entrambi), da 8½ a Ginger e Fred, a La città delle donne, ma è nelle parole dell’attore, riportate da La Repubblica nel 1993 durante la malattia del regista, che si trova tutta l’essenza del loro rapporto: “l’ incontro con lui mi ha regalato la vera amicizia, quella rara e preziosa di un fratello maggiore ideale, più intelligente, più profondo, più sensibile di me. Un fratello che mi vuole bene, con il quale posso dire tutto, che è capace di capire tutto senza giudicare. Su di lui so di poter contare sempre”.