“Quasi tutti i ritratti che conosco sono di rappresentanza, sia che la dama porti abiti pomposi, abbia un’acconciatura conveniente, l’aria di sapere bene che ella posa prima davanti al pittore e poi davanti a tutti coloro che la guarderanno; sia ch’ella abbia assunto un atteggiamento di abbandono con sapiente trasandatezza. Alcune stanno in piedi, maestose, nella pienezza della loro bellezza, con un’aria altera che esse non hanno certo potuto conservare a lungo nella loro vita di ogni giorno. Altre lezioseggiano, nell’immobilità della tela: e tutte hanno un nulla, un fiore o un gioiello, una piega di vestito o di labbro che si sente messi lì dal pittore, per l’effetto. Abbiano esse un cappello, o un merletto sul capo, o i capelli scoperti, si indovina in loro un qualcosa di non completamente naturale. Cosa? Non avendole conosciute non è possibile saperlo, ma lo si sente”.
Questo brano di Maupassant sembra adattarsi perfettamente all’analisi di un bel ritratto femminile comparso in asta a Bolzano lo scorso 30 maggio, a Castel Mareccio, nel quale si riconoscono le sembianze della principessa Margherita di Savoia, futura regina d’Italia. La tela è siglata in alto a destra “MR”, circostanza che consente di individuarne l’autore in Michele Rapisardi (Catania 1822 – Firenze 1886), un pittore di formazione accademica, attivo prevalentemente a Firenze come pittore di storia e come ritrattista.
Nata a Torino nel 1851, Margherita era figlia del duca Ferdinando di Savoia-Genova e apparteneva dunque a un ramo cadetto del casato sabaudo. Nel 1868, all’età di diciassette anni, sposò il cugino Umberto di Savoia, erede al trono d’Italia: assunse così il titolo principesco ed entrò giovanissima nella vita pubblica del nuovo regno. Nel 1878, con la morte di Vittorio Emanuele II e l’ascesa al trono di suo marito, divenne la prima regina d’Italia: fu la prima, perché il suocero era già vedovo quando nel 1861 aveva cinto la corona ferrea. Dopo l’assassinio di Umberto I, avvenuto a Monza il 29 luglio 1900, Margherita ricoprì il ruolo di regina madre, cedendo la ribalta politica e mondana alla nuora Elena di Montenegro, moglie del nuovo re Vittorio Emanuele III. Nell’inedito ritratto qui presentato la principessa dimostra un’età compresa tra i diciassette e i vent’anni circa, come conferma il confronto con alcune fotografie. Il dipinto dev’essere stato eseguito poco dopo il matrimonio, durante un soggiorno dei principi ereditari a Firenze, all’epoca capitale del regno. In assenza di riferimenti al suo rango, il fiore di margherita appuntato alla chioma certifica l’identità dell’effigiata, secondo una prassi utilizzata in altri ritratti della sovrana: “il nome del bianco fiore stellare” – così si esprimeva Gabriele d’Annunzio nel Fuoco – diede infatti occasione ad artisti e poeti dell’età umbertina di cimentarsi in infinite variazioni sul tema, in omaggio alla regina.
La postura della giovane principessa, con il volto che emerge alla luce da un fondo scuro, il sapiente dosaggio chiaroscurale, la morbidezza delle tinte, la maestria nella resa del velo trasparente e l’accento intimista conferito all’immagine sono tutte caratteristiche tipiche della ritrattistica di Rapisardi, i cui rapporti con Casa Savoia sono documentati nella biografia pubblicata nel 1890
dal fratello Emanuele, il quale ricordava l’acquisto di diverse sue opere effettuato dal principe di Carignano.
Dopo l’annessione Margherita venne in visita a Trento: era l’11 novembre 1921 e nella città “redenta” visitò il Castello del Buonconsiglio, dove rese omaggio alla memoria di Cesare Battisti nella fossa dei martiri. In tale occasione il pittore e fotografo Giuseppe Brunner (Trento 1871 – ivi 1951) eseguì un suo ritratto a carboncino, che poi riprodusse in fotografia: la regina madre, all’epoca settantenne, vi compare a mezzo busto, ripresa frontalmente, con un cappello piumato e un elegante collo di pelliccia. In basso a destra si legge la firma “G. Brunner” accompagnata dalla data di esecuzione “Trento XI.921”. Dell’opera si trova menzione in un breve articolo apparso il 17 dicembre successivo sul “Nuovo Trentino”, dove se ne lodava la “naturalezza sorprendente”: la fotografia – osservava l’anonimo cronista – “offre tutta l’apparenza di un artistico quadro a fusain”.
Del ritratto di Brunner abbiamo da poco rintracciato un esemplare sul quale è stata aggiunta a matita la dedica “Omaggio di un Trentino devoto e riconoscente perennemente. Trento 18.I.926”: la data segue di pochi giorni la morte dell’ex sovrana, avvenuta a Bordighera il 4 gennaio 1926. Un appunto in penna stilografica, attribuibile allo stesso Brunner, compare inoltre sul cartoncino al quale è applicata la fotografia: “Margherita di Savoia, la prima Regina d’Italia… sul cui volto traspare ancora il sorriso materno che l’Augusta Donna aveva testé donato ai piccoli infermi dell’Ospedalino Maria di Savoia in Trento”.
Eseguiti a distanza di mezzo secolo, i due ritratti qui presentati accrescono la già ricca iconografia della regina, recentemente rivisitata in una bella mostra allestita a Torino nel museo di Palazzo Madama.