Maria Prymachenko e i girasoli ucraini

A un anno dall’invasione della Russia all’Ucraina, il Mart presenta la prima mostra italiana su Maria Prymachenko. Icona dell’arte naif, artista simbolo della cultura ucraina, fu artista UNESCO nel 2009.

Dal Museo nazionale Taras Shevchenko di Kiev 54 opere raggiungeranno Trento; altre 15 saranno allestite a Viterbo, al Museo dei Portici.

Nonostante Maria Prymachenko (1909-1997) non sia mai uscita dalla sua Ucraina e abbia vissuto per quasi novant’anni nella natale Bolotnja, le sue opere sono diventate famose in tutto il mondo. A partire dagli anni 30, i suoi lavori vengono presentati dapprima a Kiev, poi a Mosca, Leningrado (oggi San Pietroburgo), Varsagia, Praga, Sofia, Parigi e persino Montreal. Nel 1937 l’artista riceve la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi. L’anno scorso, in uno dei primi giorni dell’invasione militare da parte della Russia, 25 opere vengono distrutte durante uno dei bombardamenti nella zona di Kiev. Erano custodite nel Museo di Storia Locale di Ivankiv, oggi scomparso. La notizia, twittata dal Ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina, fa il giro del mondo.

Esponente della pittura naif, erede di una tradizione folcloristica secolare che affonda le proprie radici nell’arte paleolitica, Maria Prymachenko ispirò grandi artisti come Picasso, Matisse e Chagall. Con il suo stile riconoscibile, vivace, immediato è stata amata da diverse generazioni che, a partire dalla prima metà del novecento, hanno contribuito a costruirne il mito. Nella sua lunga vita Maria Prymachenko è instancabile: ricama, disegna, dipinge, realizza grafiche, decora ceramiche; si stima che lungo la sua carriera abbia realizzato circa 5mila opere. La sua arte mescola cultura popolare e arte moderna, risignifica l’iconografia della tradizione ucraina, racconta esperienze personali e sogni. 

Tra ricchissimi dettagli e colori accesi, non c’è spazio per le superfici vuote, il movimento ornamentale è costante, immutabile, calmo e senza fine. Le pitture hanno ritmo, nell’assenza di spigoli risultano magnetiche, quasi ipnotiche. Soggetti familiari (animali, fiori, elementi naturali) sembrano ammiccare ma, nel contempo, creano dissonanze. Si tratta di regni misteriosi, luoghi magici popolati da forme irreali. 

Il lavoro di Prymachenko pare arrivare dalla preistoria, attinge ai miti pagani, alle storie cristiano-ortodosse e popolari dell’Eurasia, amalgama la mitologia slava e le leggende russe, si ispira alle grandi pitture murali della tradizione ucraina e all’arte decorativa. 

Nella sua opera, la pittrice sintetizza la storia culturale e artistica di un grande paese oggi distrutto dalla guerra. Una storia, spiega Julya Shilenko, curatrice del Museo Nazionale Taras Shevchenko di Kiev, che rivive negli animali raffigurati nei tradizionali dolci al miele, nei mondi cantati nelle ninne nanne delle mamme, nei decori dei tessuti e dei tappeti, nei ricami e negli arredi. «Le opere di Prymachenko testimoniano l’eredità di una grande e varia scuola di arte popolare, la cultura secolare del popolo ucraino. È come un fascio di pensieri e sentimenti tratti dalle fiabe, dalle leggende e dalla vita stessa». Un insieme di elementi che mescolano «realtà, intuizione, fantasia e subconscio. Quando la “casa della strega” si apre, il suo favoloso, immaginifico, a volte persino bizzarro immaginario esce nel mondo».

Maria Prymachenko
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Pubblicato da Tina Ziglio

Concetta (Tina) Ziglio è nata sulle montagne in una notte di luna piena. Anziché ululare, scrive per diverse testate e recita in una sgangherata compagnia teatrale. Il suo ultimo libro è il discusso “Septizonium” (Aleppo Publishing, 2019).