Il rapporto tra antico e contemporaneo è al centro dell’indagine della nuova stagione del Mart di Rovereto, programmata dal Presidente Vittorio Sgarbi. I maestri classici e moderni dialogano tra loro e con le opere di una collezione pubblica tra le più ricche d’Europa.
Alla ricerca delle connessioni tra la storia, i grandi classici e i linguaggi del XX secolo, il Mart pone a confronto epoche distanti, offrendo nuove stratificate letture dell’arte italiana. Questo tipo di proposta espositiva, basata su confronti e parallelismi, è una delle cifre stilistiche del museo di Rovereto che già nel 2013 proponeva una straordinaria mostra su Antonello da Messina, a cura degli studiosi Ferdinando Bologna e Federico De Melis. Per l’occasione, le opere del Maestro quattrocentesco venivano messe a confronto con la ritrattistica contemporanea, raccolta in un progetto curato dal filosofo francese Jean-Luc Nancy. In tempi più recenti hanno trovato collocazione nelle sale del Mart una pala seicentesca di Bernardo Strozzi e due opere di Yves Klein.
L’audace programmazione prosegue ora con Caravaggio. Il contemporaneo.
La mostra indaga la grande attualità del linguaggio caravaggesco, mettendo in dialogo uno dei dipinti più drammatici del Maestro seicentesco con due fondamentali figure del XX secolo: l’artista Alberto Burri e il poeta Pier Paolo Pasolini.
Fino al 18 aprile, l’attesa mostra offre ai visitatori del Mart di Rovereto l’opportunità di contemplare il Seppellimento di santa Lucia, la prima opera siciliana di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, attualmente collocata a Siracusa, nella Chiesa di Santa Lucia alla Badia.
Nella mostra del Mart il capolavoro si sdoppia: come in un gioco di specchi, le opere esposte sono due. Una è l’originale, l’altra una fedelissima replica realizzata con tecnologie rivoluzionarie da Factum Arte e Factum Fondazione. La fedeltà della riproduzione è tale da “ingannare anche l’occhio più esperto” assicura Vittorio Sgarbi. La mostra proseguirà fino al 18 aprile.
Attraverso la proposta di diversi livelli di dialogo possibili, il progetto del Mart sottolinea, ancora una volta, l’attualità spirituale di Caravaggio.
Nel 1608 l’artista, condannato a decapitazione e continuamente in fuga, evase da Malta e giunse a Siracusa. Qui realizzò il Seppellimento di santa Lucia per l’altare maggiore della Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, nel luogo dove, secondo la tradizione, la santa fu martirizzata. La scena sembra collocata negli ambienti sotterranei e bui delle note latomie sottostanti la Chiesa, nelle quali si trova il sepolcro della martire. Si tratta di un Caravaggio ormai maturo, ossessionato dall’idea della decapitazione, maestro nella regia di composizioni articolate in dipinti sempre più silenti e spirituali. La sua forza espressiva emerge soprattutto dal rapporto tra personaggi e spazio scenografico, dalla tensione conferita dalla luce guizzante e dall’uso di un linguaggio fortemente realista. Nelle mura sullo sfondo della scena, che occupano quasi i due terzi del dipinto senza nessuna figura, si percepisce il senso della forma che si sgretola, della forma che diventa “non-forma”, nella quale lo spettatore contemporaneo può individuare stilemi espressivi accostabili all’Informale.
Nasce da quest’osservazione il primo parallelismo: al Mart il capolavoro di Caravaggio dialoga con una selezione di opere del grande Maestro dell’Informale italiano: Alberto Burri. In mostra un monumentale Ferro, proveniente dalla Galleria Nazionale di Roma, una Plastica appartenente a una collezione privata e tre significative opere dalle Collezioni del Mart: Rosso e nero, Sacco e Sacco combustione.
Ai confronti più formali e immediatamente visibili, derivanti dagli accostamenti di toni, materiali, atmosfere, seguono quelli più concettuali. Non è la prima volta che Caravaggio e Burri vengono messi in rapporto. Sgarbi intende approfondire quindi un solco già tracciato, sottolineando come, in tempi diversi, entrambi gli artisti abbiano lavorato e amato la Sicilia. Dalla ferita sulla gola della santa alla “ferita” del Ferro di Burri, fino alla ferita del territorio siciliano.
Il Grande Cretto di Gibellina, un sudario di cemento posto sulle macerie della città distrutta dal terremoto nel 1968, nelle fotografie di Massimo Siragusa è vera e propria topografia del trauma. In mostra quattro immagini scattate in notturna, nelle quali i riferimenti spaziali si smarriscono e ciò che resta della tragedia è monumento civile.
In un continuo rimando tra immagini, simboli e affinità, il percorso prosegue con l’esposizione del grande dipinto I naufraghi di Cagnaccio di San Pietro, anche questo appartenente al Mart. Come il Seppellimento, l’opera richiama nuovamente il tema della morte e del cadavere disteso ai piedi di un gruppo di persone. Anche in questo caso, in mostra l’opera si specchia nel suo “doppio”, esposta di fronte al proprio bozzetto.
L’ultima corrispondenza proposta dalla mostra è quella tra Caravaggio e Pier Paolo Pasolini. Come hanno postulato numerosi studi e dibattiti, il realismo caravaggesco si incarna nel Novecento nella figura di Pier Paolo Pasolini. Affascinato dalla figura di Caravaggio fin dai suoi studi giovanili con Roberto Longhi, il poeta condivide con il Maestro seicentesco l’attenzione per i tipi umani e l’approccio crudo e realista che caratterizzano le descrizioni delle borgate. Le affinità tra i due emergono anche nelle rispettive vite, segnate da scandali, cesure, eresie, problemi con la giustizia e da morti violente e premature.
Al Mart il parallelismo viene introdotto dalle opere di Nicola Verlato.
Tra riferimenti biblici e rimandi all’arte classica, l’artista presenta tre lavori, di cui uno realizzato appositamente per questa esposizione. Già legato al Mart, che conserva una sua opera, Verlato da anni raffigura Pasolini quale icona contemporanea alla quale vorrebbe dedicare un vero e proprio mausoleo.
Il confronto Caravaggio-Pasolini è approfondito da una consonanza che ruota attorno al tema del martirio, con il quale la mostra si apre e si chiude. Da quello della santa a quello di Pasolini.
In mostra trovano collocazione alcune fotografie del cadavere del poeta, provenienti dai fascicoli giudiziari del procedimento penale.
Il percorso si conclude con cinque ritratti fotografici di Pasolini, realizzati da un giovane Dino Pedriali un paio di settimane prima dell’omicidio. Avrebbero dovuto illustrare Petrolio, il libro a cui il poeta stava lavorando.
http://www.mart.trento.it/caravaggio
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Prossimi appuntamenti al Mart: Boldini e Salvotti
Altre due imperdibili esposizioni vengono proposte in queste settimane dal Mart. La prima, sempre a Rovereto, intitolata Giovanni Boldini. Il Piacere (in collaborazione con Comune di Ferrara e Fondazione Ferrara Arte), e la seconda alla Civica di Trento, in un omaggio a Gian Leo Salvotti de Bindis. Fra Progetto e Utopia.
I caffè mondani, gli abiti da capogiro, l’eleganza della borghesia, il vaporoso romanticismo dei salotti raccontato dal più grande ritrattista dell’epoca: Giovanni Boldini.
A lui è dedicata la nuova grande mostra del museo di Rovereto (aperta fino al 5 aprile). 170 opere provenienti da collezioni pubbliche e private, molte delle quali appartenenti al patrimonio del Museo Boldini di Ferrara, chiuso al pubblico dopo il terremoto del 2012.
Gian Leo Salvotti de Bindis (Trento 1931) è una delle figure di spicco dell’architettura italiana della seconda metà del ‘900. Lo Studio Salvotti, una vera Wunderkammer, è stato centro del suo lavoro e incubatore di pensieri, nonché spazio dove si sono accumulati per decenni materiali e testimonianze della lunga carriera.
Questi materiali sono stati interamente donati al Mart.