C’era una volta una bambina di nome Martina che aveva un’intesa speciale con un pettirosso a cui aveva curato una zampina ferita. L’aveva raccolto d’estate nel parco e, siccome da allora lo teneva sempre con sé, fu per lei naturale portarlo in classe il primo giorno di scuola. Per prudenza, però, lo nascose nello zainetto. Senonché, al pettirosso bastò sporgere il capino per tradire ugualmente la sua presenza. A notarlo era stato un solo alunno, ma in un attimo a sapere dell’uccellino era tutta la scolaresca.
Improvvisamente, la maestra si accorse di parlare al vento. Quando intuì per colpa di chi, si diresse con furia verso Martina. Impaurito dal rumore dei suoi passi, il pettirosso si alzò in volo. Il pandemonio che ne seguì divertì gli scolari, ma non la maestra che ordinò a Martina di fare ritorno a casa.
Pianse, e pianse tanto la bimba all’idea di doversi separare ogni mattina dal compagnuccio alato. Pensa e ripensa, alla fine, le venne una bella idea. Si asciugò allora le lacrime.
L’indomani uscì con il pettirosso e lo liberò tra i rami del corbezzolo che si trovava a pochi metri dall’edificio scolastico. Per l’uccellino, era il posto ideale dove aspettare: beccava le gustosissime bacche rosse del corbezzolo e di tanto in tanto andava a osservare Martina dai vetri della finestra.
Mai la bimba aveva atteso con tanta impazienza il suono della campanella. Il tempo di mettere i piedi fuori dalla scuola che già il pettirosso le si era posato sulla spalla, il posto che ormai era per lui come un ramo.
Questo copione si ripetè per alcune settimane, fino alla mattina in cui la maestra, insospettita dall’uccellino che faceva avanti e indietro, chiese a Martina se fosse il suo, ma lei negò di conoscerlo. Non potè però più negare quando, spalancata la finestra, il pettirosso volò subito da lei.
In difesa di Martina, ormai rassegnata a un nuovo castigo, intervennero i compagni. Chiesero alla maestra di lasciarla in classe con il pettirosso. E loro, in cambio, sarebbero stati attenti come mai prima. Furono di parola, e così la maestra comprese che ad autorizzare Martina a tenere l’uccellino in classe aveva solo da guadagnare. Una cosa fu chiara anche all’alunna: che le bugie hanno le gambe corte.