Meduse cibo del futuro in Europa se Ue le autorizzerà

Da odiate nemiche dei bagnanti a potenziale risorsa. Piatto tradizionale in Cina e in vari paesi del Sud-est asiatico, le meduse in Europa non sono ancora autorizzate per uso alimentare. Eppure, sono una fonte di proteine, povere di calorie e di grassi, contengono elementi preziosi come aminoacidi, magnesio e potassio, hanno proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. E potrebbero essere anche golose, suggeriscono gli chef coinvolti nel volume “European Jellyfish – Prime ricette a base di meduse in stile occidentale”, edito da Cnr Edizioni – Unità Comunicazione relazioni con il pubblico e curato da Antonella Leone dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari (Ispa) del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce nell’ambito del progetto europeo “GoJelly”. Il libro – consultabile come flipbook al link https://doi.org/10.48257/BLE-001 e scaricabile gratuitamente in italiano e in inglese – viene presentato al pubblico lunedì 29 marzo con un evento on line trasmesso dalle 17 sui canali Facebook e YouTube dell’Unità Comunicazione e Relazioni con il pubblico. Ricercatori e chef guideranno il pubblico verso una nuova percezione di queste creature marine.

“Dopo la valutazione della domanda da parte della Commissione e l’opinione favorevole dell’EFSA (Autorità Europea sulla Sicurezza Alimentare) – spiega Antonella Leone (Cnr-Ispa), ricercatrice impegnata nel progetto per l’Italia – le meduse potranno essere commercializzate e consumate“.

“Da anni, attraverso il progetto Go Jelly finanziato nell’ambito del Programma Horizon 2020, la comunità scientifica internazionale – prosegue Leone – è impegnata nello studio delle meduse come risorsa sostenibile”. Oggi, con i mari sempre meno pescosi e la presenza sempre più numerosa di meduse – dovuta in parte al sovrasfruttamento delle popolazioni ittiche, e in parte a fattori quali l’aumento delle temperature dell’acqua e l’acidificazione degli oceani – si profila l’opportunità di utilizzarle come “novel food” anche in Occidente: “In estremo Oriente questi animali sono utilizzati da oltre 2.000 anni, con un impatto significativo anche sull’economia. Con una popolazione mondiale che cresce ad un ritmo esponenziale – a fronte di una produzione di cibo che aumenta molto più lentamente – individuare risorse alimentari nuove e sostenibili è, infatti, una sfida inevitabile”, conclude Leone.

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