Mia Meneghini: talento e studio vanno a braccetto

Foto Ilaria Elena Borin

Mia Meneghini, danzatrice, coreografa, con il compagno Danilo Tasco batterista dei Negramaro, produce arte visiva e musica nel progetto “The French Fries”.

Cos’è per te la danza?

Il mio modo di esprimermi, il mio tipo di linguaggio. Ho iniziato prestissimo con il teatro musicale, sia italiano che tedesco. Ho lavorato moltissimo per il Teatro Nuovo di Bolzano nei musical, nelle produzioni musical in Italia e all’estero e sono contenta della carriera che ho fatto per via delle tante esperienze diverse: nei teatri, nei club, nelle compagnie, spettacoli all’aperto, spot pubblicitari. Soprattutto ho incontrato nel mio percorso tante persone italiane e straniere, colleghi che mi hanno arricchito e permesso di assorbire le loro qualità, di farle mie e cercare di metterle al servizio della mia arte. Anche adesso che danzo meno, cerco comunque di andare a lezione dai miei maestri, a Milano, perché in sala danza mi sento felice, nella mia dimensione.

Il tuo percorso artistico con Danilo Tasco?

Vivendo con un musicista sono stata portata anche ad approcciarmi in qualche modo alla musica. Con il mio compagno abbiamo due progetti discografici: uno di questi è The French Fries, progetto di musica elettro pop, in cui ci dedichiamo a tutto tondo alla produzione: Danilo produce il brano e fa una stesura musicale a cui io applico un testo in inglese che interpretiamo entrambi, incrociando le nostre voci. Lavoriamo in casa, nel nostro studio e abbiamo la libertà di seguire l’ispirazione in ogni momento. Quando insomma, la maggior parte delle persone non può permettersi di mettersi a registrare o fare delle prove da noi succede, capita che vado al microfono togliendomi i guanti gialli dopo aver lavato i piatti. Noi scherziamo spesso e diciamo che la nostra più che una casa è un centro produzione. Una volta confezionato il brano ci dedichiamo anche all’idea creativa visiva, alla produzione del relativo videoclip, dall’idea artistica per poi passare alla realizzazione, cioè mettere insieme la crew, fare location scouting e seguire direttamente il set e il montaggio finale. I videoclip sono su tutte le piattaforme web. Oltre alla coreografia e alla regia, amo il lavoro in produzione, perché si va al di là del lato artistico, e mi permette di mettere in campo la mia anima organizzativa con una componente di puntualità, di precisione, di disciplina, necessarie per riuscire a realizzare il prodotto.

Foto Ilaria Elena Borin

Cosa vi unisce nel campo professionale?

Veniamo da due arti molto diverse, però abbiamo trovato una chiave per unirle e per lavorare assieme. Siamo due caratteri diversi: abbiamo la stessa visione finale, ma per arrivarci facciamo delle strade diverse, Danilo è più visionario e istintivo, io più pratica e organizzativa, ma ci troviamo d’accordo sulla stessa sensazione di sviluppo. Siamo la somma delle nostre esperienze.

Su cosa stai lavorando attualmente?

Al prossimo programma che è inerente al teatro musicale e si terrà proprio qui in Regione, lavorerò a Bressanone per un workshop di approfondimento dedicato ad allievi che studiano già musical nelle accademie europee. Insegnerò coreografia a fianco del direttore musicale Steve Lloyd e di due noti docenti di canto tedeschi.

Com’è il tuo rapporto con la realtà trentina?

Qui ti puoi formare ma il confronto con ciò che è altro è necessario! Ho il desiderio di tornare in regione e mettere a disposizione la mia esperienza. Ci sono di sicuro moltissimi giovani talenti del posto che necessitano di capire se quella artistica può essere una strada da percorrere veramente. Ricordiamoci che con la giusta serietà sull’arte si costruisce una carriera.

Qualche consiglio ai giovani che si avvicinano a queste arti?

Di provare tutto, nuovi insegnanti, nuove esperienze, nuovi stili e cercare di assorbire il meglio da ogni situazione, fino ad arrivare a comprendere la propria identità creativa. La seconda cosa e più importante è che non c’è talento senza studio e non c’è studio senza talento: le due cose devono coltivarsi reciprocamente.

La situazione della danza nel nostro territorio?

Chi nasce nella nostra terra non concepisce ancora la figura del ballerino come lavoratore perché non c’è la possibilità completa di farlo. Amo l’idea di una situazione attiva sul nostro territorio, strutturata per realizzare produzioni artistiche professionali con l’impiego di figure competenti che lavorano dietro e intorno allo spettacolo stesso: scenografi, elettricisti, macchinisti, sarte, assistenti… Ad oggi esiste qualche realtà che sta lavorando bene in questo senso.  Ad maiora!

Foto Ilaria Elena Borin
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Pubblicato da Giuseppe Facchini

Giornalista, fotografo dello spettacolo, della cultura e dello sport, conduttore radiofonico. Esperto musicale, ha ideato e condotto programmi radiofonici specialistici e di approfondimento sulla storia della canzone italiana e delle manifestazioni musicali grazie anche a una profonda conoscenza del settore che ha sempre seguito con passione. Ha realizzato biografie radiofoniche sui grandi cantautori italiani e sulle maggiori interpreti femminili. Collezionista di vinili e di tutto quanto è musica. Inviato al Festival di Sanremo dal 1998 e in competizioni musicali e in eventi del mondo dello spettacolo.