“Micologia fantastica” di Paolo Dalponte

Dopo la serie dedicata agli animali fantastici, alle pipe, al caffè, agli attrezzi da cucina – per elencare solo alcuni dei soggetti reinterpretati da Paolo Dalponte – ecco la serie dedicata ai funghi, trenta disegni che danno corpo alla mostra «Micologia fantastica» allo Spazio FoyEr di Trento, dal 3 al 17 febbraio (www.spaziofoyer.it). Funghi che della loro classificazione prendono solo il nome del genere, per poi mostrarsi in una fantasiosa mutazione genetica. Reale è quindi il soggetto/oggetto, poi rivestito di nuovi rimandi legati alla vita, alla sensibilità, all’ironia e soprattutto alla fantasia di Paolo Dalponte, disegnatore umoristico trentino con al suo attivo numerosi riconoscimenti internazionali.

Ma è la corrente del surrealismo storico di cui si nutre il suo fare arte, a ispirarlo nella scelta degli oggetti e degli accostamenti spesso impensabili al primo sguardo dell’osservatore. Surrealismo significa infatti per l’artista libertà: «mi affascina ciò che non conosco, guardo come è fatto, e così i funghi, li sviscero in una serialità con il mio linguaggio simbolico. A Paolo Dalponte piace infatti guardare nelle pieghe delle cose anche perché si considera un artigiano, precisa ricordando il suo lavoro per tanti anni in falegnameria. I suoi disegni, in questo caso i funghi fantastici, sono realizzati con grande minuzia. Colorati ad acrilico con un pennello finissimo, richiedono tempo: «sono un atto d’amore, perché l’arte deve essere un piacere, fatta di cose belle e quindi fatta con passione». La perfezione dell’esecuzione attira anche l’attenzione, muove la curiosità dell’osservatore, per invitarlo a osservare con calma l’opera, a farsi delle domande. I funghi così come le altre realizzazioni artistiche di Paolo Dalponte fanno indubbiamente sorridere, spingono a significati concettuali anche grazie ai brevi testi e didascalie che il disegnatore affianca all’immagine. Ad esempio, il vivace Boletus Barcelona richiama il famoso Parco Guell della città catalana del pittore Salvador Dalì, decorato con ceramiche colorate. L’Ammanita mongolica ha invece un cappello a doppia gobba, stratagemma per incamerare più umidità e sopravvivere meglio nella steppa, mentre il Calocybe Iridatus è un fungo che «al termine di un temporale si illumina per pochi minuti nei colori dell’arcobaleno annunciando il sereno».

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