Monumento a Dante: se avesse vinto Marsili

“Al più grande poeta d’Italia il popolo del Trentino”: era questa la semplice dedica che lo scultore veneziano Emilio Marsili aveva immaginato di porre sul basamento della propria statua di Dante destinata alla città di Trento. Statua che venne concepita in forma di bozzetto ma che non fu mai realizzata, giacché il concorso per il monumento al Sommo Poeta indetto a Trento nel 1891 fu vinto, com’è noto, da Cesare Zocchi. La proposta dell’artista fiorentino prevalse anche su quelle presentate dai colleghi Giuseppe Grandi ed Ernesto Bazzaro, milanesi, dal siciliano Ettore Ximenes e dal trentino Andrea Malfatti, che avevano partecipato alla competizione insieme a molti altri scultori, alcuni dei quali di ottima reputazione.

Della giuria facevano parte il pittore Bartolomeo Bezzi, l’architetto Luca Beltrami e gli scultori Ettore Ferrari ed Ercole Rosa. Dopo accese discussioni la scelta cadde sul progetto di Zocchi, che, a distanza di 125 anni dalla sua realizzazione, ci appare ancora oggi il migliore, specialmente per la felice idea di evocare le tre cantiche della Divina Commedia nei tre registri in cui è suddiviso il basamento che sorregge la statua colossale del poeta, con la possente figura di Minosse a rappresentare da sola l’intero Inferno.

I giurati decisero di assegnare un premio in denaro ad alcuni concorrenti che si erano segnalati per l’elevata qualità dei loro bozzetti: tra questi c’era appunto Marsili, il quale, essendo nato nel 1841 e avendo alle spalle una solida carriera avviata in seno all’Accademia di Belle Arti di Venezia, poteva essere considerato un veterano dello scalpello. Nel 1892 il suo Monumento a Paolo Sarpi, eretto nella città lagunare, fu accolto da unanimi consensi, che gli fecero forse dimenticare la deludente esperienza trentina, peraltro ignorata dai suoi biografi.

Emilio Marsili, Bozzetto per il monumento a Dante di Trento, 1891. Da una foto dell’epoca

Grazie a un’illustrazione pubblicata nel 1932 senza commento da Bice Rizzi sulla rivista della Legione Trentina e al recente ritrovamento in un archivio tedesco di una seconda fotografia, che mostra il bozzetto di Marsili esposto in pieno sole, sullo sfondo di via Verdi, possiamo farci un’idea abbastanza precisa della sua proposta progettuale. L’artista veneziano aveva raffigurato Dante in atteggiamento pensoso, con un libro chiuso nella mano sinistra accostata al petto, in una postura molto naturale. Intorno al basamento di forma cilindrica avrebbero dovuto trovare collocazione due gruppi statuari in bronzo, in uno dei quali è facile riconoscere la personificazione della Poesia: una giovane donna alata e ignuda, recante una cetra e una corona d’alloro. Ai piedi del basamento doveva infine comparire un grande libro aperto adagiato su fronde di palma. La composizione era nel complesso armoniosa, ma mancava di vigore e di inventiva. Inoltre la gestualità del poeta non poteva soddisfare le aspettative del Comitato promotore del monumento, il cui intento, maturato nel clima del più acceso irredentismo, era quello di riaffermare la determinazione dei trentini a mantenersi fedeli alle proprie radici nazionali, e richiedeva dunque una posa più oratoria da parte del “padre della lingua italiana”.

Merita di essere ricordato che al concorso dantesco di Trento parteciparono altri cinque scultori veneziani: il vecchio Augusto Benvenuti, autore del monumento a Garibaldi che si erge a Venezia nei giardini della Biennale; i più giovani e promettenti Carlo Lorenzetti e Urbano Nono; e due perfetti sconosciuti, tali Tommaso Dorigo e Giuseppe Cogo da Vigonovo, forse semplici scalpellini che avevano tentato la sorte. Non possiamo giudicare la qualità dei loro progetti perché finora non è emersa alcuna documentazione a riguardo.

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Pubblicato da Roberto Pancheri

È nato a Cles nel 1972 e vive felicemente a Trento. Si è laureato in Lettere a Padova, dove si è specializzato in storia dell’arte. Dopo il dottorato di ricerca, che ha dedicato al pittore Giovanni Battista Lampi, ha lavorato per alcuni anni da “libero battitore” e curatore indipendente, collaborando con numerose istituzioni museali e riviste scientifiche. Si è cimentato anche con il romanzo storico e con il racconto breve. È infine approdato, per concorso, alla Soprintendenza per i beni culturali di Trento, dove si occupa di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico. La carta stampata e la divulgazione sono forme di comunicazione alle quali non intende rinunciare, mentre è cocciutamente refrattario all’uso dei social media.