
C’è un bassorilievo in legno tra gli oggetti della collezione permanente del MEIS – Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara che racconta il “Compianto sul corpo morto di Simonino”. Quasi ottocento studenti ed insegnanti provenienti dalle scuole del Trentino l’hanno ammirato durante il viaggio promosso e sostenuto da Fondazione Caritro. Davanti all’opera di proprietà della Fondazione hanno ascoltato la tragica vicenda del piccolo Simone, il bambino scomparso tra i vicoli di Trento e poi trovato morto nella casa di una famiglia ebraica nei giorni di Pasqua del 1475. Molti di loro non la conoscevano e quest’esperienza li ha portati a scoprire un pezzo di storia della città custodita al Meis. Ragazze e ragazzi hanno poi approfondito anche la storia degli ebrei in Italia e l’esperienza vissuta li ha spinti a riflettere sulle discriminazioni: quelle che leggono nelle pagine di storia e quelle che vivono ai giorni nostri.
E’ questo il senso del viaggio che già da due anni viene proposto alle scuole trentine attraverso il progetto “Al Meis con Fondazione Caritro”. Anche quest’anno hanno aderito più di quaranta classi delle scuole primarie di secondo grado e degli istituti superiori. Sono partiti da diverse località del Trentino alla volta di Ferrara e oggisi sono incontrati all’auditorium del Collegio Arcivescovile di Trento per partecipare all’evento “Muoversi X conoscere”. E’ il momento in cui Fondazione Caritro invita gli studenti a raccontare la loro esperienza: c’è chi si è improvvisato reporter e ha montato video, chi ha realizzato un cartellone, chi una presentazione. Altri hanno usato le loro voci per dare vita a un podcast e c’è chi ha pensato di trasmettere gli insegnamenti appresi attraverso un gioco, pensato per i più piccoli. Studenti ed insegnanti al ritorno da Ferrara hanno rielaborato quanto vissuto in quella giornata riflettendo sul tema della Memoria, che stamattina all’Arcivescovile è stato approfondito da diversi punti di vista. «Oggi siamo qui prima di tutto per ascoltarvi, ragazzi» ha esordito Carlotta Baroldi, membro del Consiglio di Gestione di Fondazione Caritro, nel dare il benvenuto. «Ringrazio i vostri insegnanti che hanno creduto in questo progetto ed anche le rappresentanti del Meis con il quale si è creato questo legame così forte».

«Entrare al MEIS è stato come varcare una soglia sulla storia e su noi stessi. Un momento, in particolare, ci ha colpito profondamente: la luce soffusa di una sala, il silenzio rotto solo da voci che raccontavano storie di vita, speranza e perdita. In quell’istante abbiamo capito che la memoria non è solo un dovere, ma un ponte tra ciò che è stato e ciò che siamo oggi». E’ la testimonianza della classe del Sophie Scholl letta mentre sul grande schermo scorreva il video del loro viaggio. «Spesso la immaginiamo come un archivio statico, un insieme di eventi passati da consultare occasionalmente. Ma il MEIS ci ha mostrato che ricordare non significa solo onorare chi non c’è più: è comprendere chi siamo, riconoscere quanto il passato influenzi le nostre scelte e il nostro modo di vivere.
La visita non è stata solo un viaggio nella storia ebraica, ma anche una riflessione su come, ancora oggi, la paura del diverso possa generare esclusione. In un mondo che sembra ripetere cicli di intolleranza e chiusura, esperienze come questa ci ricordano l’importanza del dialogo, della comprensione e del rispetto reciproco. Al Meis non troviamo solo date e documenti, ma vite, sogni e speranze che meritano di essere ascoltati. Ci siamo chiesti: cosa avremmo fatto al loro posto? E forse non conta tanto la risposta, quanto il fatto stesso di porsi la domanda».

Fondazione Caritro per offrire un valore aggiunto all’incontro ha invitato la scrittrice e storica Benedetta Tobagi, lo storico della mentalità Francesco Filippi che hanno dialogato sul palco con la storica Elena Tonezzer. Insieme a loro anche Rachel Silvera e Gemma Bolognesi, in rappresentanza del museo Meis: «A partire dalla storia di una minoranza, quella ebrea, il museo vuole fare in modo che ciascuno si senta capito nella sua diversità ed è bello per noi che ci lavoriamo vedere il museo per una volta attraverso i suoi visitatori». Le esperienze dei ragazzi si sono intrecciate con le riflessioni dei relatori: il tema del viaggio come scoperta e conoscenza, la storia del Simonino, con le sue falsificazioni ma anche con la sua rimozione dalla memoria pubblica e con l’invito a cercare sempre altre storie, soprattutto se scomode o se riguardano persone che magari non sono state al centro dell’attenzione. È il caso delle minoranze religiose o etniche, è anche il caso anche delle donne. «La storia è un grande supermercato – ha sottolineato Filippi – e la memoria e l’azione del fare la spesa. La lista ce l’avete nello zaino voi: sono i libri di storia. Sono momenti come la Giornata della Memoria, istituita non solo per ricordare i campi di concentramento e le loro vittime ma per fermarci a riflettere, perché non accada di nuovo».
«La storia è stata scritta per lo più da storici maschi – ha ricordato Elena Tonezzer – le maggiori cariche nelle università come nella politica sono state ricoperte in gran parte da uomini e questo ha portato a una “invisibilità” delle storie femminili e a una sottovalutazione dell’importanza della loro partecipazione a momenti collettivi molto importanti». Questo concetto è stato ripreso anche da Tobagi, che ha scritto un libro sulla Resistenza delle donne: «E’ sorprendente ciò che hanno fatto, perché non era scontato prendere una posizione in quegli anni. Gli uomini potevano scegliere da che parte stare, le donne non potevano nemmeno votare. Eppure hanno scelto, con coraggio». Un invito che è stato rivolto anche agli studenti tra la platea, quello di non rimanere fermi ma di usare le loro energie perché le pagine buie della storia non si ripetano.
Alcuni numeri sul progetto “Al Meis con Fondazione Caritro”
Il progetto rientra tra le iniziative per la scuola che la fondazione di origine bancaria propone ogni anno. Questa era la seconda edizione ed ha registrato l’adesione di 40 classi: dalla prima media alla quinta superiore. Più di settecentocinquanta tra studenti e insegnanti sono già stati in visita al museo Meis di Ferrara, mentre entro la fine dell’anno scolastico saranno circa novecento gli alunni che avranno fatto quest’esperienza interamente sostenuta da Fondazione Caritro.
Arrivano tutti da diverse zone del Trentino: il gruppo più numeroso viene da Rovereto e più precisamente dall’istituto Don Milani che ha portato a Ferrara 260 tra studenti ed insegnanti, seguito dalle sette classi dell’Istituto Tecnico Economico Tecnologico G. Floriani di Riva del Garda. Cinque le classi che arrivano da più lontano: Predazzo e altrettante cinque le classi dell’Istituto di Formazione Professionale S. Pertini di Trento. Due classi delle medie di Pergine, una terza media da Verla di Giovo e una seconda da Arco. Anche una quinta del Liceo linguistico S.M. Scholl di Trento e le classi del corso serale dell’istituto Alcide Degasperi di Borgo Valsugana hanno preso parte al viaggio.
La maggior parte delle classi sono state al Meis nei mesi di novembre e dicembre. Nuove partenze sono previste nel mese di marzo ed aprile.