Non risponde alle nostre richieste. Ecco perché

Quante volte abbiamo considerato “disobbediente” il nostro cane? Quando alla nostra specifica richiesta la sua risposta non si è rivelata quella sperata, la nostra reazione tenderà a coincidere con uno stato di frustrazione. Tuttavia, le cause dell’averci ignorato possono essere molteplici. La prima si riferisce all’effettivo insegnamento a darci riscontro, ossia all’aver collegato un certo “codice” vocale ad una risposta e quest’ultima alle relative conseguenze. Si chiama apprendimento “associativo” e per essere efficace e completo necessita di una media pari a circa 500 ripetizioni compiute con successo. Solo a questo punto potremo ritenere che il nostro cane avrà assimilato l’esibizione di una certa espressione comportamentale.

Garantito ciò, la mancanza di riscontro può essere dovuta all’aver insegnato un determinato comportamento all’interno di luoghi “famigliari”. Ne consegue che, quando ci troveremo in ambienti nuovi, nonché molto stimolanti, il riscontro potrà essere deficitario, mancando l’importante tassello della generalizzazione. I cani sono abitudinari per eccellenza e per essi può risultare difficile comprendere che una nostra richiesta debba produrre il medesimo risultato ovunque e comunque. Per ovviare a questa limitazione “intellettiva” il miglior modo consiste nel richiedere una certa risposta in luoghi o situazioni diverse, eventualmente aiutando il cane stesso a compiere l’azione dovuta con l’ausilio di segnali visivi.

Con o senza aiuto, l’aver “obbedito” dovrà essere sempre premiato, aumentando così la possibilità che in situazioni analoghe la sola parola generi il pieno successo. Non dovremo, quindi, lesinare lodi, bocconi prelibati e carezze, evidenziando quanto la risposta sia stata apprezzata. Un’ulteriore causa delle non risposte ai segnali consiste nel non essere percepiti a livello sensoriale, soprattutto in riferimento all’udito. Questo deficit comunicativo è soprattutto visibile nei casi in cui il nostro amico si trova ad annusare il terreno, ben sapendo che l’impiego dell’olfatto tende a ridurre l’efficacia degli altri sensi. In tutte queste situazioni, la soluzione sarà una sola: agevolare la giusta risposta nell’immediato, per poi richiedere il medesimo comportamento in condizioni delicate e complesse. Se saremo stati bravi e pazienti, nel volgere di qualche settimana avremo costruito un’ottima base sopra la quale erigere i successivi obiettivi.

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Pubblicato da Stefano Margheri

Mi hanno detto, e penso di ricordarlo, che da piccolo mi perdevo nella fattoria in miniatura, fatta di animali di diverse specie che sostituivano i tipici soldatini dell’epoca. Probabilmente, in qualche parte della memoria, questa passione si è trasformata in qualcosa di reale e a distanza di molti anni mi ritrovo ad ammirare, con lo stupore di un bambino, ogni espressione del comportamento animale. In particolare, i cani sono diventati la mia vita, oggi persino una professione, prima affiancata alla laurea in giurisprudenza e poi fatta prevalere su quest’ultima. Le qualifiche e i titoli acquisiti nei decenni mi hanno insegnato l’importanza di non smettere di imparare, coniugando la pratica dell’addestramento con il piacere curioso della conoscenza teorica. Scrivendo e descrivendo i cani, cerco di trasmettere quello che giornalmente loro stessi mi insegnano.